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Damasco, cade il regime di Assad e i ribelli prendono la città: cosa sta succedendo in Siria


	Festeggiamenti in Siria dopo la caduta di Assad
Festeggiamenti in Siria dopo la caduta di Assad

Prende piede l'idea di colloqui tra le parti a Ginevra, ma senza il rais

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Le forze ribelli a guida islamica hanno annunciato nella notte tra sabato 7 e domenica 8 dicembre la conquista di Damasco, segnando una svolta drammatica nel lungo conflitto siriano. Il leader siriano Bashar al-Assad, descritto come un “tiranno” dai ribelli, sarebbe fuggito dalla capitale, mettendo fine a un dominio che durava da un quarto di secolo. Assad aveva ereditato la presidenza dal padre, Hafez al-Assad, che aveva governato il Paese con il pugno di ferro per tre decenni. I festeggiamenti per la caduta del regime sono esplosi nelle strade di Damasco, dove i residenti hanno salutato l'evento come l'inizio di una “nuova era”. Dopo 50 anni di governo del partito Baath, la popolazione ha abbattuto simboli del regime, come la statua di Hafez al-Assad, calpestata dalla folla in segno di ribellione. Nel frattempo, la Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente Joe Biden e il suo team stanno monitorando da vicino gli sviluppi in Siria, mantenendo contatti con i partner regionali per valutare le possibili conseguenze geopolitiche.

Controllo delle istituzioni e liberazione dei prigionieri

Le forze ribelli hanno rapidamente preso il controllo di punti chiave della città, inclusa l'emittente radiotelevisiva pubblica e il carcere militare di Sednaya, noto come il “mattatoio umano”. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, migliaia di prigionieri politici sono stati liberati. Immagini trasmesse da media internazionali come BBC e CNN mostrano scene di giubilo nelle strade di Damasco: caroselli di moto e motorini con bandiere siriane sventolanti e spari in aria, nonostante il divieto imposto da Abu Mohammed al-Jolani, leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), la milizia ribelle che ha guidato l'offensiva finale.

Dichiarazioni dei leader e transizione politica

Il primo ministro siriano uscente, Mohammed Ghazi Jalali, si è detto pronto a collaborare con la nuova leadership, auspicando «libere elezioni affinché il popolo possa scegliere chi debba guidarlo». Jalali avrebbe già avviato contatti con al-Jolani per discutere i termini della transizione. Al-Jolani, da parte sua, ha ordinato ai suoi uomini di non interferire con le istituzioni pubbliche, che rimarranno sotto la supervisione dell'ex primo ministro fino a ulteriori disposizioni. L’esercito e le forze di sicurezza hanno intanto abbandonato posizioni strategiche, incluso l'aeroporto di Damasco.

La rapida avanzata ribelle e il ruolo internazionale

La conquista di Damasco è avvenuta dopo una rapida offensiva partita dalla regione di Idlib, al confine con la Turchia, che in soli dieci giorni ha travolto roccaforti governative come Aleppo e Hama. Nelle stesse ore, a Doha, si è tenuta una riunione tra i ministri degli Esteri di Russia, Iran e Turchia, mentre i Paesi occidentali hanno discusso a Ginevra un processo di transizione politica per evitare un collasso dello Stato siriano. Nonostante Hayat Tahrir al-Sham sia considerato un gruppo terroristico da molti Paesi occidentali, alcuni esponenti legati al movimento potrebbero partecipare ai negoziati, con l'obiettivo di rappresentare le forze che hanno rovesciato il regime di Assad.

La sorte di Assad

La sorte di Bashar al-Assad rimane incerta. Fonti internazionali suggeriscono che possa trovarsi a Teheran, pronto a negoziare un esilio sicuro, mentre altre ipotesi lo vedono rifugiato a Mosca. Nonostante le smentite ufficiali, molti osservatori concordano che il raïs abbia abbandonato la capitale.

Uno sguardo al futuro

Con la caduta di Damasco, la Siria si prepara a scrivere una nuova pagina della sua storia. Tuttavia, le incognite rimangono numerose: il rischio di ulteriori conflitti interni e la sfida della ricostruzione politica ed economica saranno al centro del dibattito internazionale nelle settimane e nei mesi a venire.

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