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Pisa, per Gilardino quella con il Parma è una sfida speciale

di Andrea Chiavacci

	Alberto Gilardino
Alberto Gilardino

In Emilia una tappa fondamentale per l’attuale mister nerazzurro: l’incontro con Prandelli quello della svolta

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PISA. Il Parma è la quinta squadra che Alberto Gilardino affronta da ex in questa stagione dopo appena 15 giornate. Dopo Fiorentina, Bologna, Hellas Verona e Milan tocca agli emiliani. Quella sulla via Emilia è stata una tappa fondamentale per la crescita del Gilardino calciatore ma probabilmente anche per quella di allenatore. In gialloblù, infatti, Gilardino ha conosciuto un tecnico come Cesare Prandelli che è stato importante anche in tappe successive della sua carriera come quella di Firenze e in azzurro.

L’inizio non semplice

Gilardino arriva a Parma nell’estate del 2002. Ha appena compiuto 20 anni ma ha già tre stagioni di Serie A alle spalle: una a Piacenza e due con l’Hellas Verona. In Veneto è finita con una inattesa retrocessione in B. Il Parma, dopo un campionato sotto le aspettative, ma con una Coppa Italia in bacheca, riparte da Cesare Prandelli. Tecnico giovane e con idee chiare. Nella prima stagione l’attuale allenatore del Pisa non trova molto spazio perché Adriano e Mutu formano una coppia da 33 gol, 15 il brasiliano e 18 il romeno, in campionato. Gilardino gioca 24 partite e segna 4 gol.

L’esplosione

La stagione successiva Mutu va al Chelsea e Gilardino diventa titolare un po’ alla volta tra lo scetticismo generale. Solo un uomo crede fortemente in lui: ed è proprio l’allenatore. Nel 4-3-2-1 molto variabile di Prandelli, Gilardino iniziò a segnare gol a raffica. Da attaccante che parte largo a punto di riferimento in area soprattutto dopo l’infortunio di Adriano (che poi sarà ceduto all’Inter a gennaio 2004) a Brescia. Il girone di ritorno di Gilardino è maestoso: 16 gol in 17 partite, 23 totali aggiungendo i 7 dell’andata, e porta il Parma ad un passo dalla qualificazione in Champions League. Il tutto mentre sta finendo, nel modo peggiore, l’era Tanzi. Coi tifosi che restano vicini a una squadra che dà tutto nonostante la crisi societaria. E lì che si cementa il rapporto con Prandelli, considerato il condottiero da tutta la tifoseria.

Il regalo d’addio

Nella stagione 2004/2005 in panchina non c’è più Prandelli e Gilardino si carica sulle spalle una squadra sempre più in difficoltà. Segna altri 23 gol ma non bastano per evitare lo spareggio salvezza col Bologna. Dopo la sconfitta dell’andata (1-0) al Tardini, il Parma la ribalta al Dall’Ara. Indovinate chi segna il definitivo 2-0? È il suo regalo d’addio ai tifosi gialloblù. In quegli anni Gilardino venne spesso paragonato a Filippo Inzaghi perché era diventato un rapace d’area come l’allora attaccante milanista ed ex Parma.

E quell’estate del 2005 Gilardino passò al Milan dove trovò proprio Superpippo come compagno di squadra. Lo stesso Inzaghi da cui ha ereditato la panchina nerazzurra. Gilardino ha mantenuto un rapporto speciale con Parma, con la stampa e ovviamente con Prandelli. Spesso ha dichiarato che l'ex ct azzurro è l’allenatore a cui deve di più, che gli ha insegnato tanto e al quale cerca anche di ispirarsi.

Ragazzo semplice

Il Gilardino che ha vissuto quei tre anni a Parma non è molto diverso dall'uomo che oggi cerca di salvare il Pisa. Serio, concentrato, umile. Molto legato alla famiglia e ad Alice. All'epoca la fidanzata, conosciuta proprio in quel periodo, oggi sua moglie. Prima di venire a Pisa il nome di Gilardino era stato accostato anche al Parma. Più che altro una suggestione perché il club di Kyle Krause aveva già deciso di guardare all'estero. 
 

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