Il Tirreno

Prato

Scuola

Prato, tre studenti cinesi su quattro abbandonano prima dei 16 anni

di Alessandro Formichella

	Le promotrice della petizione sullo stato della scuola a Prato
Le promotrice della petizione sullo stato della scuola a Prato

Numeri choc e l’allarme di due docenti: «Serve un assessore all’Istruzione»

3 MINUTI DI LETTURA





PRATO. Oltre il 74 % degli studenti cinesi lascia la scuola prima di aver compiuto sedici anni. È il dato choc che emerge dalle analisi fatte da un gruppo di docenti pratesi che lanciano un grido d’allarme sulla situazione scolastica a Prato, di fronte all’incalzare, soprattutto, di una popolazione studentesca che è sempre più multietnica e sempre più in difficoltà con l’apprendimento della lingua e della cultura italiana. No alle “classi ghetto”, ripetono le professoresse Fiora Livi e Daniela Melani, che martedì al Prismalab hanno evidenziato la situazione della scuola a Prato. Un quadro difficile, per niente lusinghiero quello che emerge dalle parole delle due docenti. «Eppure negli anni a Prato la scuola aveva sperimentato misure didattiche pioneristiche – dice la professoressa Fiora Livi – a partire dai facilitatori che si occupavano principalmente dell’insegnamento della lingua italiana. Ma da tempo è diminuita anche la loro presenza». 

Ed ecco i numeri della dispersione scolastica, che a Prato sembra essere una vera e propria slavina. Per questo da ieri è partita anche una vera e propria campagna di sensibilizzazione sul portale change.org dal titolo eloquente: “Emergenza scuola a Prato: occorre un piano straordinario”. «Contro l’abbandono scolastico e la non conoscenza della lingua italiana, crediamo sia fondamentale che si sensibilizzi e si muova tutta la città – spiegano le due insegnanti – Prato e provincia hanno il più alto numero di studenti con madrelingua non italiana (il 28 % circa contro la media nazionale del 10,3%). Nella scuola media l’abbandono scolastico degli studenti stranieri a Prato è del 49,5%». Numeri alti, troppo alti. Il dato scioccante resta quello degli studenti cinesi. «Dati e percentuali verosimili – commenta anche il dirigente scolastico Mario Battiato – Per quanto riguarda i cinesi, l’abbandono scolastico avviene anche dopo un solo mese di frequenza nelle scuole superiori e diventa impossibile rintracciare i ragazzi, nonostante i dati delle residenze ufficiali». 

I motivi della dispersione e dell’abbandono scolastico, sono tanti. «Per primo, c’è quello che la comunità cinese è spesso una comunità di persone a se stante dalla vita della città – spiega Fiora Livi – Già da piccolissimi, anche se nati a Prato, i bambini orientali vengono rimandati in Cina, poi rientrano già nell’età della primaria. Vengono messi in classi miste, ma non sanno assolutamente la lingua, non riescono a seguire le lezioni nonostante gli sforzi dei docenti. Ci sono poi differenze culturali abissali fra la cultura occidentale e quella orientale. Per molte famiglie cinesi i ragazzi di 14, 15 anni dovrebbero già essere in grado di cavarsela da soli nella vita. Ma come potranno mai farlo se non conoscono né la lingua, né la cultura italiana o della città?» si domandano le docenti. Il grido di allarme ha già trovato una quarantina di docenti firmatari. «Il problema va dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori – prosegue Fiora Livi – Prato ha bisogno di un assessore all’Istruzione che segua ogni istante della vita scolastica. Si intervenga con un piano straordinario per la scuola, con il sostegno del Comune e con quello dello Stato».
 

Primo piano
La tragedia

Donoratico, cade dal balcone di casa mentre ripara la tenda: muore carrozziere

Sani e Belli