Il Tirreno

Grosseto

Il personaggio

Lucio Corsi, nella vita del menestrello di Vetulonia: dove è cresciuto, il primo disco e chi sono i suoi grandi amici

di Sara Venchiarutti

	Lucio Corsi e i suoi amici di una vita
Lucio Corsi e i suoi amici di una vita

Sanremo 2025: in tanti a fare il tifo davanti al maxischermo alla Palomar. Emozione per “Volevo essere un duro”: «È stato bravo»

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GROSSETO. Il conto alla rovescia era simile a quello che si fa a Capodanno, solo che stavolta non s’aspettava un momento, ma una persona, Lucio Corsi. Fuori la serata è uggiosa, piove pure un po’. La porta si apre e dentro luci, tavoli e bicchieri scintillanti di vino e tè scrollano subito di dosso il freddo e l’aria un po’ cupa d’inverno.

Prima si cantava, si ballava davanti al maxi schermo allestito per l’occasione alla libreria Palomar in piazza Dante. Poi qualcuno ha detto «dai, è mezzanotte e un minuto», mentre sui volti dei vicini notava i primi, tenui segnali della stanchezza (alla fine è pur sempre un martedì di febbraio in mezzo alla settimana).

Tutti però hanno capito: manca poco alla prima esibizione di Lucio Corsi a Sanremo. Qualcosa nell’atmosfera è cambiato. La tensione dell’attesa. E alla fine a nessuno importava più dei problemi, che il giorno dopo fosse un mercoledì, il fine settimana ancora lontano, la mattinata di lavoro. Quando il maremmano Corsi è stato annunciato da Carlo Conti era chiaro che ne valeva la pena, anche se nessuno, tra chi s’è dato appuntamento alla Palomar proprio per condividere quel momento, in realtà lo aveva mai dubitato. «Ci siamo», annuncia uno degli spettatori. C’erano gli amici di una vita, che hanno fatto tavolo in prima fila, proprio davanti allo schermo, i colleghi musicisti, conoscenti, maremmani come lui. Ed eccolo lì, un po’ Zero, un po’ Bowie, nel fiore dei suoi trent’anni – è del 1993 – con la telecamera che lo inquadra nientemeno che sul palco di Sanremo. «Sono abituato a vederlo sul palco, ma fa abbastanza impressione», commenta Giulio. Lui e Lucio sono amici da quando avevano 14 anni. «Ne è passato di tempo», ammette con un sorriso. In diversi hanno scelto di venire lì per sostenere Lucio. Esplodono le grida di incitamento, come se il cantautore fosse lì, a pochi passi, pronto a sorridere commosso per il tifo fatto dalla sua città.

Poi scende il silenzio. Il menestrello di Vetulonia ha fatto la sua magia e “Volevo essere un duro” rapisce per un attimo il tempo. «Io sono Lucio», canta – e rivendica - alla fine. Nessuna infallibilità, solo la conquista – «quanto è duro il mondo per quelli normali» - di essere sé stessi. Ancora un momento di pausa, sospeso tra l’incanto della canzone e l’orgoglio di vedere il ragazzo che si conosce da una vita lì, sul palco più famoso d’Italia. Poi scoppiano gli applausi. «È stato bravo», commentano tutti. Bravo lo è stato davvero. Lucio Corsi – ma si saprà solo dopo – è nella top 5 dei cantanti più votati alla fine della prima serata di martedì secondo la giuria della sala stampa, Tv e web. È in buona compagnia, insieme – in ordine sparso – a Brunori Sas, Giorgia, Simone Cristicchi e Achille Lauro. Certo, Sanremo è sempre Sanremo, ma «secondo me – commenta l’amico, Giulio – Lucio è consapevole della scelta artistica fatta, del suo percorso. Sanremo o no, quello che farà è suonare come ha sempre voluto, soprattutto dal vivo, che è ciò che gli piace di più. Non lo userà come trampolino o come l’occasione che molti aspettano, perché ha già una consapevolezza tutta sua».

Il suo percorso è nato lì, nelle campagne della Maremma. E infatti il primo disco - Bestiario musicale - è dedicato proprio alla fauna della sua terra, dal cinghiale all’upupa e la volpe. E ora è fuori anche “Volevo essere un duro”, il brano appunto in gara per la prima volta alla 75° edizione Festival di Sanremo, scritto e composto da Corti insieme a Tommaso Ottomano, originario di Porto Ercole. Questa prima esibizione sul palco dell’Ariston arriva dopo l’annuncio dell’omonimo nuovo album, in uscita il 21 marzo. Qui si parla di amicizia, di ricordi. E quindi c’è anche un po’ di Maremma.

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