Shutdown del governo Usa: cos’è e le conseguenze in Italia (e Toscana): «A Camp Darby in 400 senza stipendio»
Bloccate le retribuzioni dei civili, i sindacati: «Atto illegittimo». Proclamato lo stato d’agitazione
PISA. Al lavoro, ma senza stipendio. Le attività continuano regolarmente, ma lo shutdown del Congresso degli Stati Uniti ha imposto lo stop al pagamento degli stipendi di tutti i lavoratori impiegati nella pubblica amministrazione, in attesa dell’approvazione della legge di bilancio e il rifinanziamento di quelle attività. E dopo ottobre, anche a novembre i 400 lavoratori civili – in maggioranza pisani e livornesi – impiegati nella base militare statunitense di Camp Darby rischiano di rimanere senza retribuzione.
Lo stallo
Uno stallo che in Italia coinvolge oltre 1.500 lavoratori – impiegati, oltre a Camp Darby, nelle base militare di Aviano e alla Caserma Ederle di Vicenza – e che ha spinto le segreterie nazionali di Fisascat-Cisl e Uiltucs a proclamare lo stato di agitazione del personale italiano impiegato nelle basi a stelle e strisce presenti nel nostro Paese e a “minacciare” una mobilitazione in assenza di una soluzione in tempi rapidi.
Le sigle
Il ritardo nel pagamento degli stipendi rappresenta, secondo i due sindacati, una violazione del Trattato bilaterale del 1951, che stabilisce come “le condizioni di impiego e di lavoro, in particolare i salari e gli accessori di salari e le condizioni per la protezione dei lavoratori, sono regolate in conformità alla legislazione in vigore nello Stato ricevente”, e quindi dalla normativa italiana e, in particolare, dal contratto collettivo nazionale di lavoro applicato ai dipendenti delle basi americane che prevede il versamento delle retribuzioni entro l’ultimo giorno lavorativo del mese.
«L’attività non si ferma»
Un blocco, quelle delle retribuzioni, che non ferma però le attività. I dipendenti sono infatti chiamati regolarmente a lavorare, senza la sicurezza dello stipendio a fine mese. «La decisione delle autorità militari statunitensi in Italia è illegittima, poiché estende impropriamente ai lavoratori italiani norme interne statunitensi che non trovano applicazione nel nostro ordinamento. Si configura pertanto una inaccettabile violazione dello status giuridico», accusano Fisascat-Cisl e Uiltucs che – dopo la dichiarazione dello stato di agitazione dei lavoratori – hanno anche chiesto un intervento urgente delle istituzioni italiane, con una missiva inviata alla presidenza del Consiglio dei Ministri, ai ministeri degli Esteri, della Difesa e del Lavoro, oltre all’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, «affinché venga garantita la tutela dei lavoratori italiani in servizio nelle basi americane del nostro Paese».
Il punto della situazione
La situazione, denunciano i sindacati, «sta generando forte disagio e preoccupazione tra il personale, costretto a lavorare senza percepire lo stipendio e senza una data certa di pagamento, con pesanti ripercussioni sulla vita quotidiana e familiare». «Una condizione intollerabile – concludono Fisascat-Cisl e Uiltucs – che non può essere scaricata sui lavoratori civili che operano nelle basi Usa in Italia e che, nonostante le difficoltà, continuano a garantire servizi e prestazioni. Ci aspettiamo un immediato intervento delle istituzioni italiane e statunitensi per garantire il rispetto degli accordi bilaterali e delle tutele contrattuali».
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