Il Tirreno

Giustizia

Evaso dal carcere di Massa, 13 mesi all'uomo che uccise l’ex suocero dandogli fuoco


	Un'aula di tribunale (archivio)
Un'aula di tribunale (archivio)

Il 48enne, che sta scontando 30 anni l’omicidio dell’uomo, era fuggito durante un permesso di lavoro mostrando un coltello agli agenti

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MASSA È stato condannato a 13 mesi, per resistenza a pubblico ufficiale tramite minaccia (aveva mostrato, senza brandirla, un’arma da taglio, un coltello, in luogo pubblico) Matar Mal, il senegalese di 48 anni che era evaso dal carcere di Massa dove si trovava da nove anni per espiare una condanna a trent’anni dovuta all’efferata uccisione dell’ex suocero.

Il brutale omicidio

L’evasione e la resistenza risalgono all’aprile dell’anno scorso scorso a Massa, mentre fu nel marzo del 2010 che diede fuoco con della benzina che aveva con sé in una tanica all’ex suocero Giannino Trapletti, 58 anni, ex primo cittadino di Borgo di Terzo nel Bergamasco; a causa delle ustioni, l’uomo morì dopo dodici giorni di agonia. In primo grado, il gup del tribunale di Bergamo accogliendo in sede di rito abbreviato le richieste avanzate del pm Carmen Pugliese, aveva condannato a maggio 2011 il senegalese a 15 anni, un mese e 20 giorni di reclusione per i reati di omicidio volontario di Trapletti, lesioni volontarie ai danni della ex moglie Tatiana e lesioni colpose verso la suocera Claudiana Corbetta, due cognate (Rossella e Ivana) e i due figlioletti dell’ex coppia, rimasti ustionati.

L’esclusione delle aggravanti aveva convinto i difensori delle persone offese e il sostituto procuratore generale Domenico Chiaro ad impugnare la sentenza di primo grado. E successivamente la Corte d’assise d’appello di Brescia aveva accolto la tesi dell’accusa e delle parti civili, e riconosciute entrambe le aggravanti chieste, ritenendo che le lesioni ai danni dell’ex suocera, delle cognate e dei bambini fossero state volontarie, e non colpose. Da qui l’ergastolo; in Cassazione infine, con le attenuanti generiche e le diminuenti del rito abbreviato, la sentenza definitiva a trent’anni, che appunto stava scontando a Massa.

La separazione, il litigio e il gesto senza pietà

La causa della tragedia, risalente al 28 marzo del 2010, era stata ricondotta ai rapporti logorati tra Matar Mal e la moglie Tatiana, che già all’epoca vivevano separati: lei infatti era tornata nella casa dei genitori, adiacente a quella coniugale. Quel giorno, nel giardino dei suoceri, dopo diversi giorni di minacce , era arrivato l’allora trentacinquenne con una tanica di liquido infiammabile: con quella aveva aggredito Giannino Trapletti, cospargendolo col liquido e dandogli fuoco. Nel parapiglia che era seguito erano rimaste ustionate anche la stessa Tatiana coi due figli, sua sorella Ivana, la madre Claudiana Corbetta. Subito erano scattati i soccorsi e Trapletti era stato ricoverato in gravissime condizioni, mentre Matar Mal era stato rintracciato e portato in carcere: dodici giorni dopo l’ex suocero era morto.

Detenuto come detto a Massa dal 2015, Matar Mal era stato ammesso al lavoro esterno, nel settembre del 2023: poteva uscire dalle 6,15 alle 22 (dal lunedì al sabato) e dalle 9 alle 22 la domenica e nei giorni festivi infrasettimanali. Aveva anche conosciuto una giovane, con la quale aveva allacciato una relazione.

L’evasione

Arriviamo al 25 aprile scorso, giorno festivo. La sera non rientrava in carcere; scattavano le ricerche e la denuncia per evasione. Nell’aula del tribunale, è stato ricostruito che aveva scambiato messaggi con la sua ormai ex ragazza, con la quale si era da poco lasciata; e forse, anche questo episodio aveva contribuito a destabilizzarlo. Il 29 aprile 2024 due agenti della polizia penitenziaria, liberi dal servizio, lo hanno riconosciuto a Marina di Massa; uno in particolare prova a seguirlo nel tentativo di bloccarlo, ma il cittadino senegalese, capendo di essere stato riconosciuto, mostra un coltello di grosse dimensioni; per evitare problemi in mezzo alla gente, l’agente desiste. Nel frattempo, avevano allertato il Comandante di reparto e le altre forze di polizia.

Alla fine, quella sera stessa, Matar Mal si costituisce. Parte il procedimento che si è concluso ieri in primo grado, davanti al giudice Elisabetta Congiusta; la pm aveva chiesto 1 anno e quattro mesi, grazie anche alle parole dell’avvocato difensore George Claude Botti, la pena è stata ridotta a tredici mesi. Durante il dibattimento è emerso che l’imputato prima della fuga aveva sempre tenuto un buon comportamento, tanto appunto da ottenere di lavorare all’esterno.

Prima di questo processo, gli restavano da scontare circa sedici anni per l’omicidio e gli altri reti commessi nella Bergamasca nel marzo del 2010, e ora quando diventerà definitiva, si aggiungerà anche questa nuova pena. Nel frattempo, Matar Mal è stato trasferito al carcere di Pisa.

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