Trovati quattro telefoni cellulari e 5 grammi di cocaina nel carcere di Prato
Il ritrovamento è avvenuto nel corso di una perquisizione nel reparto di media sicurezza
PRATO. Ancora un episodio che riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle carceri italiane. Questa mattina, 17 maggio, durante una perquisizione ordinaria nel reparto di media sicurezza della casa circondariale della Dogaia a Prato, la polizia penitenziaria ha rinvenuto e sequestrato quattro telefoni cellulari e circa 5 grammi di cocaina. A rendere nota l'operazione è stato il Sappe, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria. Un sequestro che, secondo Francesco Oliviero, segretario toscano del sindacato, dimostra «la professionalità degli agenti in servizio, ma anche quanto sia urgente affrontare con decisione la crescente diffusione di oggetti e sostanze illecite negli istituti penitenziari». Oliviero ha ricordato come il personale operi «tra turni massacranti, carenza di organico e pochi mezzi», lanciando un appello per un piano d'emergenza nazionale contro droga e telefoni
nelle carceri. Il Sappe ha colto anche l'occasione per esprimere apprezzamento per l'arrivo del nuovo direttore e del nuovo comandante di reparto della struttura di Prato, definiti come «una vera iniezione di fiducia per tutto il personale». Ma, per il sindacato, non basta. Tra le priorità
indicate c'è la costituzione del Nucleo Cinofili per il distretto
Toscana/Umbria, considerato strumento indispensabile per rafforzare i controlli.
Sulla vicenda è intervenuto anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, che ha definito l'operazione «una dimostrazione concreta della competenza e dell'abnegazione della polizia penitenziaria». Capece ha ribadito la necessità di maggiori risorse tecnologiche, aggiornamento professionale e una strategia nazionale coordinata. Il leader sindacale ha ricordato l'impegno preso al Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio, con l'avvio di un tavolo tecnico su formazione, raccolta dati e certificazione delle dipendenze in ambito penitenziario. Dati alla mano, Capece ha citato la Relazione 2024 del Dpa, secondo cui nel 2023 ben 15.492 persone tossicodipendenti sono entrate in carcere (il 38% del totale degli ingressi). Più del 50% di loro era detenuto per uso primario di cocaina/crack, una percentuale ancora più alta in regioni come Lombardia (64%), Campania (59%) e Sicilia (63%).
Il Sappe lancia un chiaro allarme: «Il tentativo di introdurre droga e telefoni in carcere è un fenomeno in costante crescita a livello nazionale, con gravi conseguenze per la sicurezza interna e per la missione rieducativa degli istituti. Il carcere della Dogaia non fa eccezione, e la scoperta di oggi ne è un'ulteriore conferma». Il sindacato chiede quindi «interventi concreti e tempestivi» da parte dell'Amministrazione Penitenziaria, perché, conclude Oliviero, «solo garantendo condizioni di lavoro dignitose agli agenti sarà possibile tutelare l'integrità dell'intero sistema penitenziario».