Il Tirreno

Il caso

Scoppia la lite durante il funerale tra parenti del defunto e parroco. La frase che scatena il caos

di Claudia Guarino

	Una celebrazione del parroco nella chiesa Sant’Andrea Apostolo di Castiglioncello (Foto dal sito della chiesa)
Una celebrazione del parroco nella chiesa Sant’Andrea Apostolo di Castiglioncello (Foto dal sito della chiesa)

Succede a Castiglioncello. Il prete: «Non lo conoscevo». Loro: «La sua è stata una mancanza di rispetto»

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CASTIGLIONCELLO. Il parroco apre l’omelia dicendo di non sapere chi è il defunto, dato che i familiari non sono andati da lui prima del funerale. I parenti non la prendono bene ed ecco che, in dieci secondi, in chiesa scoppia il caos. C’è chi si alza e chi se ne va. Chi lancia frecciatine e chi borbotta. Il prete, a quel punto, decide di interrompe la funzione. E qualcuno gli grida: «Che dobbiamo fare, padre? Dobbiamo dire messa per conto nostro?». Alla fine la cerimonia viene portata a termine, ma la tensione si trascina anche in canonica. E se i parenti del defunto sostengono che ci sia stata «una grave mancanza di rispetto da parte del parroco» lui si difende sostenendo «di non aver voluto offendere nessuno, forse mi sono espresso male». Ma andiamo con ordine.

L’omelia

Ieri nella chiesa di Castiglioncello si celebrava il funerale di Bruno Lami, con messa officiata da don Marcelo Lavin. «Il prete – racconta Erika Piccinetti, una parente del defunto – ha esordito sottolineando che non sapeva cosa raccontare dato che non conosceva il defunto. Poi dal pulpito si è rivolto ai familiari dicendo loro che sarebbero dovuti andare da lui prima della funzione». I parenti non hanno preso bene una simile frase «anche perché il parroco ha continuato su questa linea per parecchio tempo».

«Senza rispetto»

Quindi c’è chi ha deciso di uscire dalla chiesa, come la figlia del defunto, «a cui il prete ha detto che non avrebbe dovuto permettersi di avere questo comportamento dato lui non è una macchina da sacramenti». A quel punto i presenti sono insorti «chiedendo al parroco se pensava di concludere la funzione o se avremmo dovuto fare da soli. È stata una scena assurda. E questo è un episodio che consideriamo gravissimo».

«Non volevo offendere»

Don Marcelo Lavin, da parte sua, si difende sottolineando che «per fare un’omelia, che io normalmente personalizzo, qualche notizia sul defunto devo averla. Nel caso specifico, non conoscevo la persona, che non frequentava la parrocchia, e ho aspettato invano fino all’ultimo che qualche familiare venisse in sacrestia per parlarmi di lui». Ecco, dunque, la frase pronunciata dal pulpito. «Ho detto: Che devo raccontare, se non so nulla? Forse mi sono espresso male, ma non volevo offendere nessuno. Accogliamo tutti qui, anche chi non frequenta la parrocchia. Forse loro avevano un’aspettativa diversa, ma sarei andato avanti. Infatti se la gente non si fosse alzata iniziando a gridarmi contro avrei continuato». Ma alla fine, la celebrazione c’è stata o no? «Abbiamo continuato il rito funebre con molta tensione». Che, a quanto pare, si è trascinata anche in sacrestia, con una discussione accesa tra il parroco e una parente del defunto. «Mi hanno insultato ma non farò nulla, capisco che quello era per loro un momento di dolore».


 

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