Livorno, lanciò il figlio dalle scale uccidendolo: parrucchiera condannata a vent’anni
Era imputata per l’omicidio del suo bambino in via del Bosco. Premeditazione esclusa, riconosciuto il vizio parziale di mente
LIVORNO. Vent’anni di reclusione. Più la condanna a pagare una serie di risarcimenti alle persone offese, oltre alle spese processuali. Ecco il giudizio della Corte d’Assise presieduta dal presidente del tribunale Luciano Costantini che, superando la richiesta del pubblico ministero Giuseppe Rizzo, ha condannato la parrucchiera 39enne cubana Damaris Kindelan Ballester – difesa dagli avvocati Alessia Pontenani e Gianluigi Comunello – riconoscendola responsabile del reato di omicidio volontario per aver (è questo il verdetto della Corte) ucciso il figlio di due anni e mezzo lanciandolo dalle scale del palazzo in via del Bosco 32. È stata invece esclusa la premeditazione ed è stata riconosciuta l’attenuante del vizio parziale di mente. Per l’imputata il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a diciannove anni, la difesa invece la derubricazione del reato contestato a omicidio colposo oppure, in alternativa, il riconoscimento del vizio parziale di mente.
I fatti
Prima della sentenza, pronunciata nella serata di ieri, sono stati setacciati nuovamente i fatti al centro del processo: sia durante la requisitoria del pubblico ministero sia durante l’arringa della difesa, preceduta dalle dichiarazioni degli avvocati di parte civile. Tutto, lo ricordiamo, è iniziato all’alba del 17 agosto del 2023 quando i volontari della Svs hanno soccorso in via Sardi il piccolo Marcos Del Mar Ferrero di due anni e mezzo che, in quel momento, si trovava esanime tra le braccia della madre Damaris Kindelan Ballester. E per il bambino, purtroppo, ormai non c’era più niente da fare.
Le indagini
Inizialmente la donna ha raccontato che suo figlio era caduto accidentalmente, il giorno prima, da uno scivolo a Tirrenia e che le sue condizioni di salute erano peggiorate all’improvviso in maniera irreparabile. Poi ha detto di non ricordarsi niente e, in un altro momento, ha parlato di una caduta accidentale. Le indagini della Squadra mobile della polizia di Stato, guidate dal vicequestore Giuseppe Lodeserto e coordinate dal sostituto procuratore Giuseppe Rizzo, hanno però fatto emergere un ulteriore scenario: secondo l’accusa – che si è basata, tra le altre cose, sull’autopsia e sulle altre perizie dei consulenti tecnici – era stata la donna a uccidere il bambino.
Il processo
Quattro, complessivamente, le consulenze acquisite agli atti, tra cui quella del consulente della procura secondo cui la donna, al momento della tragedia, era in grado di intendere e di volere. E mentre l’autopsia ha mostrato lesioni sul corpo del piccolo, la polizia ha ricostruito i vari spostamenti fatti dalla donna con il bambino mettendo in evidenza che il bimbo, seguendo la madre, sarebbe entrato, nel pomeriggio del 16 agosto, in un condominio per poi uscirne, in braccio alla donna probabilmente già morto. Ecco, dunque, il rinvio a giudizio e il processo per omicidio volontario premeditato.
La difesa
L’avvocato difensore della donna, nella sua arringa finale, ha sostenuto come, nonostante le numerose perizie, «c’è un buco temporale che nessun dato scientifico può aiutare a ricostruire». Cosa è successo esattamente nel condominio di via don Bosco? «Abbiamo un quadro indiziale incompleto – ha detto Comunello in aula –. Non possiamo, per esempio, dire con certezza dove sia caduto il bambino». Ecco dunque che, secondo la difesa, non sarebbe possibile affermare oltre ogni ragionevole dubbio che sia stata la madre a far cadere il bambino e non – «come da lei affermato» – che il piccolo sia caduto. «Non sappiamo con certezza cosa sia successo in quelle ore». E per questo, non essendoci la certezza oltre ogni ragionevole dubbio, «chiediamo la derubricazione del reato in omicidio colposo o, in alternativa, il riconoscimento del vizio parziale di mente».
La sentenza
Il pm, d’altra parte, aveva chiesto la condanna a 19 anni per l’imputata in quanto «una perizia ha trovato tracce di dna di Marcos nell’androne del palazzo e non è credibile che un bambino di due anni e mezzo sia caduto in quel modo. Gli indizi di colpevolezza ci sono e sono gravi. La caduta è da escludere». E alla fine Damaris Kindelan Ballester è stata dichiarata colpevole di omicidio volontario per aver ucciso il figlio, con cui si era spostata da Torino a Livorno nell’agosto del 2023 per trascorrere qualche giorno di ferie. È stato deciso inoltre che la donna, a fine pena, dovrà trascorrere tre anni in una Rems, residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. La donna è stata anche condannata al pagamento di complessivi 474mila euro alle parti civili (il padre e lo zio del bambino) e a 7.500 euro di spese processuali. La difesa non esclude la possibilità di ricorrere in Appello ma rimanda ogni valutazione alla lettura delle motivazioni, che saranno depositate entro ottanta giorni.
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