Prato, “effetto Biffoni” sul voto delle regionali: l’ex sindaco è il più votato in Toscana e ora ha tutte le carte in mano
L’exploit dell’esponente dell’area riformista fa crescere il Pd nonostante il “caso Bugetti” e peserà anche sul congresso dem e sulle candidature alle prossime amministrative. FdI fa il pieno nel centrodestra e la Lega è quasi sparita
PRATO. Se alla vigilia delle elezioni regionali a Prato la domanda era: peserà di più il “caso Bugetti” o il “caso Cocci”, la risposta delle urne è stata chiarissima. Ha pesato di più, molto di più, l’“effetto Biffoni”. Una valanga di preferenze per l’ex sindaco del Pd Matteo Biffoni (22.155), che ne fanno il candidato di gran lunga più votato tra le centinaia in lizza in tutta la regione e probabilmente quello più votato nella storia delle regionali in Toscana.
Grazie all’effetto Biffoni il Partito democratico, a dispetto di tutte le previsioni, non solo non arretra, a tre mesi dallo scandalo dell’ex sindaca Bugetti dimissionaria dopo l’inchiesta che la vede indagata per corruzione, ma addirittura in provincia guadagna quasi 4 punti percentuali rispetto alle regionali del 2020 (dal 37,33% al 40,99%) e oltre 5 nel solo comune di Prato (dal 37,16% al 42,27%).
Un risultato sorprendente che per una volta va ascritto a un singolo, il “Biffo” che da solo porta in dote al partito due voti su tre (le sue 22.155 preferenze sui 33.705 voti al Pd). La capolista Marta Logli, che l’area Schlein gli aveva messo davanti facendogli uno sgarbo, si è fermata a 5.098 preferenze, non poche per una candidata così giovane, ma meno di un quarto di quelle dell’ex sindaco.
Erano in molti a pensare che, dopo il disastro del commissariamento del Comune, il Pd avrebbe pagato un prezzo nelle urne, ma è come se l’elettorato dem avesse dato la colpa a un singolo (l’ex sindaca Bugetti, appunto) e avesse voluto rifugiarsi in qualcosa che già conosceva (il sindaco che ha guidato la città per dieci anni).
E dunque, scontato l’effetto Biffoni sul centrosinistra, si può dire che anche il “caso Cocci” non ha penalizzato più di tanto Fratelli d’Italia, che di fatto raddoppia il consenso rispetto al 2020 (dal 16,50% al 32,58%, ma erano altri tempi, Giorgia Meloni non era ancora presidente del Consiglio). Intorno, praticamente il deserto, con la Lega liquefatta dal 21,41% al 3,60% e Forza Italia che pure sembrava in ripresa e che invece si deve accontentare delle briciole (4,60%). La deputata Chiara La Porta, capolista di FdI, ha ottenuto 7.963 preferenze, potrebbe conquistare un seggio e a quel punto, come promesso alla vigilia, dovrebbe dimettersi dal Parlamento.
Nella circoscrizione di Prato Eugenio Giani ha vinto meno largamente che altrove. In Toscana distanzia Alessandro Tomasi di 13 lunghezze, mentre a Prato se lo ritrova solo 5 punti sotto (50,69% contro 45,44%). E Tomasi ha vinto sia a Carmignano che a Poggio a Caiano.
Ma qui il dato politico è quello di cui si parlava all’inizio, l’effetto Biffoni, non solo ovviamente per la Regione ma anche per gli equilibri interni al Partito democratico e in vista delle prossime elezioni comunali. Dall’ascesa di Elly Schlein alla segreteria nazionale, anche a Prato il partito è in mano ai giovani leoni guidati dal segretario provinciale Marco Biagioni, che ora potrà farsi forte del risultato ottenuto dalla lista ma non potrà certo ignorare che questo risultato è frutto dell’exploit dell’ex sindaco che rappresenta l’altra anima del partito, quella dei riformisti. Al momento dunque Biffoni ha tutte le carte in mano. Potrebbe riprendersi il partito rovesciando i rapporti di forza al congresso che il segretario ha promesso di convocare dopo le regionali. Potrebbe chiedere un assessorato pesante in Regione. Potrebbe candidarsi per un terzo mandato da sindaco togliendo altre castagne dal fuoco al Pd. Insomma, potrebbe e può fare quasi tutto.
Ieri sera alle 22,06 si è presentato alla Casa del popolo di Coiano, il luogo simbolo dove si celebrano vittorie e si piangono le sconfitte della sinistra, accolto dagli applausi dei suoi (assenti quelli dell’area Schlein) e ha ringraziato tutti quelli che in queste settimane gli hanno dato una mano, soprattutto quelli che lo hanno portato negli altri sei comuni della provincia dove è meno conosciuto.
Continua a dire che qualcun altro si candiderà a sindaco di Prato, ma in questo momento non potrebbe dire altrimenti. L’alternativa, come detto, è un assessorato pesante in Regione (Sanità?) per tentare la scalata alla presidenza tra cinque anni, oppure il battitore libero in Consiglio regionale. Senza dimenticare che nel 2027 si vota per le politiche e il nome di Biffoni potrebbe essere buono anche per quelle.