Cecina, posidonia per arginare l'erosione: sarà usata anche per il Tombolo Sud – Come funziona la sperimentazione
Le sperimentazioni sugli arenili presentate a tecnici e amministratori. Ispra ha lavorato a un progetto sulla gestione dei depositi di biomassa vegetale che rientra in Green community
CECINA. Posidonia, rifiuto o risorsa? Per i comuni costieri proprio dalla posidonia potrebbe arrivare un aiuto concreto per difendersi dall’erosione. Sono stati presentati a amministratori e tecnici i risultati conclusivi dello studio condotto da Ispra (Centro nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera la climatologia marina e l’oceanografia operativa) sulla gestione sostenibile dei depositi di biomassa vegetale sugli arenili che rientra tra i 16 interventi del Progetto Green Community Costa degli Etruschi finanziato dall'Unione Europea NextGenerationEu nell'Ambito del Pnrr Green Communities.
Il seminario finale aveva l'obiettivo di informare gli amministratori della Comunità d'Ambito Costa degli Etruschi sulle attività del progetto e formare i tecnici delle amministrazioni per l'acquisizione e la gestione dei dati. Ai Comuni sono stati quindi consegnati dei database che potranno essere implementati e utilizzati per la gestione della posidonia. Ma soprattutto sono emerse possibili sperimentazioni per proteggere anche il Tombolo Sud di Cecina dall’erosione. «Nell’incontro tecnico con i partner del progetto ci sono stati illustrati i risultati dei monitoraggi fatti sui due Tomboli», spiega il vicesindaco e assessore all’Ambiente Alessandro Bechini.
Cecina è uno dei siti studiati insieme a San Vincenzo e Rosignano, e dalla condivisione di buone pratiche e sistemi di gestione è emersa una possibilità: quella di utilizzare la posidonia che in gran quantità si “spiaggia” alle Gorette per creare delle dune a protezione dell’arenile anche a sud di Marina, come già è stato fatto negli ultimi anni nel Tombolo Nord, al fine di costituire un cordone dunale per evitare che il mare si mangi ulteriormente la pineta. I rilievi fatti con drone e a terra, in diversi periodi dell’anno, tenendo conto anche delle procedure di gestione dei singoli Comuni, sono stati inseriti in una banca dati georeferenziata per comprendere meglio la portata della problematica e costituiranno una base solida per tentare di andare a cogliere opportunità offerte da bandi".
Due i temi cardine quando si parla di posidonia. Da una parte l’erosione del Tombolo Sud che, secondo uno studio dell’Università di Firenze, dal 1938 al 1981 ha perso 80 metri di arenile, pari a 11,5 ettari, un’enormità. Dall’altra la questione della gestione della posidonia spiaggiata alle Gorette. Le “banquette” contribuiscono a proteggere l’arenile, soprattutto nel periodo invernale quando la frequenza e la forza delle mareggiate sono maggiori. Ma una volta arrivata la stagione estiva la posidonia diventa un problema ‘di immagine’, percepita come segno di sporcizia della spiaggia da molti bagnanti e non come conseguenza della naturalezza e salubrità della costa. «La posidonia rappresenta una risorsa se utilizzata nel modo corretto e il progetto che ci ha visto coinvolti lo conferma».
Diverse sono le modalità di gestione utilizzate dai vari Comuni: c’è chi la interra e chi, come a Cecina, la utilizza per creare dune artificiali a protezione della spiaggia e della pineta. Alle Gorette ne sono un esempio la duna a sud dell’Ippocampo, di fronte all’ex villaggio dei francesi, e quella a nord di Spot one. L’Università di Pisa, nell’ambito del progetto europeo Ammirare, per la rinaturalizzazione delle dune ha piantumato con essenze arboree arbustive tipiche quello che erano un deposito, con l’obiettivo di trasformarlo in una duna a protezione della pineta. Perchè allora non farlo anche al Tombolo Sud? «Qui non abbiamo depositi di posidonia. E la normativa stabilisce dei limiti per quanto riguarda il suo spostamento», spiega Bechini. In pratica una volta messa “su strada” diventa rifiuto e non può essere ricollocata sulla spiaggia ma deve essere conferita in discarica con tutto ciò che ne consegue, costi e perdita di risorsa naturale. Dal confronto con i soggetti coinvolti nella realizzazione di questo studio è emersa la possibilità di sviluppare un progetto che invece ci consenta di utilizzare la posidonia anche per il Tombolo Sud. Questo rappresenterebbe una risposta ambientalmente ed economicamente sostenibile che intendiamo approfondire, anche cogliendo ulteriori opportunità offerte dai progetti europei e regionali di difesa della costa».
