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Lucca, il paradosso della Valmet: conti in salute ma licenzia
L’azienda ha annunciato un piano di esuberi che colpisce anche Mugnano. Rischiano il posto 22 dipendenti. Ira dei sindacati: «Scelta incomprensibile»
LUCCA. Cambiano le proprietà, dalla Korber al colosso finlandese Valmet, ma sullo stabilimento dell’ex Perini di Mugnano continua ad aleggiare, purtroppo con maggiore concretezza, lo spettro dei licenziamenti.
Per la precisione i vertici aziendali hanno annunciato, nell’ottica di una nuova riorganizzazione su scala globale che prevede entro giugno 1.150 esuberi tra i 19mila dipendenti (pari al 6% complessivo) della multinazionale, che nello stabilimento lucchese ci saranno 22 licenziamenti sui 460 addetti. Per le ditte collegate – Fold e Valmet Spa – la quantità di esuberi non è stata ancora stabilita. L’annuncio del gruppo sul non voler aprire una procedura di mobilità per questi ulteriori licenziamenti nelle altre due sopracitate aziende lascia però intendere che saranno meno di cinque i dipendenti mandati a casa in ambedue le realtà.
Le reazioni sindacali
In attesa di organizzare ulteriori forme di protesta, dalle 16 alle 17 di ieri i dipendenti dello storico stabilimento di Mugnano, con i rappresentanti delle varie sigle sindacali al loro fianco, hanno dato vita a un primo sciopero. La notizia del possibile taglio di 22 lavoratori, non è ancora dato sapere quale posizione occupazionale verrà ridimensionata, ha provocato la repentina alzata di scudi dei sindacati.
«Si tratta di una scelta incomprensibile in virtù dei lusinghieri registrati dalla succursale lucchese sia per quanto riguarda le ordinazioni che sul piano del fatturato – dichiara il segretario provinciale di Fiom Cgil Lucca Nicola Riva – Gli stabilimenti del nostro territorio hanno ordini in programma a ritmo serrato fino al termine del 2026. Non si può neanche utilizzare la scusa di pessimi risultati economici: nel 2024 le sedi Lucca e Bologna hanno generato utili di oltre 20 milioni di euro, con ricavi pari a 171 milioni. La mossa della Valmet è dunque di valenza finanziaria, ignorando qualsiasi forma di tutela nei confronti del lavoratore».
Gli altri stabilimenti a rischio esuberi sul territorio nazionale sono quelli di Milano e Gorizia. Prima di conoscere quali saranno le prossime mosse di Valmet, in tal senso i sindacati hanno chiesto un nuovo tavolo d’incontro con i vertici dell’azienda finlandese, i rappresentanti dei lavoratori invocano l’aiuto delle istituzioni.
«Chiediamo l’intervento di Provincia e Regione per cercare una soluzione a questo grave problema – sentenzia il responsabile territoriale Fim Cisl Toscana Nord Bruno Casotti – Non riusciamo a comprendere le ragioni per cui un’azienda ha chiuso nel 2024 la cassa integrazione per effetto degli ottimi profitti per poi effettuare queste scelte. Da Valmet ci aspettiamo finalmente un piano industriale, mai fatto da quando hanno rilevato la proprietà da Korber, che sappia dare garanzie di continuità ai dipendenti».
Scenari futuri
Le prossime settimane saranno decisive per stabilire quali direzione prenderà la vicenda. Ieri pomeriggio, intanto, si era tenuta una prima assemblea con i dipendenti della Valmet. In queste ore complicate, comunque, il comparto occupazionale ha fatto fronte comune.
«Ci auguriamo che l’azienda possa tornare sui suoi passi – auspica un battagliero Carlo Iozzi, delegato Rsu Fiom Cgil all’interno dello stabilimento di Mugnano – Se così non fosse, ci riserviamo di valutare altre iniziative in modo da portare mediaticamente ancora di più alla ribalta la situazione. In tutti questi anni non mi era accaduto di trovare un’azienda in salute pronta a mettere in pratica questo taglio del personale. Tuteleremo in ogni modo le famiglie coinvolte».
Sulla stessa lunghezza anche il pensiero di Giacomo Saisi, segretario generale Uilm area Nord Toscana. «Purtroppo ci troviamo di fronte a una multinazionale quotata in Borsa che quando vede scendere il proprio titolo, come risposta prova a tagliare subito la forza lavoro – afferma Saisi – Queste aziende, invece, dovrebbero farsi un esame di coscienza e capire che lo stabilimento di Mugnano gioca un ruolo fondamentale nella vita del nostro territorio e di innumerevoli famiglie. Offriremo sostegno ai dipendenti, con l’augurio che la situazione possa risolversi nel migliore dei modi senza licenziamenti».