L’allarme
Il “salasso” dei precari della sanità in Toscana: 36 milioni l’anno per i rinforzi
Si tratta non solo di infermieri ma soprattutto di Oss, ostetriche e amministrativi. I sindacalisti: «Non si risolvono così i problemi, servono assunzioni stabili»
La Toscana è la prima regione d’Italia sul fronte della spesa sostenuta per acquistare personale “in affitto” da inserire nel nostro servizio sanitario. Non soltanto infermieri, ma soprattutto operatori socio-sanitari (Oss), ostetriche e impiegati amministrativi.
Lo dice il dossier dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione. In pochi anni – dal 2019 al 2023 – il conto è stato salato: soltanto nella nostra regione sono stati sborsati infatti oltre 180 milioni di euro per assumere personale attraverso contratti interinali o di somministrazione lavoro, e comunque neppure a tempo determinato, con un obiettivo: (provare a) colmare le carenze ormai strutturali nelle corsie di ospedali e strutture sanitarie. Una situazione che i sindacati denunciano da tempo e per la quale, almeno per il momento, non vedono soluzione con il sistema sanitario che continua a essere alimentato con personale soprattutto interinale che spesso passa da un contratto all’altro. E il fenomeno continua. Tanto per citare un esempio: nei giorni scorsi, l’Asl Toscana nord ovest (Livorno, Pisa, Lucca, Versilia e Massa Carrara) ha autorizzato la proroga dei contratti di somministrazione lavoro di 142 infermieri e 28 ostetriche – in scadenza il 31 dicembre di quest’anno – dal 1° gennaio al 31 marzo 2025 e anche l’attivazione di nuovi contratti di somministrazione per 30 infermieri e cinque ostetriche da domani e fino a 31 marzo 2025. Un’operazione che costa alle casse della Regione quasi 2,9 milioni di euro (di cui 110.250 per il 2024). «Come Funzione pubblica, chiediamo assunzioni stabili che possano garantire una continuità assistenziale per i pazienti e, al tempo stesso, professionisti su cui le Aziende sanitarie investano – commenta Sabrina Leto della segreteria Fp Cgil della Toscana – . Sappiamo che è una scelta legata al bilancio della nostra sanità e che il fenomeno del lavoro interinale e in somministrazione nasce poco prima della pandemia: allora, però, questo personale veniva inserito nel periodo estivo, quando i colleghi in ruolo erano in ferie. Tuttavia i problemi della sanità non sono stati risolti, anzi, siamo sempre alle solite: il personale manca comunque ed è costretto a saltare i riposi e le ferie e, durante l’estate, le Asl sono costrette a ridurre o a rimodulare i servizi. Con il senno di poi tutto poteva essere strutturato in maniera diversa e siamo in disaccordo con un sistema che si regge sulla precarietà. Per questo chiediamo: assunzioni stabili e quindi investimento sulla sanità e, più in generale, su tutti i servizi».
E la pensa più o meno così anche Daniele Carbocci, segretario provinciale di Pisa e segretario amministrativo nazionale del sindacato infermieristico Nursind. «Purtroppo questa è la soluzione che è stata trovata per colmare le carenze di personale più grosse anche se va precisato: in Toscana ci sono mancanze talmente ampie impossibili da coprire così». Ma Carbocci evidenzia anche una buona notizia. «Abbiamo letto una delibera di Estar sul concorso per infermieri bandito nella seconda metà del mese – conclude il sindacalista – . Il bando prevede di assumere un solo infermiere a tempo indeterminato, è vero, ma la vera novità è che darà luogo a una graduatoria per assunzioni a tempo determinato. Questa deve essere la strada da intraprendere per dare più garanzie e opportunità ai colleghi che al momento lavorano in somministrazione o con contratti interinali».
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