Sanità e lavoro
Strage di Torre, stop all'archiviazione: il giudice dispone altre indagini – 15 indagati per il disastro del 2022
Lucca, per il gip va chiarita la catena di controlli tra Gesam e Del Debbio sui lavori del ’92-’93. Soddisfatti i familiari delle tre vittime: sei mesi per individuare le responsabilità
LUCCA. Il giudice delle indagini preliminari Alessandro Trinci – che a breve lascerà il tribunale di Lucca per prendere possesso del nuovo ufficio in Corte di Cassazione a Roma – in seguito all’opposizione presentata dai legali delle persone offese (avvocati Paolo Mei, Cristian Bigotti, Veronica Nelli e Gianfelice Cesaretti del foro di Lucca e Libero Cataliotti del foro di Reggio Emilia) nel primo pomeriggio di ieri, dopo essersi riservato la decisione in mattinata, ha rigettato la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero Antonio Mariotti in relazione al disastro di lunedì 27 ottobre 2022 quando in via per Camaiore a Torre una villetta bifamiliare venne spazzata via da una fuoriuscita di gas metano. Quella perdita, saturando gli ambienti, causò la deflagrazione provocando il decesso immediato di Luca Franceschi e la compagna Lydumyla Perets e quello, avvenuto alcuni giorni dopo all’ospedale Cisanello di Pisa a causa delle gravissime ustioni riportate nello scoppio e non prima di aver dato alla luce il suo bambino, di Debora Pierini mentre altre due persone, conducenti di un furgone che passava nella zona al momento dello scoppio, restarono ferite. Nelle sette pagine dell’ordinanza con cui ha sciolto la riserva, il giudice chiede alla procura di effettuare ulteriori accertamenti il cui esito potrebbe consentire una rivalutazione della decisione di non esercitare l’azione penale e fissa in sei mesi il termine per il compimento delle indagini indicate. Inutile dire che i familiari delle vittime (in primis Marta Franceschi, figlia di Luca Franceschi; Aliki Pareti, figlia di Lyudmyla Perets e Davide Giracello, marito di Debora Pierini) hanno accolto la decisione con grande soddisfazione nella speranza che di ottenere giustizia dopo tre anni di silenzio da parte delle istituzioni e delle aziende coinvolte alcune a partecipazione pubblica.
La tesi dell’accusa
Per l’accusa sostanzialmente erano due i motivi all’origine di quell’esplosione chiariti dalla perizia del professionista incaricato dal gip e dalla convergenze consulenza dell’ingegnere incaricato dal pm: la tubazione di derivazione del gas dell’utenza del civico 7818 (la villetta esplosa) non era stata isolata in maniera idonea e corretta rispetto alla rete fognaria sovrastante all’epoca della posa in opera (tra settembre 1992 e giugno 1993 da parte della ditta Del Debbio spa in esecuzione di lavori commissionati dalla Gesam oggi suddivisa in Gesam Reti spa e Gesam Gas e Luce spa) e in secondo luogo la valvola di intercettazione del gas, posta sottostrada, al civico 7818 era stata lasciata aperta il 13 ottobre 2022 su incarico e controllo Gesam in assenza dell’allaccio dell’utenza interna, non ancora operativa e priva di contatore, ma con il gas che già arrivava visto che l’esecuzione di allaccio era stata già programmata. Secondo il pm Mariotti in relazione ai lavori della rete di distribuzione del gas e segnatamente della posa in opera della derivazione di utenza del civico 7818 del 1992-93 non sarebbe possibile individuare le persone fisiche responsabili dei lavori mancando prove documentali degli incarichi all’epoca ricoperti dalle imprese coinvolte e nemmeno sarebbe possibile sapere chi effettivamente abbia svolto la propria opera nel cantiere interessato in quanto gli unici soggetti individuali sono deceduti. E, sempre secondo l’ufficio requirente, con riferimento ai lavori di predisposizione per l’allaccio dell’utenza privata del civico 7818 eseguito il 13 ottobre 2022 non sarebbe possibile individuare una regola cautelare relativa alla chiusura della valvola sotto strada sia perché non prescritta da alcune normativa tecnica di settore, sia perché i sistemi di gestione, qualità e sicurezza adottati in altre città seguono la prassi di mantenere la valvola aperta anche in caso di utenze non allacciate.
Le richieste del gip
Il giudice Trinci per quanto riguarda le possibili responsabilità della Gesam, quale società che appaltava la realizzazione della rete di distribuzione del gas a Del Debbio spa, esecutrice dei lavori, chiede alla procura della Repubblica di accertare quali furono le verifiche eseguite in concreto sulla messa in opera: con quali strumenti, da parte di chi, secondo quali direttive tecniche e da chi eventualmente furono fornite e se tali accertamenti furono idonei, secondo la miglior scienza ed esperienza di quel periodo storico, a intercettare una fuga di gas sicuramente presente stante il foro nella tubazione formatosi sulla deviazione di utenza interrotta a servizio del civico 7818 (causato dall’usura del tempo sulla guaina bituminosa nella curva della tubazione) e la cronologia degli eventi. Inoltre il giudice ha rilevato come una condotta, quella della valvola sotto strada lasciata aperta, rilevata in tre capoluoghi di provincia su 119 non può rilevarsi esaustiva per stabilire se, in una determinata comunità di settore, si sia stabilizzata una regola cautelare. Per il gip «Solo un accertamento diffuso su tutto il territorio nazionale può consentire un giudizio certo. Inoltre è opportuno capire come vengono rilevate le perdite nelle città dove le valvole vengono tenute aperte». Per il giudice quindi i 15 indagati rimangono tali e restano, sino alla conclusione dell’ulteriore accertamento, così come le ipotesi di reato nei confronti di dirigenti, responsabili, dipendenti, esecutori dell’installazione, vertici dei Cda, che vanno a vario titolo dal triplice omicidio colposo al crollo a causa di incendio, dal danneggiamento colposo alle lesioni.
