Il Tirreno

Scuola e memoria

La preside del liceo “Da Vinci” di Firenze: «La lettera contro il fascismo? Non mi pento, la riscriverei»

di Luca Barbieri
Da sinistra: il direttore de Il Tirreno, la docente Soldani, il segretario Spi Cgil e la dirigente scolastica
Da sinistra: il direttore de Il Tirreno, la docente Soldani, il segretario Spi Cgil e la dirigente scolastica

La dirigente scolastica Savino dall’evento di Sant’Anna di Stazzema: «Lasciata sola dal ministero»

19 ottobre 2024
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SANT'ANNA DI STAZZEMA (LUCCA). «Io quella lettera la riscriverei, nonostante tutto, nonostante quello che è successo dopo. L’ho fatto per i miei studenti e lo rifarei». La lettera è quella che nel febbraio del 2023 scrive Annalisa Savino, dirigente scolastica del liceo scientifico “Leonardo Da Vinci” ai suoi studenti, appunto. Lo fa perché pochi giorni prima, sabato 18 febbraio, in un altro liceo fiorentino – siamo al “Michelangiolo” stavolta – avviene un’aggressione. Le immagini dei video fatti con gli smartphone diventano ben presto virali raccontando quell’aggressione definita “squadrista” e su cui partirà nei giorni successivi un’inchiesta della procura fiorentina (come scriviamo nel pezzo in basso).

La lettera

Questa la premessa da cui parte tutto. La dirigente scolastica decide così di prendere metaforicamente carta e penna e di scrivere ai suoi studenti quanto prima: «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. “Odio gli indifferenti” diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee», recita una parte del testo.

«Ma in realtà non sono stata l’unica a farlo, a scrivere ai propri studenti, così come non era la prima volta che, di fronte a fatti, temi dell’attualità, decidessi di scrivere ai miei ragazzi per stimolare una riflessione. In quei giorni li avevo visti scossi dall’episodio e mi è sembrato giusto farlo», dice la dirigente a distanza di quasi un paio di anni da quel giorno. Lo fa in un contesto ben preciso dove il filo della memoria ha un’importanza che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Siamo a Sant’Anna di Stazzema durante la tavola rotonda – coordinata da Cristiano Marcacci, direttore de Il Tirreno – con Simonetta Soldani, storica dell’Università di Firenze, la preside appunto e Stefano Landini, segretario nazionale Spi Cgil all’interno dell’evento “È questo il fiore”, organizzato proprio dalla sigla sindacale. Riflessione, ricordo e moniti a distanza di ottant’anni dalla strage nazifascista costata la vita a 560 persone.

I messaggi

E allora è inevitabile, con la dirigente scolastica del plesso fiorentino, il riferimento proprio alla lettera e a quel lessico che richiama spettri del passato che s’affacciano nel presente, in un contesto delicato come quello scolastico. «In quei giorni mi interessava soltanto stimolare i ragazzi, dare un esempio, dare una posizione. Per questo la riscriverei e rifarei quello che ho fatto. Io credo però che la parte della lettera che abbia dato più fastidio alle destre sia stata quella dove invito i ragazzi ad aprirsi agli altri, al mondo: ecco questo, secondo me, ha dato fastidio», sottolinea la dirigente scolastica e docente che alterna la riflessione sulla lettera a quella più generale sul mondo scolastico («ci sono programmi di storia in quinta superiore che terminano con il fascismo, cent’anni fa... c’è bisogno di chiavi di lettura per il presente», fa notare).

Il ministro e i silenzi

E così, quelle parole inviate ai suoi studenti, in pochi giorni innescano un dibattito pubblico: «Un’esposizione mediatica che non m’aspettavo sinceramente, anche perché non ero stata di certo l’unica a scrivere ai propri studenti. Le minacce ricevute dopo (tre lettere di insulti e minacce nell’aprile scorso, ndr)? Mah, è vero, ma diciamo anche che nei mesi successivi ho ricevuto pure tantissima solidarietà da parte di molte persone. È bene parlare anche di questo, soprattutto di questo», precisa.

E aggiunge riprendendo uno dei concetti espressi nella sua lettera-circolare: «Non condivido poi il messaggio di neutralità negli scritti di pedagogia del ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara». Già, il ministro, che nei giorni successivi aveva criticato la circolare della dirigente toscana diventata per giorni un tema di dibattito pubblico. E proprio da Sant’Anna di Stazzema Savino spiega durante la tavola rotonda: «Il “dopo” (intende i giorni successivi alla lettera, ndr) non è stato semplice: l’esposizione mediatica è stata molta, ci sono stati parecchi silenzi e sì, anche un senso di solitudine da parte del ministero. Ma nonostante tutto lo rifarei: per i miei studenti».

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