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Livorno, la città omaggia Enrico Berlinguer oltre il film: ogni spettatore potrà portare il suo ricordo

Livorno, la città omaggia Enrico Berlinguer oltre il film: ogni spettatore potrà portare il suo ricordo

Per 14 giorni ai Quattro Mori di Livorno la proiezione della pellicola di Andrea Segre

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C’è qualcosa che va al di là del racconto, della storiografia, dell’aneddotica e che rende giustizia al personaggio perché diventa carne viva. Nessuno finora, se escludiamo Walter Veltroni che ne aveva tratto un documentario, aveva raccontato in un film Enrico Berlinguer, il politico più amato. Né tantomeno vi si era avvicinato: per soggezione forse, per una forma di intimo rispetto, per i tanti rischi di caricare di sovrastrutture (politiche, ideologiche, psicologiche) un totem come l’ex segretario del Pci. L’operazione coraggiosa arriva oggi nella sale grazie al film di Andrea Segre “Berlinguer, la grande ambizione” in cui Elio Germano interpreta il leader comunista negli anni del grande consenso, della rottura con Mosca e del compromesso storico. «Lo avevo in testa da prima, ma probabilmente questo era il momento per raccontare Enrico e il suo grande popolo», ha detto il regista all’anteprima della Festa del Cinema di Roma. Lui che si è avvicinato alla figura di Berlinguer con religioso rispetto.

Eppure quello che oggi nasce a Livorno e che prenderà vita dal 31 ottobre è qualcosa di unico, un progetto che parte sì dalla pellicola del regista di Dolo ma travalica i confini del racconto visivo per farsi testimonianza, impegno, partecipazione. Il film dedicato al politico di Sassari che ha segnato un’epoca diventa in sostanza il grimaldello per aprire le porte di quei livornesi che del “caro Enrico” conservano un’immagine, un ricordo, una testimonianza, un pezzo di vita vissuta. O che vogliono comunque condividere un’emozione, un’idea o un rimpianto per un modo di fare politica che non c’è più.

"Il mio Berlinguer"

Nasce così “Il mio Berlinguer”: quattordici giorni in cui la sala dello storico cinema teatro Quattro Mori, un tempo avamposto dei portuali rossi livornesi e officina culturale di una sinistra operaista, ospiterà le proiezioni del film di Segre. La gestione del cinema se lo è assicurato per due settimane ma non esclude che si possa andare in replica anche più a lungo. «È un film bellissimo», racconta Serena Cassarri, direttrice dei Quattro Mori che proviene dalla “grande famiglia” della Compagnia Portuale «da quando avevo i pantaloni corti». E che per promuovere «qualcosa che andasse al di là delle proiezioni», ha pensato di coinvolgere alcuni concittadini. Uno, Maurizio Paolini - già nell’associazione Enrico Berlinguer e figlio di Eddo, economo del Pci livornese - che aveva svelato alcuni retroscena del famoso 11 luglio del 1975 quando in una piazza della Repubblica gremita, Berlinguer e il leader comunista spagnolo Carrillo lanciarono il progetto dell’Eurocomunismo, la grande “ambizione” poi travolta dall’ostilità dei due grandi, quello americano e soprattutto quello sovietico. È stato proprio Paolini a indicare alla direttrice dei Quattro Mori la figura che avrebbe potuto dar corpo e gambe all’idea di organizzare eventi o manifestazioni collaterali alla proiezione del film.

Il legame tra il leader comunista e Livorno

“Il mio Berlinguer” è diventato un progetto quando Claudio Frontera - una vita in politica come attivista e dirigente del Pci dal 1973, assessore alla cultura dal 1980 al Comune di Livorno e poi, dal 1994 al 2004, presidente della Provincia - si è messo a un tavolino e ha pensato a come mettere gambe al progetto. «L’obiettivo – spiega oggi Frontera – è quello di un più ampio coinvolgimento pubblico sulla figura di Enrico Berlinguer. Per realizzarlo la migliore opzione, a nostro avviso, era quella di far emergere il profondo legame culturale, politico umano che a Livorno lega il ricordo di Berlinguer a tante singole persone che ne hanno conosciuto direttamente o indirettamente il valore e la levatura politica e morale». Una prima azione sarà una sorta di appello, chiedere cioè attraverso tutti i canali di informazione possibili, di portare al cinema fotografie, pensieri, ricordi o altro materiale. Gestiti dal circolo portuali, questi “documenti” saranno integrati in una mostra “in progress” che verrà allestita nella sala al primo piano dei Quattro Mori. Ciascuno potrà aggiungere il proprio ricordo del segretario del Pci a quello degli altri per comporre una rappresentazione corale del “mio Berlinguer”. Ma nell’intenzione degli organizzatori c’è anche quella di leggere prima delle proiezioni del film alcuni pensieri o anche realizzare dei frame audio e video con le voci e i racconti dei cittadini-protagonisti. Per farlo, sul palco, è già stata coinvolta l’attrice livornese Alessia Cespuglio.

Una tavola rotonda

Frontera sta anche lavorando per allestire - probabilmente a metà delle due settimane del film - una tavola rotonda per rievocare la figura e l’opera politica di Berlinguer e i suoi passaggi da Livorno. Tra i relatori interverranno lo stesso Maurizio Paolini, il professor Enrico Mannari che recentemente ha dato alle stampe “Il cuore rosso di Livorno”, viaggio nella città simbolo del comunismo e in uno dei quartieri più iconici, il Pontino. Ma ci sarà anche Franco Poggianti, giornalista ex Paese Sera, storico capo ufficio stampa della direzione nazionale del Pci dal 1974 al 1979. E soprattutto potrebbe essere presente Ugo Sposetti, il tesoriere dei Ds che per anni ha custodito la “cassaforte” di Botteghe Oscure.

Enrico Berlinguer frequentò Livorno in quattro occasioni ufficiali: dapprima come segretario della Fgci, poi l’11 luglio del 1975 nello storico comizio in cui con Carrillo (ma doveva esserci anche il segretrario del Pc francese George Marchais) lanciò la nascita dell’Eurocomunismo, un progetto politico in cui si chiudevano di fatto le porte alla “via nazionale al Socialismo” svincolandosi da Mosca e da Breznev per provare a realizzare una società socialista in Paesi a capitalismo avanzato, seguendo le regole delle democrazie parlamentari. Poi Berlinguer tornò a Livorno nel febbraio 1979. «Ricordo che alloggiava all’hotel Rex – racconta Frontera – io e altri compagni lo andammo a prendere per portarlo al comizio. Rammento ancora la figura di quest’uomo, sfinito, esausto, instancabilmente dedito al suo impegno politico e intento a preparare il testo del congresso. Ricordo la sua figura esile, segnata dalla stanchezza ma profondamente concentrata e ferma nel portare avanti il suo lavoro».

Frontera successivamente rimarrà colpito dal fiume di lacrime che scorreranno fra le tantissime persone accorse a Roma al funerale del segretario del Pci. Era il 13 giugno del 1984. «Ricordo il pianto ininterrotto di Poggianti accanto ai familiari, vicino al feretro». Un pianto che gli rimarrà impresso fino a oggi. Un milione di persone erano venute a salutarlo.

«Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini» furono le sue ultime parole in piazza della Frutta a Padova. Berlinguer aveva 62 anni.

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