Asteroide di 700 metri individuato vicino alla Terra: era nascosto dal bagliore del sole – Si studia la difesa planetaria
A scoprire 2025 SC79 è stato Scott S. Sheppard, astronomo della Carnegie Institution for Science, nota istituzione statunitense con sede a Washington D.C. specializzata nella ricerca di oggetti minori del Sistema solare
Un asteroide di dimensioni considerevoli è stato recentemente individuato nelle vicinanze della Terra, ma la sua osservazione è resa estremamente difficile dal bagliore del Sole. L’oggetto, denominato 2025 SC79, è stato rilevato per la prima volta a fine settembre e ha un diametro stimato di circa 700 metri. Non si tratta di un “killer planetario” alla stregua dell’asteroide che 66 milioni di anni fa causò l’estinzione dei dinosauri non aviari, ma il suo potenziale distruttivo supera di gran lunga quello di un “killer urbano” come 2024 YR4, un asteroide di circa 60 metri che aveva fatto temere un possibile impatto con la Terra nel dicembre 2032. Per quest’ultimo, il rischio di collisione terrestre è stato scongiurato, anche se un impatto con la Luna potrebbe comunque avere conseguenze indirette sul nostro pianeta.
L’individuazione da parte di Scott Sheppard
A scoprire 2025 SC79 è stato Scott S. Sheppard, astronomo della Carnegie Institution for Science, nota istituzione statunitense con sede a Washington D.C. specializzata nella ricerca di oggetti minori del Sistema solare. Sheppard ha rilevato l’asteroide analizzando i dati raccolti dalla Dark Energy Camera, montata sul telescopio Víctor M. Blanco da 4 metri, gestito dal NOIRLab e situato presso l’Osservatorio Interamericano di Cerro Tololo, nella regione di Coquimbo, in Cile. Quest’area è particolarmente favorevole per le osservazioni astronomiche grazie ai cieli limpidi e alle condizioni climatiche secche. L’osservazione iniziale del 27 settembre è stata poi confermata da indagini di follow-up condotte con i telescopi Gemini e Magellan, consolidando la scoperta.
Un asteroide peculiare e veloce
2025 SC79 appartiene alla classe degli asteroidi Atira, un gruppo molto raro di corpi celesti che orbitano interamente all’interno dell’orbita terrestre. Questi oggetti sono difficili da rilevare perché si trovano molto vicino al Sole e possono essere osservati solo durante il crepuscolo, al tramonto o all’alba. L’asteroide presenta caratteristiche uniche: è il secondo più veloce mai scoperto nel Sistema solare, completando un’orbita intorno al Sole in appena 128 giorni, mentre il primato spetta sempre a Sheppard, che nel 2021 individuò un oggetto che orbitava in 115 giorni. Inoltre, 2025 SC79 ha un’orbita interna a quella di Venere, rendendolo ancora più sfuggente e difficile da monitorare.
Un rischio nascosto ma reale
Come spiega lo stesso Sheppard, «Gli asteroidi più pericolosi sono quelli più difficili da rilevare. La maggior parte degli studi si concentra sugli oggetti visibili di notte, ma quelli vicini al Sole possono essere osservati solo al crepuscolo. Se questi asteroidi si avvicinassero alla Terra, potrebbero rappresentare un rischio serio». Un impatto di un corpo di 700 metri come 2025 SC79 avrebbe effetti catastrofici, con danni significativi su scala nazionale o addirittura continentale e un numero di vittime potenzialmente nell’ordine di centinaia di milioni. Per fare un paragone, un asteroide di 100 metri può distruggere istantaneamente una grande città con milioni di abitanti.
Perché gli asteroidi Atira sono pericolosi
Nonostante orbitino dentro l’orbita terrestre, gli asteroidi Atira rappresentano una minaccia reale perché le loro traiettorie sono instabili e possono essere modificate dalla gravità dei pianeti, incluso il nostro. Un oggetto che oggi sembra innocuo potrebbe in futuro trovarsi su una rotta di collisione con la Terra. Inoltre, la vicinanza al Sole li rende ancora più subdoli: potrebbero riapparire improvvisamente dai pressi della stella, lasciando pochissimo tempo per reagire. Proprio per questo, 2025 SC79 sparirà presto dalla vista dei telescopi per mesi. Quando tornerà visibile, gli astronomi potranno studiarne con maggiore precisione l’orbita e altre caratteristiche, contribuendo sia alla difesa planetaria sia alla comprensione dell’evoluzione del Sistema solare.