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Scuola del marmo di Carrara: «Chi esce da qui trova subito lavoro»
Il percorso è di cinque anni: dalle materie tradizionali a quelle di indirizzo come progettazione e lavorazione del materiale
CARRARA. C’è un dato che la professoressa Ilaria Zolesi, dirigente scolastica dell’istituto, sottolinea: in pratica, tutti gli studenti che escono da qui trovano lavoro nel settore lapideo. Siamo a Carrara e parliamo dell’Istituto professionale per il marmo “Pietro Tacca” (e chi se non un grande scultore apuano?). «Direi un unicum nel panorama scolastico. Certo, il numero degli iscritti è contenuto: una scuola di “nicchia”, quasi. E sicuramente allargare la platea è un obiettivo, ma bisogna anche capire che chi s’iscrive deve avere una sorta di “vocazione” per il marmo: non è un caso, d’altronde, che sia un percorso quinquennale, perché imparare la lavorazione del marmo richiede tempo; occorrono caratteristiche precise e una preparazione adeguata». Parola della dirigente scolastica.
Arte e laboratori
E allora – in questo “viaggio” nella formazione legata al lapideo – partiamo proprio dai numeri. Gli iscritti alla scuola carrarese, complessivamente (dalla prima alla quinta), sono cinquanta circa. L’approccio alla pietra è multidisciplinare: conservazione, lavorazione, utilizzo di strumenti e macchinari – dai più tradizionali a quelli tecnologici – per un percorso declinato nella strada sia artigianale, sia artistica. «Si va dalla tecnica a punti alla lucidatura, passando per il taglio e l’uso della macchina a controllo numerico. E non è un caso che all’esame di Stato poi gli studenti debbano fare una progettualità legata al marmo e che spesso questi ragazzi ci vengano richiesti dalle aziende del lapideo prima della conclusione del percorso scolastico, proprio per l’attinenza dei loro studi con il mondo del lavoro di oggi nel settore», evidenzia ancora la dirigente scolastica. Parlando delle materie, c’è un percorso comune ad altre scuole, con le ore in aula dedicate alle discipline tradizionali; poi quello professionalizzante: dalla progettazione per il marmo alla lavorazione, al trattamento e alla trasformazione del materiale; nel mezzo – inevitabilmente – l’utilizzo dei laboratori di scultura.
Il futuro
Domanda d’obbligo, a questo punto, alla dirigente: dove questi studenti trovano maggiormente lavoro, una volta terminata la scuola? «Premessa: c’è da considerare anche una percentuale di studenti, seppur ridotta, che sceglie settori diversi rispetto al lapideo. C’è chi, per esempio, infatti, prosegue con percorsi differenti all’università. La maggior parte però rimane nel settore con cui magari ha iniziato già un dialogo tramite stage durante gli anni scolastici. Tra questi, c’è chi va all’Accademia di Belle Arti, c’è chi rimane in ambito artistico e ci sono quelli che dopo il diploma vengono impiegati nelle aziende del marmo ricoprendo ruoli – tra gli altri – come addetto nel piazzale, nei laboratori di lavorazione e personale per l’estrazione. Ed è per questo che gli studenti subito in prima fanno corsi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro», spiega Zolesi. Marmo – soprattutto –, ma anche pietre di diverso tipo all’interno – spiegano dalla scuola – di «storici laboratori di scultura e di trasformazione dei materiali lapidei».
I progetti
Ambienti, in cui formarsi, nei quali si respira anche un pezzo di storia. «Qui al “Tacca” possediamo quello che credo sia l’unico gesso esistente in Italia dei Piccirilli (il gesso originale della foca)», fa sapere sempre la dirigente Zolesi. Aule, laboratori e poi tanti progetti: «Come il restauro della Madonnina installata lungo la passeggiata del molo di Marina di Carrara; poi penso ad altre lavorazioni, come quella per il San Francesco a Camaiore, ovviamente sempre seguiti dalla Sovrintendenza. E ancora: la pulitura della statua del “Tecchiaolo” a Colonnata e la lavorazione di lapidi per alcune amministrazioni. Inoltre, progetti legati al piccolo design in marmo, mentre per le festività natalizie ormai è noto il nostro mercatino di oggettistica in marmo», fa il punto la dirigente scolastica.
E conclude con uno sguardo a formazione e futuro: «Un Istituto tecnico superiore (Its) dedicato al lapideo? Sarebbe un buon progetto per il territorio. Carrara d’altronde è anche il suo marmo che va sicuramente tutelato con amore».