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Pisa, presunta corruzione in Comune: Mannocci si difende dalle accuse

di Lorenzo Carducci
Pisa, presunta corruzione in Comune: Mannocci si difende dalle accuse

L’agente dei vigili urbani: «Controlli soffiati? Mai fatti favoritismi»

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PISA. In quelle telefonate con le quali avvertiva gli esercenti di ristoranti e attività del centro che di lì a qualche giorno sarebbe passato per verificare la regolarità delle occupazioni di suolo pubblico, non ci sarebbe stato niente di losco. Nessun controllo “soffiato” come occhio di riguardo, quanto semmai «una prassi operativa» ispirata a criteri di buon senso e buona fede, oltre che un «input del comando».

Lo scopo sarebbe stato duplice. In primis richiamare gli imprenditori al rispetto delle regole – «Mi raccomando tutto in regola» – preferendo una pressione persuasiva a blitz sanzionatori, nel pieno spirito della polizia municipale. E poi anche evitare viaggi a vuoto, raccomandandosi di farsi preparare i documenti della concessione e di poterli consultare al primo colpo, in modo tale da non dover tornare.

Questa, in sostanza, la tesi sostenuta da Fabio Mannocci, 63 anni di Cascina, agente della polizia municipale di Pisa accusato di rivelazione di segreti d’ufficio e corruzione nel processo sul presunto giro di tangenti e favoritismi in Comune a Pisa (i fatti risalgono al 2019), che vede a processo anche Simone Giommoni, 56 anni di San Giuliano Terme, istruttore tecnico in servizio alla direzione urbanistica-edilizia produttiva del Comune, e Giovanni Costanza, 72 anni, agente immobiliare di San Giuliano Terme. Altri, invece, hanno scelto riti alternativi o sono stati prosciolti.

Ieri, davanti al terzo collegio del tribunale di Pisa, Mannocci si è sottoposto all’esame rispondendo alle domande del pubblico ministero Lydia Pagnini e a quelle del proprio avvocato difensore Carlo Porcaro D’Ambrosio. Quello che riguarda l’agente della municipale è il primo filone dell’inchiesta, legato agli avvertimenti preventivi effettuati da Mannocci nei confronti di alcuni commercianti della zona Duomo, rispetto agli imminenti controlli sull’occupazione del suolo pubblico.

Nel mirino della Procura, che per le indagini si è avvalsa anche delle intercettazioni telefoniche, erano finiti cinque episodi. Per l’accusa tutti casi di rivelazione di segreti d’ufficio. Ad uno di questi è collegata l’ipotesi di corruzione. Si tratta dell’avvertimento effettuato nei confronti di Nicola Vannucci, titolare della Trattoria Toscana di via Santa Maria, proprietario di una casa vacanze ad Alica (Palaia) di cui già da tempo Mannocci gestiva le locazioni turistiche come socio. Elemento che, nel quadro dell’accusa, avrebbe portato il vigile urbano a favorire Vannucci in sede di controlli. Mannocci, dal canto suo, smentisce qualsiasi condizionamento. E rivendica che quella telefonata preventiva, così come quelle ad altri imprenditori, «non era il corrispettivo di niente». Semplicemente una prassi di buon senso, «un modo di lavorare per non avere problematiche».

Il fatto che avvisando dei controlli facesse riferimento a un collega che lo avrebbe accompagnato, dando a intendere che fosse un tipo fiscale, sarebbe stato «un bluff». Un modo per impaurire bonariamente i titolari, a quel punto persuasi a non occupare con tavolini e sedie più suolo del previsto e a far trovare agli agenti tutta la documentazione necessaria.

L’istruttoria andrà avanti dalle prossime udienze. Ancora non sono stati sentiti tutti gli imputati. E dovranno essere scandagliati anche gli altri due filoni. Il secondo è quello delle presunte mazzette pretese da Giommoni per aggiustare pratiche edilizie complicate o che non potevano avere lo sbocco invocato dal richiedente, nello specifico un geometra che ha patteggiato. Geometra a cui si sarebbe affidato Costanza (l’altro imputato) per ottenere illegittimamente la rettifica di un vecchio condono.

Per l’accusa, Giommoni avrebbe anche agito all’oscuro dei superiori, ignari di tutto. Il terzo filone, sempre con lo stesso funzionario al centro, ha a che fare con un episodio di abuso edilizio che sarebbe stato nascosto alla municipale in cambio di soldi da parte di una ditta impegnata nella costruzione di un distributore a Pisa. 

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