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Il caso

Lucca, errori negli impianti di due denti: dentisti condannati a risarcire. L’intervento, la causa e la sentenza

di Pietro Barghigiani

	L'intervento di un dentista (foto di repertorio)
L'intervento di un dentista (foto di repertorio)

Conto di oltre 25mila euro da risarcire alla paziente non informata sui rischi dell’intervento

27 luglio 2024
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LUCCA. Un intervento delicato e invasivo non solo per l’estetica della paziente, ma anche per la sua salute dentale. Due incisivi superiori da sostituire danno il via a un calvario sanitario. E giudiziario. Gli impianti si rivelano un dramma per la 40enne lucchese che è costretta a rivolgersi altrove per rimediare al danno finito al centro di una disputa legale. Con un epilogo in primo grado: la condanna del Tribunale nei confronti di una dentista e di un odontoiatra implantologo a risarcire la donna con oltre 25mila euro. Viene riconosciuto il danno patrimoniale, ma anche quello morale oltre al mancato consenso informato.

La storia

Il riassorbimento osseo era la causa dei problemi della paziente che gli impianti non hanno risolto. Anzi, li hanno aggravati. L’intervento risale al novembre 2018. Che sia un mezzo disastro la donna se ne accorge quasi subito.

La causa

Nel corso della causa il giudice ha affidato una consulenza medica che «ha accertato il nesso di causalità tra la condotta posta in essere dal dottore e il danno subito dalla ricorrente. Ha, inoltre, accertato che la causa del danno è da individuarsi nella mancanza di accertamenti clinici preventivi a carattere strumentale, indispensabili per determinare il quadro clinico della paziente (nello specifico, mancata esecuzione di radiografia Tc), che hanno impedito di individuare la presenza di un biotipo sottile».

Ma la responsabilità viene contestata in concorso anche alla dottoressa che aveva eseguito correttamente le estrazioni e poi non aveva previsto radiografie affidando il resto all’implantologo. Nel procedimento è stato acquisito anche il passaggio, di parziale ammissione di errore, della restituzione di mille euro da parte della dentista alla cliente sui 2mila versati per l’inizio del percorso odontoiatrico.

«Il danno morale»

Il danno morale riconosciuto alla paziente è stato riconosciuto «per le sofferenze e le angosce a causa dell’errato intervento medico, che andavano al di là dei limiti della normale sofferenza insita nel danno biologico. Pertanto, in considerazione della sofferenza soggettiva interiore che la ricorrente ha dedotto e provato, può, senz’altro, riconoscersi la liquidazione del danno morale». Il riferimento è ai trattamenti medici successivi per la riparazione del danno e il percorso clinico seguito per oltre i due anni. «Si aggiunge che l’articolato dentario partecipa alle funzioni dell’apparato stomatognatico, tra le quali quelle masticatoria, fonatoria ed estetica, che risultano nel caso specifico essere state momentaneamente compromesse, determinando ulteriori disagi per la ricorrente» precisa la sentenza.

L’altra accusa

L’altra accusa ai medici è di non aver informato con precisione la paziente su quelli che sarebbero rischi e vantaggi dell’intervento. «Non è avvenuto un incontro di volontà efficace a fronte di un’informazione medica assolutamente carente e fuorviante – ancora il Tribunale – . Si ritiene, pertanto, che entrambi i professionisti non abbiano adempiuto gli obblighi informativi e, di conseguenza, abbiano violato il diritto all’autodeterminazione della ricorrente».

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