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Il caso

Violenze sessuali nello studio medico a Prato, l’inchiesta si allarga: altre due donne denunciano – La Procura alle vittime: «Fatevi avanti»

di Mario Neri

	Un macchinario per la colonscopia (foto di repertorio)
Un macchinario per la colonscopia (foto di repertorio)

Il racconto di una 30enne: «Oltre all’idrocolonterapia mi fece anche massaggi inguinali». Ai domiciliari c’è un ex guardia giurata, marito della titolare dell’ambulatorio

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PRATO. Le denunce aumentano, una dopo l’altra, come tessere che vanno a comporre un mosaico sempre più inquietante. L’inchiesta sulle presunte violenze sessuali consumate durante le sedute di idrocolonterapia nello studio medico di via del Castagno si allarga ancora. Dopo la prima querela e la scoperta di almeno tre donne abusate che hanno portato agli arresti domiciliari l’ex guardia giurata di 53 anni, marito della titolare dell’ambulatorio (anche lei nei guai), altre due donne si sono fatte avanti negli ultimi giorni davanti alla Squadra mobile.

Una di loro è una trentenne che ieri, martedì 9 dicembre, si è presentata in questura accompagnata dal proprio avvocato, Paolo Tresca. Ha raccontato un’esperienza vissuta circa un anno fa, iniziata come un normale ciclo di trattamenti e interrotta bruscamente dopo appena due sedute. Troppo imbarazzo, troppa paura. Secondo quanto denunciato, al termine dei lavaggi intestinali le sarebbero stati praticati “massaggi rilassanti su tutto il corpo”, con insistite attenzioni sulla zona inguinale. Massaggi che, stando all’accusa, non avevano nulla di terapeutico.

A praticarli sarebbe stato sempre lui, l’ex vigilantes finito ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale ed esercizio abusivo della professione medica. La donna ha raccontato anche di essere stata sollecitata a tornare per proseguire il ciclo di trattamenti, con messaggi al telefono che la invitavano a fissare nuovi appuntamenti. Solo dopo l’arresto dell’uomo e la lettura delle notizie sui giornali avrebbe trovato il coraggio di collegare la propria esperienza a quella delle altre pazienti e di rivolgersi a un legale.

Non è la sola. Nei giorni scorsi, sempre dopo la diffusione della notizia dell’inchiesta, un’altra donna avrebbe sporto denuncia. Con le nuove querele salgono così a cinque le presunte vittime dei “massaggi proibiti” contestati dalla procura. Un numero destinato forse a crescere ancora, mentre gli inquirenti cercano di ricostruire quanto avveniva realmente all’interno dello studio.

L’indagine, coordinata dal procuratore Luca Tescaroli e condotta dalla Squadra mobile diretta da Andrea Belelli, era partita dalla denuncia di una prima paziente. Da lì sono scattate le perquisizioni nell’ambulatorio, che hanno fatto emergere anche gravi carenze igienico-sanitarie: sonde ancora da utilizzare trovate accanto a un bidone della spazzatura, ambienti ora al vaglio dell’Asl Toscana centro.

Al centro dell’inchiesta non c’è solo la violenza sessuale. L’uomo, privo di qualsiasi titolo sanitario, eseguiva sedute di idrocolonterapia, una pratica invasiva che comporta rischi importanti, come la perforazione del colon. A indirizzare i pazienti verso di lui, secondo l’accusa, sarebbe stata direttamente la moglie, medico endoscopista molto nota in città, ora indagata per aver determinato e diretto l’attività abusiva del marito.

Dalla procura è arrivato nelle ultime ore un nuovo appello: «Chi ha subito abusi sessuali o comportamenti prevaricatori si faccia avanti». Un invito che, almeno in parte, sembra aver già trovato risposta. E che potrebbe allargare ancora il perimetro di un’inchiesta destinata a far discutere ancora in città.


 

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