«Mia figlia violentata a 8 anni». Il racconto choc di una bimba ai genitori dopo la visita a una fattoria
Empoli, la famiglia ha sporto denuncia ai carabinieri. La madre: «Ci è crollato il mondo, come in un film horror»
La televisione accesa nel piccolo salotto di una casa accogliente e curata. La piccola di 8 anni accovacciata sul divano, circondata dai genitori che la riempiono di coccole. Sembra un sabato pomeriggio normale, il giorno dedicato alla famiglia e alle attenzioni che durante la settimana si perdono un po’ tra lavoro e impegni vari, sempre più pressanti e scanditi dal tempo che passa troppo in fretta. Questo, però, non è un momento normale.
Il babbo e la mamma della bambina sorridono e cercano di far finta di niente. Ma dentro stanno morendo. È passato troppo poco tempo dalle ore interminabili trascorse tra ospedali e colloqui coi carabinieri dopo che la loro figlia ha raccontato quello che un genitore non vorrebbe mai sentir dire da una creatura così indifesa. A maggior ragione se si tratta del suo scricciolo. «Quel ragazzo è cattivo, mi ha toccata sotto, davanti e dietro».
L’incubo è cominciato come un normale pomeriggio di primavera. Il padre al lavoro, la mamma con la bimba a casa. E, dopo aver fatto i compiti, l’idea: «Andiamo alla fattoria a dare da mangiare agli animali?». Partenza in auto dalla casa nel comune del Comprensorio del cuoio alla volta di un’azienda agricola dell’Empolese Valdelsa. L’arrivo al parcheggio e poi a piedi verso la zona delle capre. Dopo dai cavalli. C’era un ragazzo con la tuta da lavoro che stava sistemando alcune cose. Tra i 17 e i 18 anni, gentile. Innocuo all’apparenza, tra un consiglio su come porgere il cibo senza farsi mordere e un aiuto alla bambina per salire su un asino.
E quando lei ha chiesto alla mamma di fare merenda con le patatine che hanno portato, si è offerto di accompagnarla a prenderle un tè nel brick dal locale della fattoria. «C’erano persone che lavoravano e non volevo essere d’intralcio – racconta la donna andando nervosamente avanti e indietro nella stanza –. Mi sono fermata al di là di una vetrata mentre mia figlia e il ragazzo sparivano dietro a una porta. Sarei dovuta andare con loro, non avrei dovuto fidarmi. Non ho avvertito il pericolo».
Un groviglio di pensieri ricordando gli attimi successivi: «Passati due minuti ho cominciato a chiamarla e poco dopo l’ho vista uscire con la bibita in mano. Era strana, scura in volto. Mi ha detto che le mancavo». E il ragazzo ha ribadito il concetto: «Sì, le mancava mamma». Ma subito dopo la piccola ha chiesto di andare via. «Siamo entrate in macchina. Le ho domandato se ci fossero problemi, ma lei mi ha risposto che non le andava di parlarne e che voleva babbo», racconta la donna che però non ha desistito. Ottenendo la risposta che ha aperto un buco nero nella sua testa. «Quel ragazzo è cattivo, mi ha portata in bagno, mi ha chiesto se mi scappasse la pipì, ma non volevo farla», ha detto alla mamma la quale, ripercorrendo quegli attimi, si ferma e dice: «Mi è crollato il mondo addosso». Ma ha avuto comunque la forza di farle la terribile domanda: «Ti ha toccata?». E la bambina: «Sì, sotto, davanti e dietro».
Impossibile immaginare il suo stato d’animo quando è tornata alla fattoria urlando. Poi ha chiamato il marito e i carabinieri che l’hanno indirizzata all’ospedale di Empoli e da qui al centro pediatrico Meyer di Firenze dove la bimba è stata sottoposta a tamponi, sia sul corpicino che sui vestiti per ottenere eventuali tracce della violenza subita poco prima. Il giorno dopo, la coppia ha sporto denuncia al comando dell’Arma di San Miniato.
L’indagine è partita per capire come si sono svolti i fatti. I genitori vivono come in un gorgo. «È come se fossimo in un film horror – dice il padre con la voce rotta dalla disperazione –. Storie così si sentono alla televisione. Si pensa che non ci possano capitare mai. Invece il pericolo è dietro l’angolo e può succedere a tutti. Forse sarebbe bene che si cominciasse a parlare ai bambini di questi rischi già dalle elementari. Non so, siamo distrutti. Non ho parole per descrivere cosa provo».
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