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Livorno, i segreti dell’ospedale al top in Italia per la cura dei tumori: «L’ultimo caso e il nostro prossimo obiettivo»

di Martina Trivigno

	A destra Orazio Santonocito
A destra Orazio Santonocito

L’intervista al primario di Neurochirurgia Orazio Santonocito: «Possiamo contare su un gruppo di specialisti eccezionali»

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LIVORNO.  Gli Spedali Riuniti di Livorno al primo posto in Toscana nell’area del Sistema nervoso e nelle prime 14 posizioni a livello nazionale tra le strutture di ricovero inserite nella ristretta élite dei migliori ospedali italiani. È quanto emerge dal Programma nazionale esiti (Pne) 2025, il principale strumento dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) per valutare la qualità dell’assistenza sanitaria. Nello specifico, per quanto riguarda il Sistema nervoso, sono stati presi in considerazione i volumi di patologia trattata e mortalità a 30 giorni sia per il trattamento dei tumori cerebrali che per l’ictus ischemico. «Ma sia chiaro: non produce classifiche, graduatorie o giudizi», sottolinea il primario di Neurochirurgia, Orazio Santonocito.

Perché la Neurochirurgia di Livorno ha ottenuto una valutazione così elevata?

«Una delle peculiarità è la capacità di presa in carico di pazienti con tumori molto complessi del sistema nervoso centrale, che in altre strutture specialistiche sono difficili da trattare. In questo senso siamo diventati negli anni un centro di riferimento per il trattamento chirurgico di patologie cranio-cerebrali di elevata complessità. Questo livello di eccellenza, certificato dalla pubblicazione dei dati del Pne di Agenas, è stato raggiunto grazie al lavoro di un team multidisciplinare altamente specializzato e competente nell’ambito delle Neuroscienze, e grazie anche alla dotazione tecnologica di ultima generazione di cui disponiamo. Tutto questo aumenta la precisione degli interventi chirurgici, riduce le complicanze e favorisce il ritorno dei pazienti ad una vita normale in minor tempo. Ecco, all’interno della Neurochirurgia di Livorno lavora, fianco a fianco con i neurochirurghi, la neuroncologa Anna Luisa Di Stefano: grazie al suo apporto abbiamo creato un ambulatorio specifico neuroncologico dedicato alla cura dei pazienti con tumore cerebrale».

In cosa consiste?

«Segue circa 200 pazienti e si integra con l’attività del gruppo oncologico multidisciplinare (Gom), dedicato al sistema nervoso centrale che discute ogni anno circa 400 nuovi casi di pazienti con tumore cerebrale. Il risultato del gruppo, che si riunisce settimanalmente, si integra con la rete oncologica dell’Azienda Usl Toscana nord ovest e ciò permette ai pazienti di ricevere i trattamenti vicino casa e fare invece a Livorno i controlli e le rivalutazioni più specifiche».

Qual è la forza del gruppo oncologico multidisciplinare?

«Il contributo di ciascun gruppo di specialisti che lo compongono. Cito i colleghi neuroradiologi, guidati dal dottor Lorenzo Testaverde, decisivi e raffinati nello studio diagnostico radiologico preoperatorio di ogni singolo paziente con tumore cerebrale; il dottor Roberto Arpesani e il suo team, molto abili ed efficaci nel trattamento endovascolare di alcune lesioni cerebrali; i radioterapisti guidati dalla dottoressa Luciana Lastrucci per il trattamento radioterapico dei tumori cerebrali ad elevata aggressività; gli anatomopatologi, Paolo Viacava e Vanna Zucchi, dedicati all’analisi istologica dei numerosi e vari casi, a volte sfidanti per la loro complessità, che inviamo loro ad analizzare; gli oncologi guidati dal dottor Giacomo Allegrini, preziosi nel percorso chemioterapico e l’équipe dei neurofisiologi Alberto Pellegrinetti e Davide Paoli, grazie ai quali riusciamo a fare interventi chirurgici molto complessi. Il tutto sotto l’attenta regia della nostra bravissima neuroncologa Di Stefano».

Quali progressi sono stati introdotti a Livorno?

«La caratterizzazione molecolare estensiva dei tumori cerebrali attraverso pannelli di ultima generazione che permettono una diagnostica anatomo-patologica avanzata anche per i tumori rari, con il vantaggio di utilizzare terapie sempre più personalizzate. In uno dei nostri casi, grazie alla terapia personalizzata sul bersaglio molecolare, abbiamo salvato la vista a una giovane paziente affetta da tumore infiltrante delle vie ottiche. Il nostro gruppo, poi, è molto attivo nell’ambito della ricerca in neurooncologia».

Si spieghi meglio.

«Questa attività è iniziata nel 2019 grazie alla collaborazione con la dottoressa Chiara Mazzanti, ricercatrice della Fondazione pisana per la scienza(Fps): abbiamo messo insieme una collezione di ben 160 casi di colture di cellule tumorali corredate da dati clinici, probabilmente unica in Italia, finanziata da Airc. Tutto questo, insieme all’analisi retrospettiva di una casistica di oltre 400 casi, ci ha permesso di condurre studi di ricerca neurooncologica culminati in numerose pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali. In particolare, abbiamo aperto due sperimentazioni cliniche, di cui una sponsorizzata a livello internazionale, che valuta un dispositivo intracranico per aumentare la penetrazione dei farmaci chemioterapici nei tessuti».

E presto nascerà una fondazione all’ospedale di Livorno.

«Questo era il desiderio di una mia cara paziente, Meri Malucchi, purtroppo deceduta per un glioblastoma. Ma il suo coraggio continuerà a vivere grazie alla realizzazione del suo sogno: aiutare gli altri. Questo sarà l’obiettivo di “Alziamo il muro – Fondazione per la cura e la ricerca sui tumori cerebrali”. Questo è il testimone che Meri lascia». 

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