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Ora c’è anche la truffa del falso primario: «Sua figlia sputa sangue». Come funziona e la telefonata da cui diffidare
Grosseto: si finge medico di malattie infettive, ma l’anziano non ci cade grazie a un dettaglio che conosce
GROSSETO. «Sua figlia sta malissimo in ospedale, sta vomitando sangue», dice il truffatore per telefono a una famiglia di Grosseto, spacciandosi per un primario ospedaliero e tirando in ballo un fantomatico virus centro africano. L’obiettivo è quello di farsi consegnare soldi per comprare un farmaco potente e costoso con cui curare la figlia, ma ovviamente è una menzogna: l’ennesima strategia truffaldina messa in atto dai malviventi.
Vittima un’anziana coppia che abita nella zona del quartiere Europa; è la figlia – una 45enne professionista grossetana – a raccontare tutto al Tirreno chiedendo di restare anonima. Tra l’altro è la terza volta in pochi mesi che la stessa famiglia finisce nel mirino “telefonico” dei criminali, ma in tutte e tre le volte la truffa non è andata a segno grazie alla prontezza d’animo dell’anziano che ha smascherato i malviventi.
Il virus africano
Il fatto succede alcuni giorni fa quando, poco dopo le 12, a casa della coppia squilla il telefono e risponde la moglie. All’altro capo c’è un uomo che le dice: «Sua figlia sta vomitando sangue». Le fa capire che la ragazza (chiamata con il suo nome vero) è in ospedale, ed è grave. La donna si agita e inizia a disperarsi, tanto più che le viene fatta ascoltare la presunta voce della figlia che piange, dice di stare male e perdere copiosamente sangue dalla bocca. «Mamma, sono in ospedale, aiutami». Implora sua madre di soccorrerla. Il marito, in taverna al piano di sotto, sente la voce affranta e sale trovando la consorte in salotto, in lacrime. La donna sta persino per vestirsi e andare in ospedale, ma il marito la frena e afferra il telefono. Si mette lui a parlare con la voce maschile, che conferma la versione data alla donna. La figlia avrebbe un’emorragia di sangue dalla bocca dopo aver contratto un virus del centro Africa. Il marito al suo interlocutore: «Ma chi parla?». E l’uomo risponde di essere il primario di Malattie infettive.
La primaria è una donna
Peccato che a Grosseto la primaria della U.O. Malattie infetive e tropicali dell’ospedale Misericordia sia una donna. Difatti a quel punto il quadro si fa più chiaro: l’anziano capisce che è una truffa giacché – risponde al malvivente – «io conosco bene la primaria che è Cesira Nen…».
Non fa in tempo a pronunciare per esteso il nome della professionista primaria dell’Asl che il truffatore – sentendosi scoperto – riabbassa il telefono in fretta e furia, non perfezionando il raggiro. Il passo successivo sarebbe stato certamente quello di chiedere soldi per curare la figlia, come già successo in casi simili in altre parti d’Italia. È la terza volta che la famiglia ha ricevuto telefonate truffaldine; nelle prime due (a distanza di circa 15 giorni l’una dall’altra) c’era stato un copione diverso. Non il falso medico ma il falso carabiniere.
Il falso maresciallo
Nel primo caso: «Buongiorno, sono il maresciallo di Grosseto, suo figlio Stefano ha avuto un incidente». Aveva risposto sempre la donna: il falso militare le aveva detto che il figlio (chiamandolo anche in questo con il nome corretto) aveva causato un sinistro a un’altra persona e lei (la madre) avrebbe dovuto versare soldi per evitargli il carcere. La signora era andata nel panico, il marito anche in quel caso era intervenuto e fiutando il raggiro aveva riabbassato il telefono. Un paio di settimane dopo la stessa famiglia riceveva una seconda telefonata con le stesse modalità. Stavolta rispondeva direttamente il capofamiglia, che al fisso sentiva proferire la stessa frase. «Buongiorno, sono il maresciallo XX, suo figlio Stefano ha avuto un incidente». Al che l’anziano anche stavolta (anzi a maggior ragione) non ci era caduto e anzi, aveva risposto sornione beffandosi del truffatore. «Un altro incidente? Certo che è sfortunato questo figliolo!». E aveva riabbassato, pure con una certa lena il telefono in faccia al malvivente.
È passato un mese da quest’ultima telefonata ed ora eccone una terza, quella del falso primario e del falso virus. Per tre volte la stessa famiglia è stata presa di mira. «Per fortuna in nessun caso è andata in porto, ma quel che è successo colpisce e inquieta - racconta la figlia - Ho chiesto ai miei genitori di stare sempre più attenti».
A giugno di quest’anno, un caso analogo a quello del falso primario era accaduto a Fano, nelle Marche. «Sua figlia ha un contratto un pericoloso virus dalla Spagna. Ha perso sangue dalla bocca, ha la maschera dell’ossigeno. Per salvarle la vita occorre iniettarle un farmaco svizzero molto costoso. Servono 18mila euro». A terrorizzare un’ottantenne fanese era stato un falso medico e in quel caso i soldi erano stati consegnati ma il bottino è stato poi recuperato dalle forze dell’ordine. Altri casi gemelli e recentissimi sono stati segnalati a Milano e Cesena. E stavolta a Grosseto.
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