Il Tirreno

Lucca

I tempi della giustizia

Brico, fallimento ancora aperto dal 2014: ministero condannato al risarcimento

di Pietro Barghigiani
Brico, fallimento ancora aperto dal 2014: ministero condannato al risarcimento

Creditore ottiene un’indennità per «irragionevole durata della procedura»

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BARGA. La cifra è simbolica, il principio è il timbro di una sconfitta. Un marchio, certificato dallo Stato che condanna sé stesso, impresso sui tempi delle procedure giudiziarie.

Si inizia dalla fine: la Corte d’Appello ha condannato il ministero della Giustizia a risarcire con un indennizzo riparatorio un creditore per la irragionevole durata di un fascicolo fallimentare.

La storia è quella del Brico, storica azienda di Ponte all’Ania dichiarata fallita il 25 novembre 2014.

Quel fallimento non è ancora chiuso. Di qui l’azione legale di un creditore, una società che doveva avere 33mila euro e che si è decisa a chiedere i danni al ministero per una durata fuori misura della procedura fallimentare.

Il conto riconosciuto dai giudici fiorentini al creditore spazientito e deluso dall’apparato giudiziario è minimo: 1200 euro. Lo prevede la legge. Una somma di 400 euro per ogni anni “sforato” rispetto al tetto massimo fissato dalla Cassazione sulla durata del processo di quel tipo. E, contrariamente a quanto disposto a gennaio da un precedente decreto di un’altra Corte fiorentina, il limite massimo non è 7, ma 6 anni. La procedura fallimentare Brico è ancora aperta ben oltre la tolleranza fissata dal legislatore.

Scrive la Corte d’Appello che «la procedura fallimentare non può avere una durata ragionevole superiore a sei anni. Tale termine fissato per legge è perentorio ed è sottratto ad una valutazione discrezionale da parte del giudice, atteso che l’esplicita previsione normativa, non prevede durate diversificate in ragione del diverso grado di complessità dei giudizi giudice. La procedura fallimentare di “Brico Snc” ha quindi avuto una durata irragionevole di 3 anni e l’indennizzo per equa riparazione va liquidato in 1200 euro» con l’aggiunta di circa 1800 euro di spese legali.

Il fallimento Brico è stato uno dei default più “sonori” della storia recente in Lucchesia.

Un “buco” di circa 60 milioni di euro con oltre 200 creditori in fila per ottenere un minimo ristoro e tre patteggiamenti della famiglia Potenti, i titolari dell’epoca, per bancarotta. A dieci anni e mezzo dalla sentenza del Tribunale la procedura è ancora apertal


 

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