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Tribunale

Prato, Martina Mucci sfregiata per 800 euro: le motivazioni della sentenza

di Paolo Nencioni

	La lettura della sentenza al processo per lo sfregio alla cameriera
La lettura della sentenza al processo per lo sfregio alla cameriera

Il giudice Malerba ha ricostruito l’aggressione alla cameriera che fu ordinata dall’ex fidanzato geloso

25 luglio 2024
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PRATO. Un culturista quarantenne ossessionato dalla gelosia; due ragazzi pronti a tutto, anche a sfregiare una donna, pur di intascare qualche centinaio di euro; un altro ragazzo che diceva di non sapere ma invece qualcosa sapeva, quasi tutto. Sono i protagonisti del processo per l’aggressione del 21 febbraio 2023 a Martina Mucci, la cameriera del pub Hop’N Drop di via Terracini, che lo scorso 3 giugno si è concluso con la condanna dell’ex fidanzato Emiliano Laurini (9 anni), di Kevin Mingoia (uno dei due esecutori materiali, 6 anni e 8 mesi) e del presunto intermediario Mattia Schininà (4 anni, continua a dichiararsi innocente).

Una storia già ampiamente sviscerata sulle cronache, ma che ora viene ulteriormente approfondita nelle motivazioni della sentenza che sono state depositate in tempi abbastanza veloci dal giudice dell’udienza preliminare Marco Malerba.

In 38 pagine si ricostruisce la genesi e la dinamica di un fatto che ha destato un grande clamore. E si scopre che il compenso pattuito per la spedizione punitiva ordinata da Laurini è stato di 800 euro da dividersi in due, tra Kevin Mingoia e Gianluca Roselli, il ragazzo all’epoca minorenne (ha compiuto 18 anni lo scorso 16 aprile) che andò con lui a picchiare Martina. Poco più di qualche spicciolo, insomma, che non ti cambia la vita ma ti espone al rischio di farti qualche anno di galera, com’è poi accaduto.

Perché lo hanno fatto, allora? Par di capire perché non danno un grande peso alla violenza brutale esercitata contro altre persone. Forse lo avevano già fatto, forse potrebbero farlo di nuovo. Ecco perché le condanne sono state abbastanza severe, non solo contro il mandante, ma anche contro uno degli esecutori (Roselli non è stato ancora giudicato).

Pochi giorni dopo l’aggressione, Kevin Mingoia è in vacanza a Selva di Cadore e parla al telefono con una ragazza, dice di essere in grana perché ha fatto “un lavoretto” e racconta di un’altra aggressione a un soggetto imprecisato. Poi, probabilmente per fare colpo alla sua maniera, si diffonde in particolari: “Ammazzi la gente per soldi?”. “Brava, hai indovinato. Minchia, gli stacco le orecchie a morsi. Gli mordo il naso, glielo stacco. Non ce l’ho una coscienza, o mangi o vieni mangiato, c’è poco da fare, sono un pugile io…”.

Quanto al mandante, Emiliano Laurini, la sentenza del giudice Malerba conferma il ritratto di un quarantenne forte fuori e debole dentro, estremamente violento e allo stesso tempo insicuro, ossessionato da una gelosia patologica. Si convince che la fidanzata lo ha tradito prima di lasciarlo, nel gennaio 2023, e decide di fargliela pagare. Un’amica di Martina Mucci che ha avuto una precedente relazione con lui confessa a Martina di aver ricevuto da lui alcune foto di lei con l’indicazione di farle girare, “perché lei la deve pagare”. Ma evidentemente non basta. Ingaggia due ragazzi che potrebbero essere suoi figli e li manda a picchiare. Per tutto il processo negherà di aver voluto lo sfregio, ma del resto ha negato quasi tutto, anche circostanze provate dalle intercettazioni telefoniche. E mentre pianifica l’agguato, trova il tempo di picchiare pesantemente la sua nuova ragazza, di nuovo ossessionato dal paragone coi precedenti fidanzati: “Tutti meglio di me, son tutti meglio di me. Tutti”.

Tutti e tre, Emiliano, Kevin e Mattia, si ritroveranno in una stanzetta della Questura subito dopo l’arresto e faranno finta di non conoscersi. Poi, dopo aver letto l’ordinanza di custodia, inizierà lo scaricabarile che li ha portati alle condanne.

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