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Si è spento a 72 anni Roberto Pardini Le mille lotte di un socialista in trincea

Mauro Zucchelli
Si è spento a 72 anni Roberto Pardini Le mille lotte di un socialista in trincea

È stato stroncato dal Covid: poco dopo esser entrato in ospedale era stato trasferito in terapia intensiva I familiari: non aveva patologie pregresse. Giani ricorda l’impegno per ottenere la “dop” del pane toscano

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Mauro Zucchelli

LIVORNO. Quante battaglie ha combattuto Roberto Pardini nel corso della sua vita terminata la sera di Natale a 72 anni in una stanza d’ospedale. Non desti meraviglia: del resto, lui – origini antignanesi e casa a due passi da piazza Magenta – era socialista in una città di comunisti; era entrato in una fabbrica-simbolo come la Spica alla vigilia dell’autunno caldo; era stato in trincea con il suo sindacato, la Uil, in tante vertenze come per la Siemens. Poi dalle organizzazioni dei lavoratori dipendenti era passato all’associazione dei quelli autonomi, gli artigiani Cna: per vent’anni era stato nella plancia di comando fino a diventarne vicesegretario, numero due negli anni in tandem con Gino Baldi al timone. Ci era arrivato un po’ per caso, come raccontano i suoi cari: «Inizialmente il passaggio in Cna era previsto per un suo amico, fu proprio lui a dirgli: io rinuncio, pensaci tu».

Al momento di andare in pensione, aveva sì lasciato il ruolo di funzionario della Cna ma non il gusto di battersi per il lavoro. Era nato da lì l’impegno nel consorzio perché al pane toscano venisse riconosciuta la “Dop”, il marchio di qualità che tutela la “Denominazione di Origine Protetta”. Una iniziativa in cui aveva avuto il sostegno della Regione Toscana e dell'allora presidente Enrico Rossi: “figlia” di quella nuova cultura del cibo che ha aperto un orizzonte interessante per migliaia e migliaia di piccoli produttori fuori dai recinti della standardizzazione multinazionale.

È stato uno straordinario successo: stiamo parlando dell’«unica denominazione a livello regionale in Europa per questa tipologia di prodotto», ricorda il presidente della Regione Eugenio Giani sottolineando che l’ingrediente-chiave è stata la capacità di costruire «il gioco di squadra di tutti i soggetti interessati». Al di là di questo c’è la sottolineatura della qualità di chi quella battaglia ha condotto in prima linea come direttore del consorzio: «Perdiamo – dice Giani – un uomo che molto ha dato alla nostra Toscana con la sua passione civile e il suo costante impegno, grazie al quale sono stati raggiunti risultati quali il riconoscimento della “Dop” al pane toscano, emblema del valore dell’agricoltura e della tradizione alimentare della nostra regione».

L’ultima battaglia, no: quella l’ha persa. Contro il maledetto coronavirus che se l’è portato via in pochi giorni: «Era entrato in ospedale l’11 dicembre, portando con sé il computer portatile per tenersi in contatto e mettere in fila le sue idee anche dal letto del reparto Covid», lo ricorda così la moglie Vania, pure lei colpita dal virus: «Tempo neanche due giorni e hanno dovuto trasferirlo in terapia intensiva e intubarlo. Da lì più nulla, eppure era in forze, tutt’al più un colesterolo un po’ più alto e nient’altro, né patologie pregresse né problemi di salute». Ce la mette tutta per farsi forte: «Il virus se l’è portato via e ora mi impedisce tutto: io qui e lui lì nella camera mortuaria, chiuso e basta, nemmeno poterlo vestire per l’ultimo viaggio». Lo ribadisce anche il figlio Daniele, cantautore e al suo fianco nel consorzio del pane toscano: «Era forte come un leone, ma questo virus infame non ci ha permesso nemmeno di abbracciarlo di dirgli addio». Lo dice via social dedicandogli la canzone di una band norvegese (“Il vecchio sente il freddo / Oh baby non farlo / perché io avevo detto: / resta su queste strade / ci incontreremo, lo so”).

Di fronte a un virus ladro di sentimenti, riecco la moglie con due parole extra per consegnare un ricordo: «Era una persona molto ma molto onesta, non prestava a giochetti: capace di dialogo ma anche di tener il punto perché pensava che quella era la cosa giusta». Ancora il figlio: «È stato un faro per tante persone, era un uomo che non ha mai lasciato un giorno il timone del fare, del costruire del lavoro».

Era stato anche militante e dirigente del Partito Socialista «negli anni in cui, anche a Livorno o forse soprattutto a Livorno, non era facilissimo non essere omologati, non avere quella appartenenza dei tanti»: è la “fotografia” che consegna all’album dei ricordi Giovanni De Peppo, ex assessore verde e ex garante dei detenuti, che lo aveva avuto al fianco nella vicenda della lista Confronto guidata dall'ex sindaco Gianfranco Lamberti. Si può cogliere al balzo il tributo di De Peppo («lo stile di una voce fuori dal coro, con la necessità di raccontare una città non appiattita e capace, in autonomia e libertà») per tornare a mettere in evidenza la rilevanza dell’impegno di Pardini dentro l’ingarbugliata storia della trasformazione di Porta a Mare in difesa degli operatori manutenzioni navali.

Lascia la moglie Vania e i figli Daniele e Valeria. Oggi, per chi gli ha voluto bene o semplicemente lo ha stimato incontrandolo nelle mille lotte della sua vita, l’occasione per l’ultimo abbraccio: i funerali sono previsti dalle 16,15 partendo dalla camera mortuaria dell’ospedale. —

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