Pasotti, il dottor successo per la fiction Rai ascolti boom
«Non era così scontato, abbiamo fatto breccia nel pubblico»
Si gode i suoi primi 50 anni con il record di ascolti in prima serata della fiction “Lea – I nostri figli” – tre milioni di spettatori dopo le puntate della nuova serie ambientata a Ferrara – che lo vede protagonista, assieme a una splendida Anna Valle, nelle vesti di un primario del reparto di pediatria. Il modo migliore per Giorgio Pasotti – attore di cinema, teatro e televisione capace di cimentarsi con successo nella regia – per festeggiare i 25 anni di una sorprendente carriera giunta quasi per caso: «Speravamo di bissare il successo della prima stagione, ma sapevano benissimo che oggi il pubblico si disaffeziona con una certa velocità alle storie e ai personaggi. Siamo felici quindi di avere fatto breccia nei cuori delle persone. Per me poi indossare il camice bianco nello sceneggiato è come fare un tuffo nel passato. Quella doveva essere la mia professione: volevo diventare medico sportivo e a 19 anni partii per Pechino dove c’era un’ottima università e potevo coltivare in parallelo la mia passione per le arti marziali».
Dallo sport alla recitazione
Tre titoli europei di Washu (il Kung fu giapponese) e un paio di cortometraggi in Cina dove impersonava se stesso nelle vesti di atleta. Niente di importante sino al 1998, quando rientrato nella sua Bergamo, come un fulmine a ciel sereno arriva il cinema grazie al regista Daniele Luchetti: «Non avevo mai recitato, neanche all’oratorio. Lui mi offrì un ruolo da protagonista ne “I Piccoli Maestri”, la storia vera di un gruppo di ragazzi universitari durante la Seconda guerra mondiale che abbandonano gli studi per abbracciare la Resistenza. Non potevo dire di no perché quella vicenda è legata a filo doppio con la mia famiglia: il fratello maggiore di mio padre morì come partigiano sulla linea gotica vicino a Forlì. Aveva 16 anni. Sono cresciuto con questa storia. Il provino andò bene e da lì è partita la mia carriera».
Muccino, Sorrentino, Monicelli
«Gabriele è un amico, lo conosco da anni e ci unisce un rapporto di grande complicità. Sorrentino mi ha dato l’opportunità di recitare in un film da Oscar come “La Grande Bellezza” e lo considero il regista di maggior talento che abbiamo in Italia. Monicelli però resta un mito assoluto e mi reputo molto fortunato ad aver lavorato nel suo ultimo film “Le rose del deserto”. Ho passato tre mesi con lui in Tunisia e ho potuto godermi la sua intelligenza, la sua ironia e la sua immensa cultura. Mi aveva preso a ben volere e cenavamo sempre assieme. Sosteneva che gli attori della mia generazione prendeva».
Sceneggiati tv, film e attori
«La televisione in bianco e nero è un indelebile ricordo dell’infanzia. E la prima immagine che mi torna alla memoria è quella di “Pinocchio” di Comencini e del protagonista Andrea Balestri che, dicevano a casa, mi somigliasse molto».
Le pellicole indimenticabili sono essenzialmente due e sono targate made in Italy: «Ho visto decine di volte e conosco a memoria molte battute di “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola e “C’era una volta in America” di Sergio Leone. Capolavori assoluti del cinema mondiale. Non mi dispiace nemmeno la cinematografia scandinava da Bergman in avanti». Tanti gli attori presi a modello con un unico forte rimpianto: «Quello di non essere riuscito a lavorare con Mariangela Melato, un’attrice che ho sempre adorato. La sua malattia me lo ha impedito e resta un grande rammarico».
I giovani e il teatro
Le tavole del palcoscenico sono la casa dell’attore e Giorgio Pasotti – che nel fine settimana, assieme ad Alessandro Gassmann, sarà al teatro Puccini di Firenze per lo spettacolo “Racconti Disumani” di Franz Kafka – dal novembre 2020 è direttore del teatro stabile d’Abruzzo a L’Aquila: «La mia mission è quella di avvicinare i giovani allo spettacolo culturale dal vivo. Per catturarli servono piccoli grandi aggiustamenti legati all’attualità del lessico, alla modernità dei contenuti, alla durata della commedia che non può sforare i 90-120 minuti o del monologo e allo spostamento all’indietro degli orari. Recite a teatro alle 19-19,30 che consentano ai giovani di uscire alle 21-21,30 e di proseguire la serata con gli amici ».
La Toscana e lo sport
L’Isola dell’Elba è il suo luogo del cuore: «Ho passato lì le mie vacanze più belle legate all’infanzia e all’adolescenza. In un maxi schermo allestito in piazza vidi vincere l’Italia ai mondiali di calcio del 1982. Avevo 9 anni e ricordo che per festeggiare ci buttammo in acqua con i vestiti addosso. Era un Paese diverso: le persone avevano fiducia nel futuro». Oltre alle arti marziali Giorgio Pasotti da Bergamo Alta ha praticato lo sci e il calcio: «Giocavo nella polisportiva Bergamo Alta e sognavo di giocare nell’Inter, la mia squadra del cuore, emulando il mio coetaneo e calciatore preferito: il capitano Javier Zanetti. Mi riconosco nella sua voglia di lottare, di non mollare mai».
Progetti futuri
Dopo “Abbi fede” del 2020 in cui Pasotti interpreta un sacerdote, don Ivan, che riflette sui problemi della fede, sulla necessità del perdono e sulla possibilità del riscatto sociale, l’attore-regista sta lavorando a un nuovo film sul mondo del lavoro: «La mia opera terza uscirà nel 2023 e sarà focalizzata sul cinismo, sulla cattiveria, sulla ferocia che trovano terreno fertile nei contesti in cui l’attività lavorativa viene vissuta con una eccessiva e dannosa competitività che avvelena la vita degli uomini. Un vortice tossico che deve far riflettere”.