La guida
Prato, è sbagliata la data della morte: i parenti costretti a pagare la gabella. I motivi e la cifra
La protesta dei familiari: «Dobbiamo pagare per un errore che non è stato nostro»
PRATO. I parenti di un’anziana donna deceduta lo scorso 6 giugno rischiano di dover pagare per un errore che non hanno commesso loro. L’errore è la data della morte dell’anziana: sulla cassetta delle ceneri è stato indicato il 5 giugno anziché il 6. I parenti se ne sono accorti al momento della tumulazione nell’ossarino del cimitero di Galciana e di lì è iniziata una storia che ha dell’incredibile.
Lo sfogo
«Al cimitero – racconta Martina Nieri, nipote della donna deceduta – ci siamo accorti che anche l’atto di morte riportava la data sbagliata del 5 giugno. Quell’atto è stato corretto velocemente dalla Misericordia, a cui ci siamo affidati per il servizio, mentre la targa ancora no. Abbiamo chiamato il cimitero della Chiesanuova (dove hanno sede i servizi cimiteriali, ndr) e ci hanno risposto che il servizio richiesto costa 70 euro, per aprire il marmo provvisorio che attualmente è chiuso con un filo di silicone (lo può aprire chiunque con un trincetto). Cioè dobbiamo pagare per un errore che non è stato nostro. Ho chiesto ripetutamente di parlare con un responsabile senza però ricevere mai una chiamata. Mi hanno detto di dover parlare direttamente con i responsabili cimiteriali del comune di Prato».
La riposta
Sono passate settimane, fino allo scorso 11 settembre, prima che arrivasse una risposta, ma non era quella che la famiglia si aspettava. «Ci hanno confermato che i 70 euro sono dovuti in quanto tariffa cimiteriale in base alla delibera della giunta numero 433 del 2023 – dice ancora la nipote Martina – Non ci sembra giusto dover pagare (oltre a tutto quello che abbiamo già pagato!) 70 euro per un errore che non è stato nostro. Non ci interessa di chi è stato l’errore, ma troviamo assurdo dover pagare noi 70 euro. La nonna inoltre ha la lastra provvisoria e ad oggi non siamo ancora riusciti a dare una degno riposo a nonna e a tutta questa storia». Una storia di ordinaria malaburocrazia che avrebbe potuto essere risolta in un minuto, con un po’ di buon senso.