A Carrara c'è la prima statua in Italia per Che Guevara. Ma non tutti sono contenti – Video
Realizzata in marmo bianco, è opera dello scultore Jorge Romeo. La destra la vuole rimuovere
CARRARA. “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”: eccolo lo striscione che accompagna il corteo verso la scalinata del Baluardo, uno dei luoghi iconici del centro storico di Carrara. È qui che è stata collocata la prima statua in Italia dedicata a Ernesto Che Guevara, rivoluzionario argentino e mito della sinistra. Alta 2,15 metri, ovviamente in bianco Carrara, opera dello scultore argentino Jorge Romeo, ha in alto un ritratto metallico del Che. In Europa vi è un’unica altra scultura, a Oviedo in Spagna.
L’inaugurazione è la conclusione di un percorso tortuoso da parte del comitato promotore, che prima aveva lanciato l’idea di piazzarla a Viareggio e Camaiore; alcuni mesi fa la proposta nella città apuana, individuata perché «nota per le sue tradizioni anarchiche, repubblicane, socialiste e comuniste. Città di memorabili, storiche lotte operaie e di Resistenza, contro soprusi di classe e regimi reazionari e repressivi, con grande sacrificio e lutti per la popolazione».
Una statua divisiva
Così è andata, non senza polemiche, visto che la destra, soprattutto Fratelli d’Italia (la senatrice Susanna Donatella Campione, che parla di "nostalgici comunisti") e la Lega (l’on. Andrea Barabotti, il neo segretario provinciale Andrea Tosi, il commissario di Carrara, Filippo Frugoli) hanno tuonato contro la scelta. Polemiche, avanzate anche da una componente minoritaria mazziniana, alle quali il comitato ha risposto tagliando corto: «Ad infamanti accuse rivolte alla figura del “guerrillero heroico”, rispondiamo, non alimentando odiose, rancorose polemiche contra personam, non contestando infamie (non suffragate da una benché minima fonte oggettiva), ma con un progetto collettivo, coltivato lungamente e con un convegno di natura storico culturale», convegno tenutosi nel pomeriggio e coordinato da Evandro Dell’Amico e Giancarlo Tassinari.
Si ribadisce: «Il posizionamento lungo la scalinata del Baluardo, nel centro storico della città, rappresenta la volontà di generosa accoglienza a chi ha lottato per un mondo migliore, più giusto, espressione dello spirito e della tradizione libertaria della città di Carrara». Fra i presenti all’inaugurazione, oltre alla sindaca Serena Arrighi, l’assessora alla Cultura Gea Dazzi, il presidente della Provincia Gianni Lorenzetti, l’ambasciatrice della Repubblica di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff. E ancora: il coordinatore del comitato promotore per la scultura del Che, Alfredo Helman, esule dall’Argentina a Viareggio per sfuggire alla dittatura, dal 1976 al 1983, di Jorge Videla. Come si spiega nel chip all’interno della statua, «in un mondo che oggi vira politicamente a destra, ha avuto l’idea di costituire un comitato promotore per erigere una scultura in memoria di Ernesto Guevara, la prima in Italia. Dopo tentativi esperiti e falliti, con il Comune di Viareggio e Camaiore, il 26 febbraio 2024, in una riunione con la sindaca Serena Arrighi e l’assessora alla Cultura Gea Dazzi, viene presa la decisione di donare al Comune di Carrara la statua, opera dello scultore argentino Jorge Romeo». Per realizzarla, è stata lanciata anche una sottoscrizione popolare.
La sindaca e l'elogio alla vita del guerrigliero
La sindaca, all’inaugurazione, ha sottolineato: «Quando il comitato promotore ci ha proposto la realizzazione di una statua del Che, abbiamo accolto tale proposta con grande entusiasmo. Perché? Perché al di là della lettura storica che si può fare, in funzione delle proprie sensibilità sulla figura di Ernesto Che Guevara, quest’uomo, con la sua vita e con la sua morte ci ha donato un simbolo, un’icona di libertà e diritti che devono essere perseguiti a prescindere da se stessi e dai confini statali all’interno dei quali si è nati. Che Guevara ha combattuto per la libertà delle persone e per l’affermazione dei loro diritti, l’ha fatto in paesi che non erano il suo e quando poteva intravedere per sé un futuro stabile e tranquillo ha preferito un strada diversa, una strada da combattente per i diritti degli altri, una strada che l’ha portato alla morte. Allora – ha aggiunto – in un mondo in cui si parla di suprematismi e nazionalismi, in cui l’interesse dell’individuo sembra debba prevalere su quello della collettività, è importante accendere la luce su un’icona immortale che ci parla di libertà e altruismo». E in risposta «a chi sostiene che questo sia un affronto alle vittime dei totalitarismi di destra e di sinistra», ha aggiunto la sindaca: «Noi condanniamo fortemente ogni totalitarismo, ogni regime che anche solo parzialmente lede i diritti delle persone e della collettività Rimarchiamo però che gli affronti alle vittime. Sono quelli di chi tollera i saluti romani e gli inni al duce all’interno propri movimenti giovanili e consente ai torturatori di uomini di tornare libero a casa con un volo di stato. Concludo con un invito a tutti coloro che amano la libertà e sono pronti a battersi per i diritti di tutti: Restiamo Uniti! Restiamo umani!».
Le accuse di Barabotti
Parole che non saranno sufficienti a placare Andrea Barabotti della Lega, secondo il quale, in riferimento alla sindaca, «è ancora più grave che abbia voluto dare lezioni di democrazia, dimenticando che Guevara è stato uno strumento della dittatura comunista di Fidel Castro, responsabile di esecuzioni sommarie, repressioni politiche e violazioni sistematiche dei diritti umani. Celebrare Che Guevara significa legittimare il culto della violenza politica e di un’organizzazione dello Stato nemica della libertà e del benessere sociale. Il Pd ne prenda le distanze». E la Lega apuana ha annunciato che presenterà una mozione per chiedere l’immediata rimozione della statua.