Suvereto, aggredito dal contadino con la forca: gli tira un pugno e lo butta nel fosso
Il caso è finito al tribunale civile dato che l'agricoltore, un settantenne, voleva essere risarcito per oltre 180.000 euro: per il giudice è stata «legittima difesa»
SUVERETO. Avrebbe preso a pugni un contadino, oggi settantenne, facendolo cadere in un canale per difendersi da un’aggressione al volto con la forca. Un unico colpo in faccia, sferrato alla cieca, stando a quanto ricostruito. Per questo, in tribunale, su di lui pendeva una causa civile per un risarcimento di ben 189.000 euro. Ma, in questa sede, è stata riconosciuta la «legittima difesa». È per questo che un cinquantenne suveretano – assistito dall’avvocata di Venturina Alessandra Marconi – non dovrà pagare l’importo richiesto dalla presunta vittima, l’agricoltore appunto, già condannato in sede penale in via definitiva, in relazione allo stesso fatto, per i reati di minaccia e lesioni aggravate dall’uso dell’arma. Ora dovrà pure ripagargli le spese di lite, quantificate in 4.943,50 euro, oltre al rimborso dei costi generali, dell’Iva e della cassa di previdenza forense.
Il fatto
L’aggressione sarebbe avvenuta a Suvereto il 7 luglio del 2018, oltre sei anni fa e nel corso delle udienze sono stati ascoltati anche alcuni testimoni. «Il testimone, figlio di colui che ha promosso la causa – si legge nella sentenza dello scorso 2 gennaio – sentito all’udienza del primo febbraio del 2024 ha riferito di aver visto il padre litigare con l’altra persona e cadere nel canale, mentre il convenuto è scappato. Si è poi avvicinato per soccorrere il babbo e questi, a seguito della sua richiesta di spiegazioni, gli ha detto di aver litigato con l’uomo». Un altro testimone, nel corso della stessa udienza di un anno fa, ha invece «riferito di aver sentito dire in paese che il convenuto si era difeso dall’uomo che ha poi promosso la causa, che lo minacciava con una forca».
«Legittima difesa»
Il giudice civile del tribunale labronico, Massimiliano Magliacani, ha quindi deciso che l’aggressione è stata motivata da una «minaccia armata». Si è trattata, quindi, di «una legittima difesa». Per questo ha respinto il ricorso del contadino, che potrebbe fare comunque ricorso attraverso il suo legale, condannandolo al risarcimento delle spese processuali sostenute dalla controparte. Di parere opposto, tuttavia, è stato per ora il giudice penale: il cinquantenne, infatti, è stato condannato per lesioni personali, proprio per aver spinto il contadino nel fosso. La sentenza, di primo grado, non è però passata in giudicato, dato che l’avvocata Marconi ha fatto ricorso in appello e ancora niente è stato deciso: «Insistiamo per il riconoscimento, anche qui, della legittima difesa», spiega. Per l’agricoltore, invece, la condanna in appello è passata in giudicato per i reati di lesioni personali aggravate dall’uso dell’arma e minaccia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA