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Livorno, Esciua: «Noi aggrediti a Grosseto e neanche una parola di scuse»

di Francesca Bandinelli

	Joel Esciua (foto Silvi)
Joel Esciua (foto Silvi)

Il numero 1 del Livorno non ci sta: «Momento bruttissimo, il cazzotto in diretta tv. Nella baruffa ci hanno sputato e offeso». Sette giorni di prognosi per Laudicino

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LIVORNO. Il giorno dopo, se possibile, fa persino più male di quello precedente, quello dell’aggressione al responsabile marketing del Livorno Maurizio Laudicino e al presidente Joel Esciua nella tribuna autorità dello stadio Zecchini di Grosseto. Dalla società maremmana, al di là del comunicato pubblicato sui canali ufficiali, ieri, tre ore dopo il messaggio amaranto, non è arrivata nessuna chiamata. «U.S. Grosseto 1912 e la sua proprietà prendono le distanze in modo inequivocabile da qualsiasi atto violento eventualmente avvenuto nella tribuna dello stadio Carlo Zecchini in occasione della partita Grosseto-Livorno - si legge nella nota - e auspicano che le autorità competenti prendano i dovuti provvedimenti qualora venissero riscontrate responsabilità». A far rumore è quell’avverbio, «eventualmente».

A rompere il silenzio, andando oltre la nota del club, è il presidente amaranto, Joel Esciua, costernato per quanto accaduto a Laudicino, tornato a casa dopo una nottata in ospedale con un referto di 7 giorni. «È stato un momento bruttissimo - ci racconta dal ventre del Picchi -. Io, Laudicino, il presidente onorario Enrico Fernandez, il dg Vittorio Mosseri e il segretario generale Massimiliano Casali siamo stati sistemati da una parte: il club manager Luca Mazzoni, invece, da solo, in un’altra. Laudicino, forse, era stato preso di mira: abbiamo temuto per il nostro presidente onorario, tornato a casa esterrefatto e nauseato. Nella nota diffusa dal Grosseto siamo stati accusati di non esserci occupati di offrire un’accoglienza decorosa al Picchi, all’andata, ma garantisco che non è così. E soprattutto, a Grosseto, sono stati presi di mira anche alcuni giornalisti livornesi presenti. Il cazzotto sferrato a Laudicino è stato mostrato in diretta tv, come la baruffa successiva, abbiamo faticato ad uscire, tra sputi e male parole, ma soprattutto non è arrivata una parola di scuse. Qualcuno si è persino spinto a riprendere il nostro responsabile marketing mentre era sdraiato sul nostro pullman con il ghiaccio in testa». Adesso la società amaranto sta mettendo insieme il materiale. «Poi saranno le sedi competenti a metterci il sigillo: quei video, hanno fatto il giro. Ringrazio piuttosto la nostra splendida tifoseria, che ha seguito la squadra in massa sostenendola ininterrottamente e che non ha risposto a nessun tipo di provocazione».

Il presidente torna anche indietro nel tempo, quando il suo Livorno fu ospite sul campo del Fulgens Foligno. Anche lì, ci fu un fastidioso intoppo, ma è lui a togliere l’acceleratore. «Si tratta di due situazioni diverse, la società, non presente sugli spalti, espresse subito parole di condanna di fronte all’accaduto. Questa è una vicenda diversa». Ad entrare nel dettaglio, attraverso il suo profilo social, è il diretto interessato, Laudicino: «È stata una pagina di cronaca nera al termine di un bel pomeriggio di sport. Il mio auspicio è che vengano individuati i responsabili e puniti in maniera esemplare. I video aiuteranno le forze dell’ordine. Mi spiace perché, dopo aver preso un violento colpo alla testa, alle spalle, mentre scendevo, negli attimi seguenti non ho avuto la lucidità per denunciare quella che stava diventando una caccia all’uomo alla quale hanno preso parte non solo tifosi locali ma anche addetti ai lavori. Mi hanno fatto rifugiare sul pullman in attesa che gli animi sbollissero. Ringrazio tutti i miei colleghi che mi hanno prestato aiuto e non mi hanno lasciato solo, in particolare Luca Mazzoni». Il calcio, quello vero, è altro. 

 

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