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Il caso

Porticciolo di Talamone, Unimpresa torna all’attacco: cosa è successo e i motivi

di Maurizio Campogiani

	Uno scorcio del porto a Talamone (foto Enzo Russo)
Uno scorcio del porto a Talamone (foto Enzo Russo)

La presidente Giovanna Ferrara chiede direttamente un intervento della Regione Toscana

11 settembre 2024
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ORBETELLO. Si torna nuovamente a parlare della possibile trasformazione del porticciolo di Talamone, iniziativa assunta dal Comune di Orbetello che trova però l’opposizione di un Comitato (“Salviamo Talamone”) che si è appositamente costituito e, soprattutto, quella della presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. Proprio Giovanna Ferrara, che aveva fatto “esplodere” il caso all’inizio del mese, torna sulla questione chiedendo direttamente l’intervento del presidente della Regione Toscana.

L’appello

«Giani – sostiene – deve tempestivamente ripensare l’attuale piano regolatore dei porti, alla luce del decreto del Governo che ha deciso di prorogare al 30 settembre 2027 le attuali concessioni demaniali marittime e balneari, che precedentemente erano in scadenza il prossimo 31 dicembre. In alcune amministrazioni territoriali toscane sono stati avviati progetti di riqualificazione e trasformazione che andrebbero valutati ancora a fondo. Ci riferiamo, in particolare, alla anomala situazione che si è creata nel Comune di Orbetello: nel corso del mese di agosto è stato approvato, con tempistiche e modalità discutibili, un bando per la trasformazione dell’approdo di Talamone, cittadina in provincia di Grosseto, in porto turistico. La regione Toscana farebbe bene a intervenire e fermare senza indugi questa procedura».

Il tema

«La questione per la darsena talamonese – aggiunge la presidente di Unimpresa – contiene elementi di forte criticità che abbiamo già sottolineato, ai quali se ne aggiunge un altro. Nell’ambito della procedura, così come appare sul sito internet del Comune, 14 tavole su 18 della documentazione presentata dalla Società Porto Turistico di Talamone sono state secretate e non sono pubbliche. Vuol dire che il 78% degli atti relativi al progetto non possono essere visionati e analizzati: ragion per cui appare quantomeno macchinoso, per chi volesse avanzare contestazioni e suggerimenti oppure presentare una proposta alternativa, avere un quadro chiaro e completo. Una scelta che il Comune dovrebbe chiarire quanto prima soprattutto per evitare che si possano alimentare sospetti sulla poca trasparenza».

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