Tenta di uccidere moglie e figlio con una pizza avvelenata: condannato a 11 anni
L’episodio a Bamberg, in Germania: secondo la procura, l’uomo aveva iniziato da tempo a somministrare alla moglie piccole dosi di tossine, provocandole collassi mai spiegati dai medici e costringendola all’installazione di un pacemaker
Un matrimonio ormai alla deriva si è trasformato in teatro di un piano di morte. A Bamberg, in Germania, i giudici hanno condannato a undici anni e quattro mesi di carcere Dirk G., 56 anni, accusato di aver tentato di uccidere la moglie e il figlio servendo loro una pizza ai peperoni e funghi contaminata con aconito, uno dei veleni naturali più letali. Secondo la procura, l’uomo aveva iniziato da tempo a somministrare alla moglie piccole dosi di tossine, provocandole collassi mai spiegati dai medici e costringendola all’installazione di un pacemaker. L’“ultima cena” sarebbe dovuta essere la pizza surgelata trasformata in arma mortale.
Il movente e la fuga
Dietro al progetto non c’era un interesse economico, ma il desiderio di sottrarsi al divorzio, che l’uomo considerava un’onta. Dirk voleva chiudere il capitolo familiare per iniziare una nuova vita con una compagna thailandese di 40 anni. La premeditazione era evidente: dalle ricerche online sui veleni fino alle domande sul costo fiscale di un funerale. La moglie e il figlio, ricoverati in condizioni critiche nel dicembre 2024, si sono salvati grazie alla rapidità dei soccorsi. L’uomo, fuggito in Francia con la nuova partner, è stato arrestato dopo pochi giorni. In aula, la testimonianza della moglie ha colpito i giudici: pur definendolo un pericolo, ha rifiutato di chiedere l’ergastolo, sostenendo di volerlo vedere punito ma non “annientato”.
Il precedente in Australia
Il caso di Bamberg si inserisce in un filone di avvelenamenti che hanno scosso l’opinione pubblica. Pochi mesi fa, in Australia, Erin Patterson, 50 anni, è stata condannata all’ergastolo con un minimo di 33 anni prima di poter chiedere la libertà condizionata. Nel 2023 aveva servito ai parenti un beef Wellington contenente funghi velenosi, uccidendo i suoceri Don e Gail Patterson e la cognata Heather Wilkinson. Solo il marito di quest’ultima, il pastore Ian Wilkinson, è sopravvissuto dopo settimane di coma e conseguenze permanenti. Secondo la Corte Suprema australiana, il delitto si distingueva per la pianificazione e il tentativo di occultare le responsabilità, rientrando nella «categoria più grave» dei reati di omicidio.
