Il Tirreno

Piombino, nell’ex roccaforte rossa vince il centrodestra

Luca Centini

	Lo spoglio delle schede (foto Paolo Barlettani)
Lo spoglio delle schede (foto Paolo Barlettani)

Il Pd resta primo partito per un soffio, ma perde quasi 2mila voti rispetto al 2018. Exploit di Fratelli d’Italia e il rigassificatore ha allontanato gli elettori dalle urne

26 settembre 2022
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Piombino Il sorpasso era nell’aria anche in quella che era sempre stata una roccaforte rossa.  Per la prima volta in più di settantanni di storia il centrodestra ha ottenuto a Piombino più voti della coalizione di centrosinistra. Uno scenario impesnabile fino a pochi anni fa.

La città operaia ha contribuito a far eleggere alla Camera la candidata forzista Chiara Tenerini, espressione del centrodestra a guida meloniana. Il Pd resta primo partito per un soffio con il 24,64%, con Fratelli d’Italia che lo segue a ruota con il 22,66%. Ma il confronto tra le coalizioni ribalta lo scenario: 34,28% per il centrodestra, 32,02% per il centrosinistra. Sono i numeri di un cambiamento epocale in una città simbolo delle lotte operaie e della sinistra. 

Sia chiaro, l’affermazione della destra a trazione Meloni è macroscopica in tutto il Paese e in Toscana, ma fa ancora più effetto a Piombino, sebbene i segnali fossero da tempo evidenti.  Alle politiche del 2018  il centrodestra aveva ottenuto il 28,69%, spinto da Salvini che all’epoca faceva la voce grossa raccogliendo oltre il 18% dei consensi. Il centrosinistra, tuttavia, salvò la faccia con il 32,95%, pur perdendo migliaia di voti rispetto alle politiche precedenti. “La città operaia è contendibile”, titolò Il Tirreno all’epoca. Lo si capì bene un anno dopo, quando Francesco Ferrari, esponente di Fratelli d’Italia, riuscì a farsi eleggere sindaco alla guida di una coalizione composta sia dalle forze del centrodestra che da liste civiche. “Sono elezioni comunali, le dinamiche sono particolari”, si disse all’epoca. E invece a distanza di tre anni a Piombino vince la destra, ottenendo grosso modo lo stesso numero di voti, nonostante un calo dell’affluenza superiore al 10%.

Ci sarà tempo di analizzare i numeri di queste elezioni, così serve prudenza per capire come i grandi problemi di questa città abbiano influito sui risultati. Il riferimento, ovviamente, è al dibattito del rigassificatore. Piombino è stata per mesi al centro dell’attenzione della politica nazionale. Sovraesposta sui media, meno dal vivo, visto che in città i leader nazionali dei partiti (eccezion fatta per Calenda con polemiche annesse) si sono tenuti alla larga dalla città. Di certo il rigassificatore e le mobilitazioni di piazza non hanno portato più elettori, visto che l’affluenza a Piombino, per tradizione una delle realtà toscane con la partecipazione al voto più alta, ha votato solo il 66,9% degli aventi diritto. Un segnale di sfiducia verso i partiti? Probabile. La stessa sfiducia che, inutile girarci intorno, gli elettori hanno mostrato nei confronti del Pd, fino a pochi anni fa partito di riferimento in tutta la Val di Cornia. A Piombino i democratici restano il primo partito, ma non può essere una consolazione. 3.908 voti raccolti nel 2022, 5.799 ottenuti quattro anni fa quando – sia chiaro – il risultato non fu esaltante e accese il campanello di allarme. Un’emorragia di voti che mette in evidenza una crisi strutturale del partito a livello locale e non si può spiegare solo con l’astensione. E se l’affermazione di Fratelli d’Italia a Piombino, seppur con percentuali inferiori rispetto al dato nazionale, può avere a che fare con la posizione assunta dal sindaco Ferrari nella battaglia contro il rigassificatore, nonostante la posizione diversa assunta dalla Meloni, i piombinesi non hanno compreso a fondo la condotta del Pd sul tema, identificando la linea dei democratici con quella tenuta dal presidente Giani. Tengono i Cinque Stelle anche a Piombino (16,14%). Unione Popolare, che invece sul rigassificatore ha tenuto un linea coerente per il No, raddoppia il consenso ottenuto su scala nazionale (7,05%) anche per la presenza dei candidati Pacchini (Camera) e Callaioli (Senato). La Lega riesce a fare peggio rispetto a quanto accaduto a livello nazionale (appena il 6,82%, un terzo rispetto a quanto raccolto i città nel 2018) e – altro elemento curioso – nonostante gli scontri social con la città la coppia Calenda-Renzi ottiene il 5,15%, la stessa percentuale di Alleanza Verdi e Sinistra di Fratoianni che al contrario sul rigassificatore è intervenuto più volte per il No.

Val di Cornia

In Val di Cornia la musica non cambia, anzi. L’affermazione del centrodestra è ancora più netta a Campiglia, altro comune che fino a pochi anni fa era un bacino di voti sicuro per la sinistra: 42,58% per Tenerini e 31,86% per Romano, con Fdi primo partito. Vince il centrodestra a guida Meloni anche a San Vincenzo (40,27% contro il 33,04% del centrosinistra), mentre a Suvereto il candidato di centrosinistra Romano ottiene più consensi (37,61%) rispetto a Tenerini (34,62%). 

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