Intasavano gli scarichi invece di liberarli: arrestata la banda degli spurghi – «Non stappate mai, fate uscire liquami»
Oltre alla frode, emerge anche un clima di intimidazione. In più di un caso, il titolare avrebbe minacciato i clienti che si rifiutavano di pagare
Una rete criminale travestita da impresa di servizi fognari è stata smascherata e condannata in primo grado con rito abbreviato. Al centro dell’inchiesta, la società “Spurgo Fogne Roma e Provincia”, che invece di risolvere i problemi idraulici dei clienti, li creava deliberatamente per essere richiamata e ottenere pagamenti sempre più elevati. Otto le persone condannate, per un totale di 23 anni di reclusione. La pena più severa, 7 anni, è stata inflitta al titolare Michael Paludi, 34 anni, considerato il regista dell’intera operazione. Tra gli altri, cinque anni a Maurizio Ianni e condanne superiori ai due anni per gli altri membri del gruppo. Anche Ludovica Avanzini, compagna di Paludi, è stata condannata a un anno.
Il sistema fraudolento: «Non stappate mai»
Secondo le indagini, Paludi aveva messo in piedi un meccanismo ben rodato. Attraverso annunci online che promettevano spurghi a partire da 99 euro, attirava clienti ignari. Una volta sul posto, gli operai chiedevano subito un anticipo di 500 euro, ma il conto finale lievitava fino a migliaia di euro, senza che il problema venisse realmente risolto. Anzi, le abitazioni venivano lasciate in condizioni peggiori, con liquami e rifiuti sparsi, inducendo le vittime a richiamare la stessa ditta. Paludi investiva circa 35mila euro al mese in pubblicità su Google e acquistava recensioni false per apparire affidabile. Le intercettazioni raccolte dagli investigatori rivelano istruzioni precise ai dipendenti: «Fate uscire liquame, così la gente pensa che il problema sia grave».
Minacce e intimidazioni dopo la truffa
Oltre alla frode, emerge anche un clima di intimidazione. In più di un caso, Paludi avrebbe minacciato i clienti che si rifiutavano di pagare: «O paghi o ti faccio capire come funziona la vita», avrebbe detto a un gestore di centro sportivo. In un altro episodio, avrebbe minacciato di «spaccare tutto e dare fuoco al locale». Le indagini, avviate nel 2022 dopo una trentina di denunce da parte di privati, ristoratori, palestre e persino un convento, hanno portato agli arresti nel novembre 2024. Ora si attendono le motivazioni della sentenza, mentre la difesa ha già annunciato il ricorso in Appello.
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