Il Tirreno

Livorno

L’inchiesta

Droga, rapine e fucilate in centro a Livorno: nove arresti, 18 indagati – Chi sono

di Stefano Taglione

	Il ritrovamento del fucile e parte del materiale posto sotto sequestro (foto Stick)
Il ritrovamento del fucile e parte del materiale posto sotto sequestro (foto Stick)

Un imponente giro di spaccio, per lo più cocaina e hashish, scoperto dai carabinieri. Uno dei fermati si era messo a sparare alle 2 di notte in piazza della Repubblica

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LIVORNO. Corrieri della droga rapinati, clienti in ritardo con i pagamenti "sequestrati" nelle auto, picchiati e minacciati: «Ti porto nel bosco e ti faccio mangià dai cinghiali». Ma anche spari in mezzo alla strada: uno degli indagati, ora in carcere, dopo aver litigato con altre persone per degli sgarbi verso la moglie ha preso un fucile e si è messo a sparare di notte nel bel mezzo di piazza della Repubblica.

È un contorno di violenza inaudita quello che emerge dall’inchiesta dei carabinieri di Livorno e Cecina che ieri mattina, 16 dicembre, ha portato all’arresto di nove persone, ora in cella, e ad altre nove indagate senza alcuna misura cautelare a loro carico. Sono tutti accusati di spaccio, alcuni anche di rapina, estorsione e una anche di evasione dai domiciliari, porto abusivo di armi e di oggetti atti a offendere. All’operazione hanno collaborato anche i colleghi del nucleo cinofili di Santa Maria di Galeria, una località alla periferia di Roma, con alcuni dei coinvolti raggiunti dalle notifiche giudiziarie nelle carceri di Pisa e Prato, dove si trovano reclusi. I sequestri, gli ultimi ieri mattina, hanno portato nel corso delle indagini (durate più di un anno, dal 2023 al 2024) al rinvenimento di oltre 40 chili di droga, per un valore potenziale sul mercato di circa 400mila euro.

Chi sono gli arrestati

L’operazione dei militari, dal nome "Penny black", ha portato all’arresto del venticinquenne livornese ex studente dell’Ipsia Orlando Sami El Faitouri (accusato di rapina, evasione, porto abusivo di oggetti atti a offendere e spaccio di cocaina, hashish e ketamina), del trentunenne albanese residente a Livorno Desuer Demiri (spaccio, estorsione e rapina), del connazionale trentacinquenne sempre residente in città Gilbert Karamani (spaccio ed estorsione), del venticinquenne colligiano Mourad Fraiji (spaccio e rapina) e, per le sole cessioni di droga, del ventinovenne tunisino di casa a Livorno Yassine Bahri (già in carcere a Lucca per altre vicende), dei connazionali Salim Sghaier (31 anni), Mohamed Amine Laama (28), Ahmed Nebli (30 e indagato anche per porto abusivo di armi) e Alaa Eddine Yahyaoui (21).

Gli altri indagati

Chieste le misure cautelari anche per il ventottenne dominicano residente a Livorno Yahiron Alberto Rosado, per il venticinquenne libico Mohuamed Ferjani e per il sessantatreenne livornese Marco Denci: la decisione arriverà però all’esito dell’interrogatorio previsto nei prossimi giorni in tribunale, così come per una quarta persona indagata che al momento, però, si trova in Spagna. Liberi e indagati per spaccio di sostanze stupefacenti il ventiseienne livornese Alessio Orlandi e i rosignanesi Alex Salvadori (25 anni e nato a Pisa), Christian Paoletti (22), Alfonso e Pasquale Zilo (di 30 e 55 anni, entrambi originari di Napoli).

L’indagine

L’inchiesta, delegata ai carabinieri della Compagnia di Cecina comandati dal capitano Domenico Grieco, ha avuto impulso da un arresto avvenuto il 20 settembre 2023 a Rosignano: El Faitouri e Orlandi, in quell’occasione, furono fermati con 105,47 grammi di cocaina. Da lì i militari - intuendo che non si trattasse di un episodio isolato, ma di una rete strutturata di spaccio - su delega della procura hanno iniziato a mettere sotto intercettazione alcuni degli indagati per poi arrivare a ricostruire quello che reputano un sodalizio criminale che può spingersi anche a violenze inaudite. «Abbiamo certificato episodi - spiega il colonnello Dario Mineo, comandante provinciale dei carabinieri di Livorno - che abbracciano un ampio arco delinquenziale. Alcune persone sono state aggredite anche con frasi: "Ti sciogliamo nell’acido"».

Estorsioni e rapine

L’esempio lampante il 23 gennaio 2004, quasi due anni fa, quando Demiri e Karamani in piazza della Repubblica ospitano nella loro macchina un livornese per picchiarlo e minacciarlo di morte. Il giovane, non indagato nel procedimento penale, non avrebbe saldato un debito di quattromila euro di droga. Per questo Karamani cerca di intimidirlo senza lasciare spazio all’immaginazione: «Ti faccio mangià dai cinghiali». «Ho sbagliato, hai ragione», cerca di difendersi la vittima. Due mesi più tardi, il 19 marzo, da Roma al Parco Levante, alla periferia della città, arriva un giovane con un carico di droga. Doveva consegnarla, secondo l’accusa, a El Faitouri, Fraiji e Demiri. Ma viene rapinato. È un trentenne della Capitale: non è indagato in questo procedimento penale, ma il 15 maggio dello stesso anno (quindi due mesi dopo l’agguato subìto vicino all’Ipercoop) verrà arrestato con 249,6 grammi di marijuana e 470 di hashish per essere trasferito in regime di custodia cautelare nel penitenziario di Lucca.

Gli spari

Poi c’è l’episodio forse più preoccupante, anche se non è connesso allo spaccio. Ahmed Nebli, uno dei tunisini finiti in carcere, litiga pesantemente con alcune persone. L’origine dell’alterco, secondo quanto appurato dagli inquirenti, è uno sgarbo verso la moglie livornese, che fra l’altro proprio quel giorno festeggia il compleanno. Siamo nella notte fra il 25 e il 26 aprile dell’anno scorso. Nebli, nonostante la compagna cerchi di dissuaderlo («Così finiamo sul giornale», «Amore che te ne frega di lui, è il mio compleanno») dopo la lite fino a quel momento solo a parole va in via della Livornina a casa di un amico per prendere un fucile («Dammi il ferro») e si metterà poi a sparare poco prima delle 2 in piazza della Repubblica. Senza colpire nessuno, ma a scopo intimidatorio.  «Sparagli, sparagli a quel c... spara!», lo incoraggia una ragazza in quei folli istanti. Poi, insieme all’amico e alla moglie, la fuga. Scene di follia in una città dove la lotta allo spaccio, lo dimostrano le numerose operazioni, è ormai diventata la priorità, anche per i numeri che – come certificato dai dati de Il Sole 24 Ore – la vedono al secondo posto nazionale (come provincia). «Si tratta di una priorità e continueremo su questo solco anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi», le parole del colonnello Mineo.

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