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Caso Bugetti, il Pd si interroga e c’è chi invita a chiedere scusa alla città

di Alessandro Formichella

	Il segretario provinciale del Pd Marco Biagioni
Il segretario provinciale del Pd Marco Biagioni

Prato, anche nel secondo vertice del partito critiche alla gestione Biagioni con una contestazione trasversale fra le varie aree

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PRATO. Scivola, inciampa, si allunga nei tempi e si fa complessa la direzione provinciale del Pd pratese. La seconda puntata dell’assise dei Dem, andata in scena giovedì sera alla presenza di una quarantina di persone (neppure la metà dei nominati in direzione che sono 87) al circolo Arci di Galciana e del segretario regionale Emiliano Fossi, non è ancora riuscita a chiudere il “film” politico che da giorni attanaglia la città, descrivendo, come è stato detto in alcuni interventi, una responsabilità politica dei Democratici nel non aver alzato le antenne al momento dovuto o di non aver fatto un’analisi vera e propria e approfondita sul profilo della candidatura a sindaco svoltasi più di un anno fa.

Richieste dirette di dimissioni non sono arrivate per il segretario provinciale Marco Biagioni che, però, secondo molti e questa volta in modo trasversale fra area riformista e area Schlein, viene criticato nel suo operato. Sia i riformisti che fanno capo a Matteo Biffoni, sia una parte dell’area che fa riferimento alla segretaria nazionale, hanno evidenziato la necessità di chiedere scusa alla città, di ammettere errori e colpe in una gestione politica che, a detta di diversi componenti della direzione provinciale, fin dall’inizio della giunta Bugetti ha dimostrato evidenti falle. Una su tutte: il doppio incarico del segretario provinciale Pd entrato in giunta comunale come assessore, una anomalia tutta pratese se si volessero rispettare i canoni della differenza e autonomia dei poteri o l’accumulo di deleghe importanti rimaste in mano alla stessa sindaca.

Ma qui, nel Pd pratese, in ballo, c’è anche una battaglia generazionale. I “giovani turchi” biagioniani, forse senza ancora aver maturato l’adeguata esperienza politica che servirebbe per una città di 200mila abitanti, eterogenea e complessa come Prato, sono certi che, come è stato detto dallo stesso Biagioni, il Pd abbia bisogno in questo difficile momento di unità e slancio. Ma non regge, secondo molti dem, l’atto d’accusa di alcuni giorni fa lanciato contro il centrodestra. «Diciamocelo, è stato come voler spostare l’attenzione su altre cose. La questione vera è che il segretario provinciale non chiede scusa come si dovrebbe alla città e di quanto sta avvenendo», dice uno di coloro che erano presenti alla direzione provinciale.

L’intervento dell’assessore regionale Stefano Ciuoffo è stato un rasoio; non si è tirato indietro dal criticare l’anomalia del doppio incarico del segretario provinciale, come non si è tirato indietro a criticare la gestione politica dell’ultimo anno. Da Filippo Alessi, che è stato assessore nella prima giunta Biffoni, parole chiare: dobbiamo chiedere scusa alla città, fare un’ammissione di colpa nella gestione politica, ripartire con le più ampie convergenze possibili con tutto il centrosinistra. Secondo alcuni osservatori, nelle idee di Marco Biagioni ci sarebbe quella di aprire la segreteria provinciale alle figure istituzionali, ossia al deputato Marco Furfaro, fedelissimo di Elly Schlein, e all’assessore regionale Stefano Ciuoffo. Proposta che già trova dissenso: secondo i riformisti, il Pd è bene comune di tutte le aree politiche che dovrebbero essere rappresentate in segreteria.

Intanto, la direzione provinciale dei Dem pratesi è stata aggiornata al terzo round, che sarà convocato a breve. Un film quello del Pd, che sembra diventare un sequel. Senza una via d’uscita o una prospettiva diversa dal silenzio.


 

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