Esplosione del deposito Eni di Calenzano, contestata un’altra accusa a quattro indagati
Una relazione tecnica avrebbe accertato concentrazioni di idrocarburi superiori ai limiti di legge, prima dello scoppio che ha provocato cinque vittime
PRATO. Una nuova contestazione è stata mossa dalla Procura di Prato a quattro dipendenti di Eni in relazione all’esplosione che lo scorso 9 dicembre ha provocato cinque vittime nel deposito di Calenzano. In questo caso si contesta un reato ambientale, lo scarico di acque reflue contenenti idrocarburi in concentrazione superiore al limite di legge nel fosso Tomerello che scorre accanto al deposito di via Erbosa.
I fatti contestati sono precedenti all’esplosione, ma l’inchiesta del procuratore Luca Tescaroli e del sostituto Massimo Petrocchi vuole fare luce su tutte le presunte irregolarità intorno al deposito.
Ci sono quattro indagati in questo filone dell’inchiesta: Patrizia Boschetti, responsabile della gestione operativa depositi Eni Centro; Luigi Cullurà, responsabile del deposito Eni di Calenzano; Emanuela Proietti, responsabile del settore salute, sicurezza e ambiente; Marco Bini, responsabile della rete fognaria. Tutti e quattro erano già indagati per disastro colposo e omicidio colposo plurimo. I loro uffici e le loro abitazioni sono state perquisite, oltre al deposito Eni di Calenzano.
Secondo una relazione disposta dalla Procura e affidata al geologo Giovanni Balestri, i terreni intorno allo stabilimento sono contaminati da idrocarburi in concentrazioni fino a sei volte superiori a quelle previste dalle autorizzazioni. Il fosso Tomerello, a differenza del torrente Garille che scorre lì accanto, non è cementato e dunque c’è il rischio che gli idrocarburi siano finiti nella falda acquifera.
La Procura contesta ai quattro indagati di aver consentito gli scarichi nel fosso Tomerello in assenza dell’Autorizzazione unica ambientale che avrebbe dovuto essere rilasciata dalla Città Metropolitana di Firenze. Sono stati perquisiti anche gli uffici della Città Metropolitana, alla ricerca di documenti sull’iter autorizzativo. La Procura cerca anche i risultati dei campionamenti eseguiti da Eni e le fatture per l’acquisto dei prodotti coi quali le acque reflue avrebbero dovuto essere trattate. Alle indagini hanno partecipato i tecnici del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana Centro, i carabinieri del Nucleo investigativo di Firenze e quelli del Nucleo operativo ecologico.