Il Tirreno

Accoglienza

Migranti, a Carrara c’è l’ipotesi hotspot da ospitare alle spalle del porto

di Giovanna Mezzana
Migranti, a Carrara c’è l’ipotesi hotspot da ospitare alle spalle del porto<br type="_moz" />

Si parla di creare una struttura per l’accoglienza post arrivo

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CARRARA.  Mentre il porto apuano accoglie il ventesimo sbarco di migranti – alle 10, 15 di ieri ha attraccato alla banchina Taliercio la nave Humanity One della ong Sos Humanity – spunta un’ipotesi del tutto nuova per la gestione futura dei flussi migratori in Toscana, che mette al centro della scena (anche) Carrara e la sua Marina: non tanto il porto-di per sè bensì ciò che sta alle spalle di esso e che nel gergo della logistica viene definita area retro-portuale: siamo in zona viale Giovanni Da Verrazzano, per intenderci. Ebbene, Marina di Carrara potrebbe – il condizionale è d’obbligo – diventare sede di un hotspot, termine con cui si indicano i centri di prima accoglienza (e identificazione) per i migranti che arrivano via mare; e il luogo ideale dove attrezzare un futuribile hotspot potrebbe essere, appunto, l’area-retroportuale, a due passi dalle banchine di attracco.

A che punto siamo

Nelle stanze apuane degli addetti ai lavori si dice che si parli da tempo dell’evenienza di creare una struttura simile a Marina di Carrara: si dice che di interlocuzioni che partono da Roma e giungono a Massa-Carrara – da questo fronte – ce ne siano state e continuino ad essersi. Si dice. Ecco perché Il Tirreno ha sottoposto la questione al prefetto Guido Aprea: «Se ne parla ma si tratta di un’ipotesi che riguarda tutti i porti che accolgono sbarchi di migranti», quindi – in teoria – tra le città “quotate” per il centro di accoglienza e gestione dei flussi migratori in Toscana dovrebbe esserci, per esempio, Livorno oltreché Carrara. «Non abbiamo ancora coinvolto nessuno – aggiunge il prefetto Aprea – e non c’è ancora nulla di definito. È tutto in itinere».

Di cosa si parla

È un’ipotesi ma farà discutere. Sia chiaro: un hotspot non ha nulla a che vedere con un Centro di permanenza temporanea, ovvero un Cpt, la cui ipotesi di creazione di una struttura del genere ha mandato in subbuglio Aulla, per esempio: l’hotspot non detiene, accoglie: cosa che la terra apuana fa ogni volta che i migranti dalla banchina del porto di Marina di Carrara vengono trasferiti ai padiglioni del CarraraFiere. Oggi, come si legge sul sito web del ministero dell’Interno, in Italia sono quattro gli hotspot con operatività: tre in Sicilia – a Lampedusa di Agrigento, a Pozzallo di Ragusa, a Messina – e uno in Puglia, a Taranto.

Da dove arriva l’idea?

Resta da chiedersi quali siano le caratteristiche che – secondo Roma – fanno di Carrara una location da prendere in considerazione per il battesimo di un hotspot nel centro-nord. La storia, anzi la cronaca, degli ultimi due anni e otto mesi di sbarchi nella provincia apuana – intanto e per esempio – la dice lunga: con 29 migranti approdati ieri – tutti di nazionalità egiziana – sono complessivamente 2.269 i bambini, le donne, gli uomini soccorsi in mare dalle Organizzazioni non governative che hanno toccato terra a Marina di Carrara. Tutto inizia il 30 gennaio 2023, quando lo scalo apuano viene individuato come “porto sicuro” e si apre così al primo sbarco di migranti con l’accosto della nave Ocean Viking dell’Ong Sos Méditerranée. Nel corso del 2025 gli approdi sono stati già sei. È giunta la Life Support di Emergency, la Geo Barents di Medici senza frontiere, la Life Support, oltre alla già citata Ocean Viking, e alla Humanity One, per la quale quella di ieri è stata “la sua terza volta” a Carrara. Ogni volta tutto è filato liscio. La macchina – guidata dalla Prefettura di Massa-Carrara – ha sempre “viaggiato” senza che il motore si sia mai inceppato. Tutto liscio. Sul versante organizzativo; sul piano della sicurezza: Capitaneria di porto, polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale sono sempre stati in prima linea; per la tutela della salute dei migranti; e anche dell’ospitalità-nel senso più ampio del termine, che a tratti è stata quasi empatica per le persone in transito che scendevano dalle navi.

Effetti

Tra le variabili che fanno di Carrara un’ipotesi plausibile per la creazione di un hotspot c’è senza dubbio l’esistenza di un’area retro-portuale; ammettiamo che Marina di Carrara continui a essere per il governo un “porto sicuro”: se un centro di accoglienza venisse creato nell’area retro-portuale renderebbe più agevole e più efficiente (anche in termini di costi) il trasferimento dei migranti dalla banchina; pensiamo alle sirene e ai mezzi impiegati avanti-e-indietro che, ad ogni sbarco, corrono per ore (a seconda del numero degli ospiti in arrivo) lungo viale Cristoforo Colombo in direzione CarraraFiere. L’eventuale nascita di un hotspot a Marina, poi, porterebbe con sé – secondo gli addetti ai lavori – un incremento del contingente delle forze dell’ordine in servizio a Massa-Carrara, a partire dalla polizia di Stato. Resta tutto da vedere, però. 

 

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