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Eroici e biodinamici: un’inedita Lucca da vino che esalta la biodiversità

di Antonio Paolini
Vigneti sulle Alpi Apuane
Vigneti sulle Alpi Apuane

Le storie di due aziende dall’annuale kermesse intitolata ai “Vini delle Coste”

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LUCCA. Il fascino di Lucca non si limita al suo pur straordinario condensato di bellezza, vivibile con disarmante facilità e prodigo di scoperte a ogni visita. Per chi ama il vino, e in genere i prodotti della terra, la peculiarità e l’eclettico assortimento di aree e substrati geologici (s’intrecciano qui tre domìni in un mosaico di capillare variabilità) regalano motivi di formidabile interesse. Ribadito dai test su etichette (spesso di nicchia) dalla personalità originale e fortemente “avvitata” al singolo terroir nativo. Fosse servita una riprova, ecco, puntuale, a fornirla l’annuale kermesse lucchese intitolata ai “Vini delle Coste”, ma con vette di altissimo interesse anche ogni volta che il ricco programma, gestito e comunicato con nitida regìa da Gheusis (e che viaggiava dal Giglio alla Garfagnana, dalle colline e la fascia tirrenica del Pisano ai punti di contatto dei massesi di confine con le aree vitate dello Spezzino: ci torneremo) ha diretto lo sguardo in altura.

Puntando su cantine diverse sulla carta ma accomunate da fedeltà alle radici e spiccata identità dei prodotti. Come La Maestà della Formica (quota oltre mille sulle Alpi Apuane, località Careggine, che si autolocalizza “tra rocce e nuvole”, è biodinamica, coltiva, oltre alla vite qui, frutta e olivo in poderi altrove locati). L’azienda ideata e condotta da Andrea Elmi e Marco Raffaelli, entrambi laureati in Viticoltura ed Enologia a Pisa ma “garfagnini” d’elezione, ha nel solo apparentemente “esotico” Riesling – qui di montagna e “apuano” - il suo asso, cui aggiunge vini da Malvasia e da vitigni antichi ritrovati (non a caso uno si chiama Vigne Sperse). Altro esempio? L’Altra Donna, cantina e agriturismo di collina, ma vista da paura sul mare, che battezza senza mezzi termini il suo bianco top, da indigeno Vermentino, Eroico.

Tiratura limitata, è frutto di uve da Strettoria e Montignoso (450 e 130 metri rispettivamente) e vigneti trattati meglio, “non” trattati) per ricavarne un vino definito da chi lo fa “naturale” (sull’onda del recente, arroventato dibattito sul tema chi scrive preferisce restare prudente su un termine tanto efficace nell’effetto quanto discutibile sotto il profilo semantico). Per entrambi i prodotti ed entrambi i produttori vale (e viene orgogliosamente esibita) la capacità evolutiva nel tempo dei loro bianchi. Luminoso e promettentissimo il Riesling della Formica ora fuori, targato 2022, ma con esiti davvero super andando indietro nel tempo. E per l’Eroico l’assaggio proposto – un 2017 – parla di un vino che non vuole temere gli anni, che non ha solfiti aggiunti, fa otto mesi in legno e poi acciaio, di indiscutibile e non celata evoluzione, ma altrettanto indiscutibile resilienza.

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