Il Tirreno

Lucca

Coach Piazza e il basket femminile Dai playoff al bronzo agli Europei

di Alessandro Petrini
Coach Piazza e il basket femminile Dai playoff al bronzo agli Europei

Per l’allenatore lucchese il 2024 è stata una stagione da incorniciare

22 luglio 2024
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LUCCA. I playoff della massima serie con San Martino di Lupari e poi il bronzo con l’Italia all’Europeo Under 20 in Lituania. Il 2023/24 di coach Giuseppe Piazza si è appena concluso e anche quest’anno può parlare di una stagione estremamente positiva. Dopo aver raggiunto i playoff con la matricola Crema, grazie a una seconda parte dell’anno in continuo crescendo, c’è stato l’arrivo a San Martino di Lupari. «Non sapevo bene cosa potessi aspettarmi da questa esperienza e invece è trovato un posto ideale per poter lavorare con un ambiente addirittura migliore rispetto alle aspettative. Siamo partiti benissimo posizionandoci subito in zona playoff. Poi abbiamo avuto un infortunio che ci ha privato per il resto della stagione dell’americana Stephanie Kostowicz, nostra lunga titolare, e la squadra ha avuto un periodo di flessione in cui anche la qualificazione ai playoff è stata messa in dubbio. In quel momento la società mi ha proposto il rinnovo biennale del contratto e questo mi ha fatto molto piacere».

Che differenza c’è stata tra i playoff raggiunti con Crema e quelli con San Martino?

«A Crema sono stati del tutto inaspettati grazie a un incredibile girone di ritorno, un’impresa fuori dalle aspettative. San Martino di Lupari arriva da sempre in quelle posizioni anche se non è stato semplice perché il livello si è alzato con l’innesto di Roma e l’allestimento di squadre importanti. Abbiamo condotto il girone di andata sempre tra il quinto e il sesto posto, poi con l’assenza di Kostowicz abbiamo rischiato anche di rimanere fuori. Questa è stata la prima stagione in cui si è cominciato a parlare di professionismo nel basket femminile. Non è ancora professionismo, almeno nel senso stretto del termine. La figura del lavoratore sportivo però è stata riconosciuta dalla nuova legge e ha portato grandi difficoltà perché nel momento in cui le società devono versare i contributi i costi aumentano immediatamente del 30%. Lo scorso anno la A1 era a tredici squadre dopo la rinuncia di Lucca e Moncalieri, quest’anno hanno lasciato Virtus Bologna e Roma costringendo la federazione a cercare una nuova società alla quale concedere la wild card».

Passiamo alla Nazionale Under 20, con la quale agli Europei di Vilnius – con Francesca Dotto come assistente - hai conquistato un bronzo che va ad arricchire un palmares che aveva già un oro con l’Under 18 e il bronzo con l’Under 16.

«É una squadra ricca di qualità e talento. Le esterne sono quelle che hanno un maggior vissuto in A1 con Matilde Villa (appena scelta al draft Wnba da Atlanta, ndr), Eleonora Villa, Carlotta Zanardi e Ramona Tomasoni. Le lunghe invece hanno un vissuto diverso venendo da società di A2 e faticano a trovare spazio. Da questo punto di vista siamo ancora indietro rispetto ad altre nazionali come Francia (oro) e Spagna (argento). Ci sono ottime strutture fisiche ma a livello di comprensione del gioco non siamo al livello delle esterne».

All’Europeo avevi portato tue giocatrici?

«Arianna Arado quest’anno era a San Martino di Lupari. Purtroppo si è infortunata alla prima partita e poi non è più scesa in campo. Nella prossima stagione lei giocherà a Tortona. Poi c’era Caterina Piatti, unica 2006 del gruppo, che ora è impegnata con la Nazionale Under 18. Negli ultimi anni hai sempre allenato un gruppo delle nazionali giovanili, quindi sai bene quali sono le potenzialità future del basket femminile italiano. Per quanto riguarda il livello futuro della nazionale possiamo essere molto fiduciosi. C’è un bel potenziale, con tanto talento e le persone giuste per personalità e atteggiamento. Inoltre Matilde Villa è una ragazza incredibile e un bellissimo esempio per tutte le giovani giocatrici. Credo che in futuro possa fare molto bene. La nota negativa riguarda invece il numero delle giocatrici italiane di alto livello, che sono troppo poche. Necessario spingere il reclutamento. Se facciamo un confronto con le altre nazioni europee con cui arriviamo a giocarci le medaglie, vediamo che in Italia abbiamo un decimo delle tesserate rispetto agli altri Paesi. Per cui riusciamo ad avere giocatrici di alto livello ma in numeri molto limitati».


 

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