La misura
Fiamma, Livorno provincia di Olimpia
Ambra Sabatini ha percorso gli ultimi metri fino al braciere in piazza della Repubblica: a passarle la torcia, prima dell’accensione, è stato l’ex campione amaranto Igor Protti
LIVORNO. Nell’azzurro ormai scuro sopra il cielo di Livorno, all’apice della postazione allestita offrendo le spalle a via della Pina d’Oro, si accende il fuoco sacro in tutta la sua immensità, andando su, agile come un volo di farfalla, disegnando lingue di drago come fossero una via maestra da seguire per un mondo che vorremmo, bruciando tutto quello che non va.
È la parte conclusiva del trasferimento iniziato alle 18,07 dal campo scuola verso il centro urbano, utilizzando 51 tedofori per questa sede di tappa a cinque cerchi di Milano-Cortina 2026.
Con Ambra Sabatini che ha compiuto gli ultimi metri, salendo il palco nella City Celebration e avvicinandosi al braciere con la torcia. Scortata dallo sguardo di tanti altri volti noti, fra i quali hanno spiccato anche Giulia Quintavalle e Paolo Bettini. Emozionata più dell’oro di Tokyo, la velocista paralimpica appare senza fiato, il cuore in gola, con la sua città tutta intera che la spinge verso il rito che spetta solo all’eletta protagonista finale di una giornata che ha visto migliaia di persone in piazza della Repubblica, mentre altrettanta folla si era data appuntamento, riversandosi lungo il tragitto, accompagnando e sospingendo lo spirito dello sport che nella sua capitale, fa da sovrano. Specialmente nell’ultimo chilometro e mezzo, il tratto che dal Ponte Nuovo procede fino all’ingresso di via Grande, dove il boato, complice l’acustica che possono regalare i portici, ha accolto la carovana, cominciando a coccolarsi i suoi famosi protagonisti chiamati ad esser tedofori.
È qui il clou di tutto, di una grande bellezza. In mezzo a colori di divise e tute delle società di ogni disciplina di tutta la provincia, godendo in ordine sparso e non necessariamente di comparsa, lo spettacolo made in 0586, come il prefisso telefonico che Aldo Montano scrisse sulla bandiera amaranto sul podio di Atene. La sua è la stoccata alle diseguaglianze. Eppoi, il tuffo nei valori dello sport dell’allenatore azzurro di nuoto Stefano Morini, o il canestro dei desideri di Fantozzi, l’ironia tutta labronica di Leonardo Fiaschi, il bobista elbano Francesco Costa olimpionico 2014 e 2018 per un carattere che sia spesso come una lastra di ghiaccio, Igor Protti che fa gol e la nord (e non solo) esulta nel match ingaggiato contro un perfido male. Fino al calcio alle diseguaglianze che, con la sua protesi, Ambra dà ogni giorno.
Il percorso, come fosse il richiamo a un’ode di Pindaro, celebrazione di Olimpia che canta Giove attraverso i ginnici agoni (da qui, il significato agonismo, ndc). Estasi quando Costa inforca la via Grande: attraverso i “nostri” e tutta la carovana dell’organizzazione, sembra quasi quella scena di corsa girata sulla spiaggia della West Sands Beach a Saint Andrews, in Scozia, per il film Momenti di Gloria. E le note di “Chariots of Fire”, colonna sonora scritta da Vangelis che pare risuonare nei cuori e nelle teste di chiunque si trovi ad assistere all’evento. Musica iconica, enfatica e celebrativa; adatta per sottolineare impegno, forza, eroismo, abnegazione. Tutti ingredienti di ciò che una Olimpiade riassume e che possiede non solo chi vince una medaglia. Poi Protti stinge in mano la torcia olimpica, accolto dal grande affetto dei livornesi che con i cori (“Protti capo degli ultrà”) fanno sentire tutto il loro calore; infine, passa la fiamma olimpica nelle mani di Sabatini che sale sul palco e accende il braciere, mentre il pubblico applaude.
Una bella serata, di quelle da ricordare e mettere nell’album. Resteranno anche le belle parole del delegato provinciale Coni, Gianni Giannone, e del sindaco Luca Salvetti mezz’ora dopo l’apertura del villaggio e le attività nell’attesa della fiamma. Sulla parte via delle Galere-via Grande, l’area riservata ai principali sponsor, Eni e Coca-Cola, e poi la zona sportiva con simulatori di bob, sci, hockey che i bambini e non solo, hanno potuto provare. Olimpia saluta casa sua, Livorno è un po’ come la sua Sparta e la sua Atene. Un giorno tornerà. Ne siamo sicuri.
