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Golfo di Baratti, ammasso di rifiuti in spiaggia: torna lo spettro delle ecoballe

di Manolo Morandini
L’ammasso spiaggiato sugli scogli di Baratti all’altezza della Perla (foto Paolo Barlettani)
L’ammasso spiaggiato sugli scogli di Baratti all’altezza della Perla (foto Paolo Barlettani)

Il materiale recuperato dovrà essere analizzato da Arpat: a far scattare l’allarme la segnalazione di alcuni bagnanti

25 luglio 2024
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PIOMBINO. Lo spettro di un passato che ritorna. Quello delle ecoballe disperse in mare nel 2015 e che per anni hanno continuato a riaffiorare lungo il litorale. È mezzogiorno quando viene avvistato lo strano ammasso avvicinarsi alla riva fino a spiaggiarsi in zona Perla, nel golfo di Baratti. Sono alcuni bagnanti a far scattare l’allarme chiamando il numero unico delle emergenze 112 e la guardia costiera. L’odore è penetrante e nauseabondo. E infrangendosi sugli scogli inizia a sfaldarsi.

Quel 23 luglio

Si è temuto di essere di fronte allo spettro di un ecoballa, riaffiorata a distanza di anni dalla maxi operazione di bonifica che ha impegnato la protezione civile nazionale, l’Ispra, la Marina militare e la Guardia costiera. È il 23 luglio 2015 quando il cargo IVY in prossimità dell’isolotto di Cerboli perde 56 balle di rifiuti plastici pressati: 63. 000 chili. Il fatto viene scoperto dalle autorità solo a distanza di mesi. A marzo 2016 Arpat invia i risultati dei campionamenti: non risulta presenza di sostanze tossiche né metalli pesanti oltre i limiti. Si deve arrivare a gennaio 2019: il ministero dell’Ambiente dice che le indagini «hanno fatto emergere che gli imballaggi stanno trasformandosi in spazzatura marina». Da lì con fatica nel 2021 si dichiara chiusa l’emergenza. Alla fine sono state riportate a galla 15 ecoballe dai fondali, che insieme alle 17 spiaggiate o recuperate da pescatori nel corso degli anni portano il totale a 32. Di 24 non è stata trovata traccia.

Le analisi di Arpat

Si teme che a Baratti, com’è già accaduto, si sia spiaggiato un pezzo di ecoballa a distanza di nove anni da essere caduto in mare. Invece, poco alla volta si fanno strada altre ipotesi. Quell’ammasso per natura e aspetto è incompatibile con quello di plastiche eterogennee che caratterizza un’ecoballa. Oltretutto, ha una dimensione di una sorta di grande tappo: lungo poco meno di un metro e con un diametro di una quarantina di centimetri. All’esame visivo viene riscontrata la presenza di quelli che appaiono materiali compatibili con grasso e sapone, al cui interno hanno messo casa dei crostacei. Ma la vera natura sarà chiarita dalle analisi di laboratorio che competono ad Arpat.

Il recupero del maxi rifiuto

Sul posto oltre ad agenti della municipale personale della capitaneria di porto e operai incaricati da Sei Tosca del recupero del maxi rifiuto che è stato messo all’interno di un sacco in attesa di capire quale sia la corretta procedura per lo smaltimento, che dipende dalla natura dei rifiuti presenti nell’ammasso. Scongiurato l’allarme la rimozione del rifiuto è avvenuta solo nel tardo pomeriggio. Ed è un aspetto che ha fatto storcere la bocca a più di un bagnante che aveva segnalato l’accaduto molte ore prima.

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