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Pisa, la Paradisa passa di mano: l'ex studentato ora è di un fondo milanese – Gli scenari

di Redazione Pisa

	Uno degli edifici che costituisce il complesso della Paradisa
Uno degli edifici che costituisce il complesso della Paradisa

Firmato il contratto tra Invimit e Sagitta. Tra gli investimenti sono previsti quelli in studentati privati con la sottoscrizione di un gruppo inglese

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PISA. Paradisa, atto terzo. Dopo gli anni di utilizzo come residenza universitaria e poi la chiusura (con il passaggio a Invimit), il grande complesso di Pisanova ha un nuovo proprietario: ad acquistarla, dopo un percorso andato avanti mesi, è la società Sagitta sgr, che si occupa della gestione di fondi immobiliari, compreso uno dedicato alla realizzazione di studentati privati, quello che potrebbe essere il destino della Paradisa. Il contratto di compravendita è stato firmato il 29 ottobre nello studio del notaio di Milano (città dove ha sede la Sagitta) Antonio Trezza.

A inizio anno Invimit – la società del ministero dell’Economia che gestisce un cospicuo patrimonio immobiliare pubblico attraverso fondi dedicati – aveva annunciato che la Paradisa era stata inclusa nel primo lotto di complessi interessati dal cosiddetto progetto Regenera. In sostanza, un avviso per cercare partner per dare una nuova vita (“valorizzare”, nel gergo burocratico) a edifici inutilizzati. Dopo qualche mese la Paradisa venne espunto dalla lista perché – si spiegò – erano in corso trattative con un possibile acquirente. Trattative che sono andate avanti nel periodo successivo, arrivando a conclusione nel mese d’ottobre con la firma dell’atto davanti al notaio milanese.

Il passaggio di proprietà arriva in occasione del quarto di secolo dalla costruzione della Paradisa, originariamente realizzata grazie ai fondi stanziati per il grande Giubileo del 2000 e di proprietà dell’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Il complesso, però, non ospitò mai i pellegrini, ma venne dato in gestione all’azienda regionale per il diritto allo studio per realizzarvi quella che al tempo era il più grande studentato pubblico della Toscana, con 522 posti letto distribuiti su tre palazzine e 18mila metri quadrati di superficie complessiva. La vicenda va a finire male: l’edificio ben presto denuncia problemi strutturali, al punto che a fine 2009 l’accordo Inail-Dsu non viene rinnovato e – anzi – si passa alle carte bollate sui costi della manutenzione straordinaria. Risultato: da oltre 15 anni l’immobile è chiuso e i suoi oltre 500 posti per studenti sono volatilizzati.

Nel frattempo – siamo nel 2016 – la Paradisa passa da Inail a Invimit e cominciano i sondaggi per un’eventuale vendita. Nel corso del 2023 la società aveva ricevuto un’offerta da 13 milioni di euro da un fondo immobiliare estero. Tutto sembrava portare a una cessione in tempi brevi. Poi il silenzio durante tutto lo scorso anno e, a inizio 2025, il nuovo percorso con il progetto Regenera, ora arrivato a compimento.

Per fare cosa? La strada sembra essere quella di tornare a ospitare studenti universitari ma, stavolta, sotto proprietà privata e non pubblica. Lo aveva detto, a luglio 2024, anche il sindaco Michele Conti in consiglio comunale, specificando anche che il Dsu non si era mai fatto avanti per rilevarla. Lo stesso Dsu aveva risposto spiegando che i costi per la Paradisa non erano sostenibili.

Ed ecco che allora è arrivata Sagitta. Che, tra i fondi gestiti ha anche da giugno scorso L’Aco Student Accommodation Fund, dedicato proprio a questo scopo e sottoscritto tra gli altri dal gigante finanziario inglese Arrow Global Group. Molto probabilmente non si tratta di una coincidenza. E ancor più probabilmente la notizia è destinata a rinfocolare il dibattito sugli studentati privati in città che negli ultimi anni stanno proliferando con una tendenza che non pare destinata a tramontare visti i nuovi progetti in partenza, come quello nell’ex edificio Asl di via Zamenhof. Il rischio, infatti, è che la possibilità di avere un alloggio decente rimanga appannaggio solo di chi ha più possibilità mentre l’offerta pubblica annaspa sempre più.
 

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