Il Tirreno

Il personaggio

Arnaldo, vive in Toscana il clown sosia di Mr. Bean con più follower di Chiara Ferragni – Video

di Melania Carnevali

	Arnaldo Mangini, 50 anni, vive a Marina di Carrara
Arnaldo Mangini, 50 anni, vive a Marina di Carrara

Vive a Marina di Carrara il secondo tiktoker più famoso al mondo: «C’è voglia di leggerezza»

23 luglio 2024
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CARRARA. Dall’altro lato del bar, una donna gli grida «assomigli a qualcuno della tv te, ma adesso non mi viene in mente chi». E lui coglie la palla al balzo per far capire subito come sarà il resto dell’intervista: «Sì – risponde serio -, di solito mi dicono che assomiglio a Johnny Depp». In realtà è il sosia di Rowan Atkinson, cioè Mr. Bean. Leggermente diverso. Ma Arnaldo Mangini, 50 anni, è fatto così: ogni occasione è buona per fare uno scherzo, una battuta, per cercare di rendere la vita più leggera.

È anche il motivo, questo, la ricerca della leggerezza, per cui ha iniziato a fare il clown e per cui, adesso, dopo trent’anni di carriera, ha più follower di Chiara Ferragni. Per la precisione ne ha 32,3 milioni su Tik Tok, 3,4 su Instagram, altri 4 su Youtube. È il secondo tiktoker più famoso al mondo dopo Khabi Lame. «Perché ho più follower della Ferragni? Non saprei – dice -. Sicuramente più il mondo è difficile e più i clown hanno importanza. In un mondo difficile, pesante, la gente ha bisogno di ridire, di leggerezza. Le persone devono divertire, cioè vertere altrove, uscire dalla quotidianità. Nel mio libro ( “Il poter del sorriso”, Rizzoli) scrivo che il sorriso è come la luce in un ambiente buio: non risolve i problemi ma aiuta a vedere meglio la strada».

Per lui, cresciuto in un ambiente familiare molto religioso, e costretto a cambiare più volte città (nato a Roma, ha vissuto in Olanda, a Viareggio e ora a Marina di Carrara) la comicità e la clownerie sono state una terapia. «Ci sono nato con questo talento, sin da piccolo scherzavo in continuazione – racconta -. A scuola facevo le classiche imitazioni dei professori, che ancora si ricordano. Poi il periodo in cui ho lavorato come cameriere a Forte dei Marmi è stato il mio banco di prova. Provavo e riprovavo i miei sketch, ho iniziato anche a scriverli».

Non ha fatto scuole di teatro, si è formato da sé ispirandosi ai grandi della comicità internazionale come Charlie Chaplin, Stanlio e Ollio, i Monty Python, ma anche a grandi clown come Leo Bassi o David Shiner. «La scuola di teatro è un grandissimo bene, ma spesso rischia di allontanare la persona dalla sua autenticità, rischia di diventare qualcos’altro – spiega – . Secondo me ognuno dove proteggere la sua autenticità».

A Forte dei Marmi ha conosciuto il proprietario di un locale di Marina di Pisa dove inizierà a porterà i suoi spettacoli e dove nel ’96 conoscerà quello che diventerà il suo manager. Con lui è approdato a Zelig e al programma Scatafascio di Paolo Rossi. Poi, a ruota, è arrivato Sanremo. «È stato l’inizio della mia fase professionale. Il caso ha voluto che accanto all’ingresso del teatro Ariston stavano dando Mr. Bean. Quindi per me ci fu una esplosione in Italia. Ero ovunque. Su tutte le tv, anche come presentatore. Perché, a parte l’età e il conto in banca, ero effettivamente uguale a Mr. Bean. Si dice che abbiamo sette sosia, io uno so chi è». Un fatto, quello di essere “sosia di” che «da una parte – dice- è stata un risorsa, dall’altra meno: limita un po’. C’è il rischio di venire associati a un personaggio che non sei tu, che non hai creato. Siamo due personalità completamente diverse, io latino, lui inglese».

Così, ha iniziato a portare i suoi spettacoli in giro per il mondo perfezionandosi nella clownerie. «Oggi la parola clown è associata all’horror – spiega – ma la clownerie arriva dalla commedia dell’arte, dalle maschere comiche, dai carrozzoni che giravano l’Italia». I suoi spettacoli stavano andando alla grande, sia in Italia che all’estero, quando, facendo un grande balzo in avanti, è arrivata la pandemia. Aveva un tour in programma che saltò. «Così iniziai a fare dirette sui social. Chiamavo i miei amici e con loro ogni volta facevo personaggi diversi».

Come il maestro di yoga isterico che dava di matto. «Poi un giorno il figlio della mia compagna mi disse: “devi stare su Tik Tok”. L’anno prima avevo già pubblicato il video di un mio spettacolo, ma non aveva fatto grandi numeri. Allora mi sono messo a studiare e a seguire gli ingredienti del social. E ho fatto un video con “te sembra un ciambellone”, vestito da Mr. Bean, che è diventato virale. Poi un altro e poi un altro ancora». In un mese, con la sua comicità così diretta e semplice, è arrivato a 3 milioni di follower. «La mia comicità è universale. Assomiglio al comico più famoso al mondo e inoltre i miei contenuti sono la micromagia, i giochi semplici, immediati, come questo, vedi? ». E tira fuori una scatoletta a cui fa cambiare colore aprendo e chiudendo la mano. «Questi ingredienti – continua- hanno creato una bomba mediatica. Tutti i video diventavano virali».

Spesso erano interattivi. «Facevo video doppi dove magari passavo una banana o un secchio d’acqua e l’altro mi rispondeva. Molti dei miei video si basano sul far interagire. I social non sono come la televisione che si guarda passivamente. Sono interattivi. Sono come, tutte le cose, uno strumento che può essere usato bene o male. Permettono più di prima di approfondire un proprio settore senza dover prendere un autobus e andare chissà dove».

Lui non crede che i social possano un giorno svuotare i teatri, «perché il teatro – dice – non potrà mai sparire: è la più antica forma di intrattenimento dal tempo degli antichi greci. La gente ha bisogno di stare insieme. C’è sicuramente bisogno di più educazione sui social. Leggo che vogliono togliere i cellulari dalle scuole, secondo me c’è bisogno dell’opposto, cioè di informare a queste realtà nuove, perché sempre di più arriveranno ed è uno strumento importantissimo che permette di evolvere».

Quando ha iniziato a usare Tik Tok, era pieno periodo Covid. Chiusi nelle proprie case i suoi follower cercavano, proprio come lui, quella leggerezza che il lockdown aveva cancellato dalle loro vite. Ma la sua notorietà sui social ha continuato a crescere anche dopo, a porte aperte e strade affollate. Fino ad arrivare ai numeri di oggi. Solo il suo ultimo video su Instagram ha fatto 200milioni di visualizzazione. «Sai, ora ti dico una frase che ho letto nei Baci Perugina – ironizza -, la vita ti dà mille modi per essere infelice e tu rispondi con mille e un modo per essere allegro».


 

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