Il Tirreno

Grosseto

Comunità in lutto

Morto a 29 anni a calcetto, l’ultimo saluto: la compagna in lacrime stringe la foto di Matteo. Il parroco interrompe l’omelia

di Paolo Mastracca
Il 29enne scomparso, un momento del funerale e lo striscione (foto di Enzo Russo)
Il 29enne scomparso, un momento del funerale e lo striscione (foto di Enzo Russo)

Porto Ercole, tantissime persone e chiesa gremita ai funerali: al balcone di una casa appeso lo striscione con un messaggio speciale

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PORTO ERCOLE. Un saluto commosso, un addio struggente, una presenza talmente numerosa che definire genericamente con l’indicazione di tantissime persone presenti non renderebbe l’idea perché al funerale di Matteo Legler c’erano tutti, veramente tutti.

Chiesa gremita

C’era il sindaco del suo Comune, il Comune di Monte Argentario, Arturo Cerulli presente come primo cittadino per testimoniare in maniera evidente che questo dramma tocca ogni singola persona, è un dramma collettivo. C’erano i suoi amici, c’era l’intera squadra del Porto Ercole in divisa ufficiale, c’era chi lo conosceva di vista, c’era chi ha voluto portare il proprio saluto e il proprio cordoglio, c’era chi si è immedesimato nel tremendo dolore della sua famiglia, c’era chiunque non è potuto rimanere insensibile a questa tragedia.

La tragedia

La morte repentina e precoce di Matteo Legler, colpito da malore prima di una partita di calcio a 8 che doveva essere disputata sul campo di via Adda a Grosseto, ha lasciato tutti sconvolti: la chiesa di Porto Ercole non ha potuto accogliere tutti coloro che avrebbero voluto entrare, era gremita all’inverosimile e fuori sul sagrato c’era una folla sterminata. Tutti in silenzio, il cordoglio era generale e l’emozione si avvertiva nitidamente negli occhi lucidi e nei volti smarriti. A un balcone era stato appeso lo striscione con la scritta “Matteo sempre con noi”, una frase che sembrava quasi implorare di non portarlo via, perché questo strazio non era sopportabile.

Da mercoledì sera, quando è avvenuta la tragedia, su Porto Ercole è come se fosse scesa una cappa di dolore che stringe il cuore di tutti. Quando Matteo è stato portato all’obitorio di Orbetello c’era una folla ad attenderlo e nelle ore seguenti prima del funerale c’è stata una presenza costante e continua di persone che hanno voluto rendere omaggio lui e tentare di alleviare il dolore immenso di una famiglia che anche in questa prova terribile ha mostrato una dignità encomiabile.

Le lacrime

In chiesa il parroco don Adorno Della Monaca era provatissimo al punto di non essere riuscito a fare l’omelia e quindi ha chiesto al padre passionista Salvatore di leggere al suo posto lo scritto che aveva preparato. L’omelia è iniziata citando Vincenzo, il padre di Matteo: «Innanzi tutto mi rivolgo a te Vincenzo, e a tutta la tua famiglia, per esprimere il senso del cordoglio e la vicinanza di tutta la nostra comunità. Certamente l’affetto per Matteo, e anche l’affetto per voi, rende più difficile questo momento drammaticamente complicato da tanti elementi che tutti conoscete e che non c’è bisogno che io ricordi adesso, perché, come capite, la particolare situazione di oggi impone a me e a tutti un profilo di grande sobrietà ed equilibrio».

A questo punto l’omelia di don Adorno ha posto la domanda su cui tutti si interrogano: «Ma perché oggi io sono qui? Per salutare e rendere omaggio a Matteo, è la risposta forse più ovvia. Per stare vicino alla sua famiglia, è la risposta più normale. Ma perché oggi sono proprio qui, in chiesa, nella casa di Dio? Ognuno deve guardarsi dentro e cercare dentro di sé la risposta difficile da esternare agli altri, la risposta che ti tieni volentieri solo per te, la risposta che ti porti dentro di te anche perché sai che se la dici la sciupi». L’omelia di don Adorno è stata toccante perché ciò che ha scritto ma non è riuscito a leggere per la troppa commozione, e ha coinvolto tutti; ne riportiamo qualche altra significativo passaggio: «Questo è il luogo dove la gioia e anche la sofferenza diventano un grido, sei qui perché in fondo in fondo sei credente e vuoi dire al Signore che ora deve accogliere Matteo tra le sue braccia».

Poi il ricordo personale di Matteo da parte del parroco: «Lo abbiamo visto crescere come un ragazzo serio, in una famiglia splendida, in un paese che gli ha voluto bene ed oggi questo è evidente ed a cui lui ha voluto molto bene. Lo abbiamo visto sempre presente nel palio, sempre attivo nella Festa dei Pirati, protagonista nella squadra di calcio del Porto Ercole, e lo abbiamo visto nei panni del lebbroso nel presepe vivente. Lo abbiamo visto come uno di noi, semplice, volenteroso e caparbio. Lo abbiamo visto come dovremmo essere anche noi, perché la vita ci è data per essere impegnata bene e per essere spesa per gli altri. Grazie Matteo per essere stato questo, un bell’esempio che oggi tocca a noi imitare».

Le campane

Al termine della funzione religiosa, don Adorno si è sforzato di parlare non riuscendo a trattenere le lacrime e rivolgendosi alla signora Patrizia, la mamma di Matteo, ha ricordato che fra un mese e mezzo nascerà Gioele, il figlio di Matteo, e a Porto Ercole è tradizione che ogni volta che nasce un bambino la campana suoni a festa: «Patrizia, quando mi hai buttato giù dal letto l’altra notte mi hai chiesto, fra le lacrime mie e tue, di suonare per Matteo una campana che non avrei voluto suonare. Quando fra un mese e mezzo mi chiamerai di nuovo, sarà ancora Matteo a farmi suonare un’altra campana molto diversa nel suono. Quel giorno, per Gioele, le campane a Porto Ercole le stroncheremo da quanto suoneranno».

La compagna

All’uscita dalla chiesa Matteo è stato portato a spalla fino al cimitero dai giocatori del Porto Ercole mentre la sua compagna Ginevra stringeva la foto di Matteo al cuore e Matteo Legler sarà per sempre nel cuore di ognuno di noi.

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