Turismo, in Toscana rincari oltre la media: chi ci guadagna e i danni per tutto il settore
Uno studio segnala rincari del 42% nel 2023, quest’anno previsto il 6%. L’assessore al Turismo: «Nessuna giustificazione». Da altre regioni calano gli arrivi
Saluti inusuali quelli fatti dall’assessore regionale Leonardo Marras al termine del convegno per l’illustrazione dei dati, positivi, sul turismo in Toscana elaborati da Irpet, l’istituto regionale per la programmazione economica. Quel sassolino dalle scarpe si è avuto l’impressione che Marras abbia proprio avuto voglia di toglierselo: «Sennò questa presentazione – ha detto – è troppo dolce e non mi piace. Lasciatemi fare una provocazione».
E poi giù duro davanti alla platea di rappresentanti delle associazioni di categoria, degli albergatori, del commercio che poco prima erano intervenuti.
Rincari più alti in Toscana che altrove
«Capisco la difesa d’ufficio – ha aggiunto – ma quando abbiamo visto che dalla registrazioni dei movimenti delle carte di credito risulta un aumento dei costi del turismo in Toscana del 42% del 2023 rispetto al 2022, quindi ben oltre l’inflazione, e quest’anno si prevede del +6% mentre l’inflazione è stazionaria, qualcosa non va. Non è detto che tutti abbiano aumentato i prezzi del 42%, ma se è la media significa che qualcuno ha esagerato e anche parecchio. Ritengo sia un problema perché non si può pensare che un cliente a cui si alzano così i prezzi possa tornare. E non raccontiamoci che si tratta dell’aumento dei costi delle materie prime, sennò mi viene da rispondere che dovreste cambiare fornitore. Aumenti così non si giustificano».
Una presa di posizione, che trova il suo riferimento nei dati di una ricerca effettuata da Ca’ Foscari per l’Osservatorio regionale del turismo e poi nelle parole dei ricercatori Irpet, collegata alle presenze sulla costa per cui sono emerse, seppur in un contesto positivo, alcune zone di ombra: la prima, la concorrenza delle località balneari del Mediterraneo meno care; la seconda, un mancato recupero dei turisti negli alberghi a favore delle strutture extralberghiere come le case vacanze; la terza, la diminuzione quest’anno dei turisti che arrivano dalle altre regioni italiane.
«È chiaro – aveva introdotto poco prima Marras – che i salari incidano, ne subiscono le destinazioni legate alla presenza maggioriaria degli italiani. Anche sulla costa la concorrenza è molto alta ed è legata alla spesa. Il tema dei prezzi è un problema che esiste, se vogliamo recuperare di più dal punto di visto internazionale, gli investimenti sono necessari».
«Un elemento di debolezza – ha illustrato Sabrina Iommi, dirigente dell’Irpet e autrice dello studio con il collega Enrico Conti – è dato dalla tendenza per il 2024 di un calo della domanda interna. Nel 2023 la diminuzione è stata dello 0,3% con uno 0,5% escludendo i toscani e valutando chi arriva dalle altre regioni. Per gli italiani diminuisce l’accessibilità economica sia per le dinamiche inflattive sia per le capacità di acquisto dei salari e infatti nei primi mesi del 2024 vediamo che il fenomeno è persistente. Questo ci deve far prestare attenzione ai flussi delle composizioni di chi arriva».
Gli interventi da fare
Quali sono quindi gli interventi da fare? Difficile poter abbassare ora i prezzi e quindi la ricerca di Irpet dimostra con due mappe (pubblicate in grafica) come potersi orientare.
«Il nostro fiore all’occhiello per l’attrazione turistica internazionale è la cultura – ha concluso Iommi – e quindi potremmo utilizzare la porta di accesso di Firenze e delle città d’arte per una redistribuzione dei turisti. La costa, e in particolare l’isola d’Elba e la Maremma, potrebbero sfruttare la forte visibilità che già hanno per promuovere anche visite o eventi. Sono aree che hanno un forte appeal ma molto esposte alla concorrenza di altre località del Mar Mediterraneo e quindi potrebbero agire di più sulla differenziazione in modo da diventare più competitive a fronte dei prezzi più alti applicati»