Il Tirreno

Il lutto

Elba, addio a “Fagiolo”: storico barbiere e anima del paese

di Luca Centini
Gianfranco Olivari
Gianfranco Olivari

Anarchico, juventino, battutista unico: «Abbiamo perso una grande persona che rimarrà nei nostri cuori e nei nostri pensieri»

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MARCIANA MARINA. Anarchico. Burbero e generoso. Barba lunga, cuore enorme. Tifoso sfegatato della Juventus e del Marciana Marina. Con le forbici tagliava mentre con la lingua ricamava racconti e battute taglienti. Esilaranti. No, Gianfranco Olivari, per tutti “Fagiolo”, non è stato solo il barbiere del paese. Ma un pezzo dell’anima di Marciana Marina, un personaggio che ha davvero lasciato il segno nella piccola comunità marinese. Generazioni di ragazzi hanno varcato l’ingresso della bottega di “Cugio”, un Cotonese doc.

Lui ha “rapato” migliaia di teste marinesi. Si, è vero. Ma mentre tagliava i capelli è entrato anche nel cuore di tante persone che, in queste ore, sono rimaste colpite dalla notizia della morte di Franco. È morto in seguito a un malore improvviso che lo ha portato via in fretta lunedì pomeriggio, 15 settembre. Un colpo al cuore per i tanti amici di Fagiolo. Certo, quella barba bianca rendeva inconfondibile Olivari, ma è la sua personalità particolare ad aver conquistato le persone che gli volevano bene. Tantissimi i messaggi sui social.

«Abbiamo perso una grande persona che rimarrà nei nostri cuori e nei nostri pensieri, e’ nata una leggenda», scrivono dalla Pro Loco di Marciana Marina. Entrare nel negozio di Franco era davvero un’esperienza unica. Andavi lì per farti i capelli, finivi per fare il pieno di battute, racconti e pillole di saggezza. Lo racconta Umberto Mazzantini, uno che con la presenza di Fagiolo ha avuto a che fare per tutta la vita. «Un giorno, eravamo bimbetti, sulla punta del Moletto del Pesce attraccò un veliero che sembrava una nave pirata e dalla scaletta scese a petto nudo e abbronzato un ragazzo bello e muscoloso, con la sigaretta a traverso su una bocca da sorriso di ritorno a casa, uno che sembrava un corsaro di un romanzo di Salgari – racconta Mazzantini – Io non lo conoscevo, ma i cotonesi più cotonesi di me sì: era Franco Olivari, uno dei figlioli del Colonnello, quelli che stavano nella casa con i muri dipinti di nero e ora scorticati del Cotone. Era Fagiolo, il più Fagiolo della dinastia dei Fagioli che continua a Marciana Marina come una catena di nascite e ricordi. Quel giovane bellissimo, un po’ Che Guevara e un po’ attore di Cinecittà, sarebbe presto diventato, forse per vicende amorose che non mi ha voluto mai davvero raccontare, il barbiere barbuto e capellone, juventino e anarchico, che rimase un po’ pirata, ma anche una via di mezzo tra Bakunin e Marx, una vita sospesa tra Tuttosport e la Gazzetta e i sacri testi dell’anarchia, tra le liti furibonde e le prese per il culo dei pre e post partita, mentre Fagiolo roteava il rasoio sotto il mento del malcapitato che aveva deciso di farsi la barba dopo una sconfitta della Juve o una vittoria con un rigore “rubato”. Un’esperienza terrificante che una volta toccò anche a me che ero andato a farmi radere solo godermi la corrida dopo una sconfitta della Vecchia Signora con la Viola».

La passione per la Juve, oltre che per il Marciana Marina, era inossidabile. Fagiolo era un amico vero di Marcello Lippi, allenatore bianconero e ct dell’Italia mondiale del 2006. All’Elba raccontano ancora di quando, a Piacenza, si presentò nell’hotel dove alloggiava Lippi e incontrò l’illustre amico. «Entrasti all’Hotel Roma, dicesti alla receptionist in marinese: “Cuja, digli al mi cugino Marcello che di sotto c’è Fagiolo” – racconta Valerio Magrone su Facebook – Marcello Lippi scese da te e rimaneste mezz’ora nella hall a chiacchierare, mentre fuori i tifosi non riuscivano nemmeno ad avvicinarsi. La sera dopo, in tribuna al Garilli, con tre gradi e la neve nell’aria, eri con la camicetta sbottonata, il cappellino di lana, la sigaretta spenta in bocca. Solo tu potevi essere così». Insomma, un personaggio vero.

«Franco Fagiolo è morto come avrebbe voluto, senza dolore e senza dar noia, come mi aveva raccontato di voler fare tre giorni fa mentre ci eravamo fermati a parlare all’incrocio fra via Garibaldi e Viale Cerboni – racconta ancora Mazzantini – Se ne è andato proprio in via Garibaldi, nel vicinato del nostro paese, dopo forse aver fatto barba e capelli a qualcuno, da barbiere itinerante come era diventato. Ci ha lasciati all’improvviso, nel cuore della Marina, sulla strada di casa che porta al mare e agli scogli pallidi del Cotone, alla casa nel quale il suo fantasma vivrà in eterno. Ha lasciato un vuoto enorme e sgomento in tutto il paese, come solo i grandi personaggi sanno fare. Ci ha ammutoliti, pietrificati». «Fagiolo – scrive il poeta Manrico Murzi – nella tua barba svolazzano le voci del cuore, quelle che uscite in aria creano sentimenti di vita vissuta con sincerità e schiettezza. Non tagliavi i capelli ma scioglievi con grazia il nudo dei cattivi pensieri».

L’amministrazione comunale di Marciana Marina si stringe attorno alla famiglia Olivari. «Con grande tristezza abbiamo appreso la notizia della morte di Gianfranco Olivari conosciuto da tutti come “Fagiolo”, soprannome ereditato dal padre, come succede nei piccoli paesi – scrive il Comune – Una figura non comune con un carattere certamente particolare che è riuscito a farsi voler bene da un intero paese che ne sentirà la mancanza». Mercoledì mattina, 17 settembre, l’impresa funebre Fuligni trasferirà la salma di Olivari a Livorno per la cremazione. 

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