Il Tirreno

Grosseto

Il risarcimento

Grosseto, dipendente Enel morì nella voragine sull’Albegna: un milione di euro per i familiari

di Matteo Scardigli

	Antonella Vanni e la voragine che si aprì sul ponte sull'Albegna
Antonella Vanni e la voragine che si aprì sul ponte sull'Albegna

Risarcimento della Provincia a figlia, compagno e madre di Antonella Vanni, responsabile del personale della centrale di Larderello che morì a 48 anni nel crollo del ponte durante l'alluvione del 2012

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GROSSETO. Tre assoluzioni e una condanna, poi a gennaio la prima sentenza civile che stabilì un risarcimento per gli eredi di Antonella Vanni, 48enne dipendente Enel a Larderello che morì insieme ai colleghi Paolo Bardelloni (59 anni, di Massa Marittima) e Maurizio Stella (47 anni, di Follonica) nel crollo del ponte sull’Albegna, lungo la strada provinciale Sant’Andrea. E ora la delibera di palazzo Aldobrandeschi.

Il 12 novembre 2012 un’alluvione devastò Albinia e il territorio della Maremma. Ingenti i danni e sei le vittime, tra cui Sirghi Georgeta, Giovanni Serrati e Lina Balocchi. Vanni, diplomata in ragioneria, era stata assunta 16 anni prima da Enel, fino a diventare responsabile del personale della centrale di Larderello di Enel Green Power, dove lavorava insieme alle altre due vittime. A Roma, per partecipare a un corso, era andata in treno ma per tornare a casa aveva chiesto un passaggio ai colleghi ed era salita con loro sull’auto aziendale: la Punto precipitata nella voragine.

I legali dei suoi di Vanni avevano chiesto 3 milioni per la figlia oggi 24enne, 600.000 euro per il compagno Marco Risaliti e altrettanti per la madre Livia Piazzi; avevano anche richiesto il rimborso delle spese sostenute per l’accertamento tecnico preventivo instaurato ante causam, il tutto con vittoria di spese. La Provincia contestò nel merito la domanda risarcitoria e, pur negando qualsiasi forma di responsabilità a proprio carico, chiese di essere autorizzata a chiamare in causa anche la propria compagnia assicuratrice per essere garantita da quest’ultima e comunque tenuta indenne da ogni eventuale conseguenza pregiudizievole. Integrato il contraddittorio anche con la compagnìa, che fin da subito aveva eccepito l’inoperatività della copertura assicurativa invocata dall’ente, la causa civile era stata istruita anche mediante acquisizione del fascicolo del procedimento di accertamento tecnico preventivo ed espletamento di consulenza tecnica d’ufficio.

A promuovere la causa era stato l’avvocato Francesco Guardavaccaro, che aveva avanzato la richiesta di risarcimento già nel gennaio 2013; a cui era seguito il ricorso per un accertamento tecnico preventivo, con nomina di un consulente. Successivamente la giunta autorizzò il presidente Francesco Limatola a costituirsi in giudizio proprio per l’accertamento. Nel frattempo era stato avviato l’iter per la verifica della copertura assicurativa di palazzo Aldobrandeschi, con la compagnia Qbe; e la giunta aveva affidato agli avvocati Luciano Giorgi e Lucia Capaccioli l’incarico di tutelare gli interessi dell’ente già nella prima fase di accertamento.

Il tribunale di Grosseto, con il provvedimento di gennaio e in accoglimento della domanda formulata da palazzo Aldobrandeschi, obbligò l’assicuratore a tenere indenne la Provincia «per ogni somma che la stessa sarà tenuta a pagare in conseguenza della presente sentenza, al netto della franchigia di 5.000 euro che dovrà rimanere a carico della Provincia». La compagnia aveva fatto appello, ma nel frattempo i ricorrenti avevano “forzato la mano” all’ente.

E così, pochi giorni fa, la Provincia ha deliberato di effettuare il pagamento: 1.043.611,45 euro (come da conteggio in atti d’ufficio), che l’assicurazione dovrà rifondere all’ente nel caso in cui perda l’appello. 


 

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